Parlare dell’isola d’Elba significa ancora oggi – a più di trent’anni dalla chiusura definitiva delle miniere di ferro nel 1981 – rievocare un mondo minerario e siderurgico che ebbe un grande rilievo nell’economia e nella società dell’isola, o almeno della sua parte orientale, e che tuttora ne costituisce un aspetto fortemente identitario. Per quanto si trattasse di giacimenti di media entità, in nessun modo paragonabili alle risorse ferrifere disponibili ad altre nazioni europee, le miniere di Rio (e quelle di Vigneria, Rialbano, Terranera, Calamita) ebbero un ruolo centrale nella discussione sul futuro siderurgico dell’Italia postunitaria fino all’esperienza dell’autarchia. Questa prospettiva, se, da una parte, ha mantenuto vivo l’interesse anche sulle precedenti epoche di coltivazione mineraria dell’isola, dall’altra ha proiettato nel passato, anche remoto, problematiche e aspettative proprie dell’età moderna. In altre parole, una valutazione oggettiva dei tempi, dei modi, delle dimensioni, degli attori dello sfruttamento delle risorse minerarie dell’Elba nell’antichità deve necessariamente svincolarsi dalle suggestioni del passato più recente. Limitandoci al minerale ferroso (gli affioramenti di rame dell’isola pongono infatti problemi di diverso ordine), la gestione antica dei giacimenti di Rio – gli unici in produzione fino all’età moderna – può aver conosciuto variazioni anche radicali nelle modalità operative e nei livelli di produzione, con conseguente diverso impatto sull’ambiente e sulle comunità locali (isolane e populoniesi) e con diverse ricadute in un areale più ampio, comprendente almeno il Tirreno. Individuare fin dove sia giunto il ferro elbano (come minerale, come semilavorato o manufatto) permetterà di gettare nuova luce su dinamiche interstatali (in primis i rapporti tra Populonia e Siracusa nel corso del V e del IV sec. a.C.) in cui il controllo della risorsa ferrifera avrebbe rivestito un ruolo importante se non primario. Un’indagine di questo tipo necessita del contributo parallelo di competenze diverse (storiche, archeologiche, topografiche, geologiche, mineralogiche per citare solo le principali). Queste si sono incontrate nel gruppo di ricerca Aithale, formalizzatosi in convenzione nel 2010 tra le Università di Firenze e Siena, la Scuola Normale Superiore di Pisa, il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il contributo del Sistema dei Civici Musei Archeologici dell’Isola d’Elba. Nel presente lavoro si delineano alcuni dei risultati sin qui conseguiti nell’ambito del Progetto Aithale. Nell’ambito del progetto Aithale è stato quindi avviato, mediante un dottorato di ricerca, un censimento sistematico della documentazione archeologica elbana edita e inedita. In particolare sono stati documentati tutti i reperti temporaneamente custoditi dall’ispettore onorario per l’isola d’Elba Sig. Gino Brambilla. Queste ed altre informazioni di carattere archeologico sono poi confluite in un GIS, che verrà implementato con le informazioni geologiche e archeometriche relative alle risorse minerarie sfruttate in antico (rame e ferro). Sono stati inoltre effettuati numerosi studi su specifici siti di produzione metallurgica di età romana, in particolare sugli accumuli di scorie di San Giovanni (Portoferraio), Magazzini - Tenuta la Chiusa (Portoferraio) e l’accumulo di epoca medievale di Monte Strega (Rio nell’Elba). Vengono infine presentati i primi risultati della prima campagna sistematica di scavi condotta dal gruppo Aithale dal 17 settembre al 6 ottobre 2012 in località San Giovanni (Portoferraio, Isola d’Elba), sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

Aithale. Ricerche e scavi all’isola d’Elba. Produzione siderurgica e territorio insulare nell’antichità / Lorella Alderighi; Marco Benvenuti; Franco Cambi; Laura Chiarantini; Caterina X.H. Chiesa; Alessandro Corretti; Andrea Dini; Marco Firmati; Laura Pagliantini; Claudia Principe; Luisa Quaglia; Luisa Zito. - In: ANNALI DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA. CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA. - ISSN 0392-095X. - STAMPA. - 5:(2013), pp. 169-188.

Aithale. Ricerche e scavi all’isola d’Elba. Produzione siderurgica e territorio insulare nell’antichità

BENVENUTI, MARCO;CHIARANTINI, LAURA;
2013

Abstract

Parlare dell’isola d’Elba significa ancora oggi – a più di trent’anni dalla chiusura definitiva delle miniere di ferro nel 1981 – rievocare un mondo minerario e siderurgico che ebbe un grande rilievo nell’economia e nella società dell’isola, o almeno della sua parte orientale, e che tuttora ne costituisce un aspetto fortemente identitario. Per quanto si trattasse di giacimenti di media entità, in nessun modo paragonabili alle risorse ferrifere disponibili ad altre nazioni europee, le miniere di Rio (e quelle di Vigneria, Rialbano, Terranera, Calamita) ebbero un ruolo centrale nella discussione sul futuro siderurgico dell’Italia postunitaria fino all’esperienza dell’autarchia. Questa prospettiva, se, da una parte, ha mantenuto vivo l’interesse anche sulle precedenti epoche di coltivazione mineraria dell’isola, dall’altra ha proiettato nel passato, anche remoto, problematiche e aspettative proprie dell’età moderna. In altre parole, una valutazione oggettiva dei tempi, dei modi, delle dimensioni, degli attori dello sfruttamento delle risorse minerarie dell’Elba nell’antichità deve necessariamente svincolarsi dalle suggestioni del passato più recente. Limitandoci al minerale ferroso (gli affioramenti di rame dell’isola pongono infatti problemi di diverso ordine), la gestione antica dei giacimenti di Rio – gli unici in produzione fino all’età moderna – può aver conosciuto variazioni anche radicali nelle modalità operative e nei livelli di produzione, con conseguente diverso impatto sull’ambiente e sulle comunità locali (isolane e populoniesi) e con diverse ricadute in un areale più ampio, comprendente almeno il Tirreno. Individuare fin dove sia giunto il ferro elbano (come minerale, come semilavorato o manufatto) permetterà di gettare nuova luce su dinamiche interstatali (in primis i rapporti tra Populonia e Siracusa nel corso del V e del IV sec. a.C.) in cui il controllo della risorsa ferrifera avrebbe rivestito un ruolo importante se non primario. Un’indagine di questo tipo necessita del contributo parallelo di competenze diverse (storiche, archeologiche, topografiche, geologiche, mineralogiche per citare solo le principali). Queste si sono incontrate nel gruppo di ricerca Aithale, formalizzatosi in convenzione nel 2010 tra le Università di Firenze e Siena, la Scuola Normale Superiore di Pisa, il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il contributo del Sistema dei Civici Musei Archeologici dell’Isola d’Elba. Nel presente lavoro si delineano alcuni dei risultati sin qui conseguiti nell’ambito del Progetto Aithale. Nell’ambito del progetto Aithale è stato quindi avviato, mediante un dottorato di ricerca, un censimento sistematico della documentazione archeologica elbana edita e inedita. In particolare sono stati documentati tutti i reperti temporaneamente custoditi dall’ispettore onorario per l’isola d’Elba Sig. Gino Brambilla. Queste ed altre informazioni di carattere archeologico sono poi confluite in un GIS, che verrà implementato con le informazioni geologiche e archeometriche relative alle risorse minerarie sfruttate in antico (rame e ferro). Sono stati inoltre effettuati numerosi studi su specifici siti di produzione metallurgica di età romana, in particolare sugli accumuli di scorie di San Giovanni (Portoferraio), Magazzini - Tenuta la Chiusa (Portoferraio) e l’accumulo di epoca medievale di Monte Strega (Rio nell’Elba). Vengono infine presentati i primi risultati della prima campagna sistematica di scavi condotta dal gruppo Aithale dal 17 settembre al 6 ottobre 2012 in località San Giovanni (Portoferraio, Isola d’Elba), sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
2013
5
169
188
Lorella Alderighi; Marco Benvenuti; Franco Cambi; Laura Chiarantini; Caterina X.H. Chiesa; Alessandro Corretti; Andrea Dini; Marco Firmati; Laura Pagliantini; Claudia Principe; Luisa Quaglia; Luisa Zito
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