Il presente studio si pone l’obiettivo di indagare le caratteristiche degli adolescenti che decidono di diventare peer educators negli interventi anti-bullismo. Nello specifico si ipotizza che tale decisione possa essere influenzata dal coinvolgimento ad un qualche livello nel fenomeno del bullismo, o nel ruolo di bullo o vittima, o nel ruolo di “difensore della vittima”. Si intende, inoltre, verificare se esistono eventuali differenze di genere nei predittori. Per le analisi, 240 adolescenti (di 1°, 2° e 3° superiore) sono stati estratti in modo casuale dal più ampio campione sperimentale del progetto di ricerca-intervento Noncadiamointrappola a.s. 2011-2012 (Menesini, Nocentini, Palladino, 2012), in modo da ottenere confronti su gruppi numericamente omogenei (120 peer educators e 120 non peer). Il campione è stato sottoposto a diversi questionari: il Florence Bullying/Cyberbullying Scales (Palladino, Nocentini, Menesini, 2012) per misurare i livelli di bullismo e vittimizzazione, un item della versione italiana del PRQ (Menesini, Gini, 2000) per identificare i difensori della vittima, la versione italiana della BES (Albiero et al, 2009) per l’empatia affettiva e cognitva, e una scala messa a punto da Nocentini, Tassi e Menesini (in stampa), tratta dallo YSR di Achenbach (1991) per misurare il comportamento prosociale. Dalle analisi è emerso che mentre per i maschi la decisione di autocandidarsi come peer educator è predetta dai livelli di vittimizzazione (B=5.843**; ES=2.204), per le femmine il fattore predittivo è identificabile nella propensione ad assumere comportamenti difensivi (B=5.855*; ES=3.4).
Diventare peer educator in un intervento anti-bullismo: quali meccanismi e processi alla base di questa decisione? / Valentina Zambuto; Martina Gorini; Benedetta Emanuela Palladino. - STAMPA. - (2013), pp. 109-110. (Intervento presentato al convegno XXVI Congresso AIP Sezione Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione tenutosi a Milano nel 19-20-21 Settembre 2013).
Diventare peer educator in un intervento anti-bullismo: quali meccanismi e processi alla base di questa decisione?
ZAMBUTO, VALENTINA;PALLADINO, BENEDETTA EMANUELA
2013
Abstract
Il presente studio si pone l’obiettivo di indagare le caratteristiche degli adolescenti che decidono di diventare peer educators negli interventi anti-bullismo. Nello specifico si ipotizza che tale decisione possa essere influenzata dal coinvolgimento ad un qualche livello nel fenomeno del bullismo, o nel ruolo di bullo o vittima, o nel ruolo di “difensore della vittima”. Si intende, inoltre, verificare se esistono eventuali differenze di genere nei predittori. Per le analisi, 240 adolescenti (di 1°, 2° e 3° superiore) sono stati estratti in modo casuale dal più ampio campione sperimentale del progetto di ricerca-intervento Noncadiamointrappola a.s. 2011-2012 (Menesini, Nocentini, Palladino, 2012), in modo da ottenere confronti su gruppi numericamente omogenei (120 peer educators e 120 non peer). Il campione è stato sottoposto a diversi questionari: il Florence Bullying/Cyberbullying Scales (Palladino, Nocentini, Menesini, 2012) per misurare i livelli di bullismo e vittimizzazione, un item della versione italiana del PRQ (Menesini, Gini, 2000) per identificare i difensori della vittima, la versione italiana della BES (Albiero et al, 2009) per l’empatia affettiva e cognitva, e una scala messa a punto da Nocentini, Tassi e Menesini (in stampa), tratta dallo YSR di Achenbach (1991) per misurare il comportamento prosociale. Dalle analisi è emerso che mentre per i maschi la decisione di autocandidarsi come peer educator è predetta dai livelli di vittimizzazione (B=5.843**; ES=2.204), per le femmine il fattore predittivo è identificabile nella propensione ad assumere comportamenti difensivi (B=5.855*; ES=3.4).I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.