La sindrome di Stendhal fu proposta e analizzata per la prima volta nel 1997 dalla psichiatra fiorentina Graziella Magherini, che osservò e descrisse la comparsa di crisi psichiatriche acute e inaspettate in turisti messi al cospetto di opere d’arte. Scopo.Lo scopo di tale studio è valutare se a distanza di qualche decennio la sindrome di Stendhal abbia acquisito una validità più solida da un punto di vista scientifico. Viene valutato il rapporto tra arte e psicopatologia sia in ottica più strettamente psicoanalitica sia in ottica neurobiologica, con particolare riferimento al più recente filone della neuroestetica. Materiali e metodi.È stata effettuata una revisione aggiornata della letteratura in tal proposito, mettendo a confronto l’interpretazione psicologica con quella neurobiologica. Risultati. Sembra che particolari aree del cervello siano deputate al riconoscimento di caratteristiche significative dell’oggetto rappresentato nell’opera d’arte. Conclusioni. La sindrome di Stendhal non può essere definita una vera e propria patologia; resta comunque evidente il fatto che nel momento in cui si osserva un’opera d’arte, si verifica un’attivazione di specifiche strutture cerebrali coinvolte nella formazione del vissuto emotivo.

La sindrome di Stendhal fra psicoanalisi e neuroscienze / Claudia Innocenti; Giulia Fioravanti; Raffaello Spiti; Carlo Faravelli. - In: RIVISTA DI PSICHIATRIA. - ISSN 2038-2502. - ELETTRONICO. - 49:(2014), pp. 61-66.

La sindrome di Stendhal fra psicoanalisi e neuroscienze.

FIORAVANTI, GIULIA;FARAVELLI, CARLO
2014

Abstract

La sindrome di Stendhal fu proposta e analizzata per la prima volta nel 1997 dalla psichiatra fiorentina Graziella Magherini, che osservò e descrisse la comparsa di crisi psichiatriche acute e inaspettate in turisti messi al cospetto di opere d’arte. Scopo.Lo scopo di tale studio è valutare se a distanza di qualche decennio la sindrome di Stendhal abbia acquisito una validità più solida da un punto di vista scientifico. Viene valutato il rapporto tra arte e psicopatologia sia in ottica più strettamente psicoanalitica sia in ottica neurobiologica, con particolare riferimento al più recente filone della neuroestetica. Materiali e metodi.È stata effettuata una revisione aggiornata della letteratura in tal proposito, mettendo a confronto l’interpretazione psicologica con quella neurobiologica. Risultati. Sembra che particolari aree del cervello siano deputate al riconoscimento di caratteristiche significative dell’oggetto rappresentato nell’opera d’arte. Conclusioni. La sindrome di Stendhal non può essere definita una vera e propria patologia; resta comunque evidente il fatto che nel momento in cui si osserva un’opera d’arte, si verifica un’attivazione di specifiche strutture cerebrali coinvolte nella formazione del vissuto emotivo.
2014
49
61
66
Claudia Innocenti; Giulia Fioravanti; Raffaello Spiti; Carlo Faravelli
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