POETICA MINORE E MINIMA: MECENATE E GLI AMICI NEI SERMONES DI ORAZIO,

La presenza pervasiva di Mecenate nei Sermones di Orazio può essere considerata una verità ovvia. Eppure Mecenate è anche una specie di ‘grande assente’ dalla scena satirica oraziana: questo lavoro analizza le modalità e il significato programmatico della presenza ‘minimalista’ di Mecenate e degli amici, i poeti e gli uomini di lettere che raccomandano la sua cerchia come la più prestigiosa delle élites intellettuali. L'impressione di modestia, persino di studiata banalità che sembra caratterizzare questa presenza nei Sermones può essere ricondotta alla logica stessa della satura, genere programmaticamente minore: ma più che una poetica ‘minore’, la poetica oraziana della satira si presenta come una poetica ‘minima’, che propone (anzitutto nel confronto con il modello luciliano) una consapevole sistematica riduzione di scala. La strategia riduttiva riguarda non solo i bersagli della satira, ma anche il punto di riferimento positivo, la cerchia di Mecenate. Mecenate è fonte di indirizzi morali soprattutto per quello che riguarda il metodo di costituzione della cerchia: è uno che sa scegliere, e gli amici sono persone che meritano di essere scelte. Ma mentre in Lucilio gli amici dovevano essere ben di più che un astratto punto di riferimento, dovevano apparire come protagonisti attivi, Mecenate non esercita un ruolo di guida morale nei singoli problemi posti dalla vita sociale, né si misura mai in prima persona con il mondo dell'errore e della stoltezza. Tra gli amici di Mecenate, era invece proprio Orazio, per condizione sociale e per scelta letteraria, il candidato ideale ad essere il punto di contatto stabile tra l'elite inattingibile e la società./////////////////////The pervasive presence of Maecenas in the Sermones by Horace may be considered an obvious truth. And yet Maecenas is also a kind of ‘noticeable absence’ from the scene of Horace's satire: this study analyses the modalities and the programmatic significance of this ‘minimalist’ presence of Maecenas and his amici, the poets and men of letters that recommend his circle as the most prestigious of intellectual élites. The impression of modesty, even of studied superficiality which seems to characterise this presence in the Sermones may be traced back to the logic itself of satura, a programmatically minor genre: but more than a ‘minor’ poetics, Horace's poetics of satire presents itself as a ‘minimal’ poetics, which proposes (first of all with respect to the model of Lucullus) a consciously systematic reduction of scale. This reductive strategy regards not only the targets of his satire, but also the positive reference point, the circle of Maecenas. Maecenas is the source of moral stances, especially as regards the method of creation of the circle: he is one who knows how to choose, and his amici are people who deserve to be chosen. But whereas, in Lucilius, amici had to be much more than an abstract reference point, and had to appear as active protagonists, Maecenas does not exert a role of moral guide in the single problems raised by social life, nor does he ever measure himself in the first person with the world of error and folly. Among the amici of Maecenas, it was rather Horace, in view of his social condition and literary choice, who was the ideal candidate to be the stable point of contact between the unattainable élite and society.