Il dibattito nello scenario europeo ed arabo sull'innovazione dei sistemi scolastici, si è concentrato sulle riforme strutturali ed organizzative e sul rinnovamento dei contenuti d’insegnamento. L’innovazione scolastica dovrebbe presentarsi come un processo di adattamento interpretativo dov'è centrale la singola scuola che deve intensificare i processi di professionalizzazione del corpo docente. La capacità di migliorarsi della scuola dovrebbe partire dall'impegno degli insegnanti, supportati da contesti con leadership promozionale, decisioni partecipative, processi comunicativi aperti e risorse affidate alla gestione delle scuole. Con questa tesi si presenta un’analisi comparata tra sistemi formativi e modelli di dirigenza scolastica adottati in due contesti nazionali - Italia e Siria. Tale analisi mette in luce alcuni elementi di conoscenza circa la struttura del sistema di istruzione dei contesti esaminati, concentrandosi sul ruolo del dirigente scolastico, un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle strategie del sistema formativo. L’Italia ha formalmente optato per un sistema basato sull’autonomia delle singole scuole già dalla fine del secolo scorso (mirante a perseguire una maggiore efficacia ed efficienza organizzativa complessiva del sistema nel presidio dei processi necessari a fornire i servizi formativi), tramite la responsabilità di queste ultime e del suo personale sui risultati degli studenti, ha favorito la formazione di reti con enti locali e altre agenzie formative. Inoltre, con le sperimentazioni curricolari e l’autonomia didattica degli insegnanti è stato possibile differenziare le scuole in termini di offerta formativa. All'autonomia scolastica si è anche accompagnato il passaggio dalla precedente figura di preside e direttore didattico d’istituto, che aveva un rapporto burocratico - esecutivo con gradi più elevati della gestione del sistema formativo a quella di dirigente, responsabile della gestione pedagogica, didattica e organizzativa della scuola. Tuttavia, la gestione del personale in capo al Ministero ha avuto un effetto anestetizzante della portata della riforma dell’autonomia. La tensione innovativa e la responsabilizzazione sui risultati non si concilia facilmente con un modello ancora orientato alle procedure ed alla formalità e dove i dirigenti scolastici non dispongono di autorità decisionali per l’assunzione, il monitoraggio e l’incentivazione dei dipendenti. Con riguardo al caso della Siria, a partire dagli anni Novanta sono stati avviati percorsi concreti di politica interna volti al decentramento di funzioni in materia di educazione (miranti a coinvolgere maggiormente le istituzioni a livello locale), che però non hanno prodotto i risultati sperati. Il processo di definizione delle politiche in campo educativo resta dunque saldamente in mano allo Stato (Ministero), i Direttorati dell’Istruzione, l’asse portante dell’organizzazione periferica, hanno il compito di gestire tutte le operazioni amministrative che coinvolgono il personale scolastico e gli studenti e di garantire l’efficacia delle politiche legislative del Ministero dell’ Educazione. Il ruolo della scuola si traduce, di fatto, nella pura e semplice attuazione delle direttive emanate dal Ministero, il ruolo del capo d’istituto è essenzialmente quello di un garante dell’attuazione di scelte centralizzate. L’assetto organizzativo che voglia ricondursi unicamente ad un modello burocratico, poco incline all'innovazione, non appare più in grado di garantire una gestione di tutti i fattori che descrivono la società sempre più complessa e in trasformazione.
SISTEMI FORMATIVI E DIRIGENZA SCOLASTICA IN ITALIA E IN SIRIA / KARA MOHAMED, Razan. - (2015).
SISTEMI FORMATIVI E DIRIGENZA SCOLASTICA IN ITALIA E IN SIRIA
KARA MOHAMED, RAZAN
2015
Abstract
Il dibattito nello scenario europeo ed arabo sull'innovazione dei sistemi scolastici, si è concentrato sulle riforme strutturali ed organizzative e sul rinnovamento dei contenuti d’insegnamento. L’innovazione scolastica dovrebbe presentarsi come un processo di adattamento interpretativo dov'è centrale la singola scuola che deve intensificare i processi di professionalizzazione del corpo docente. La capacità di migliorarsi della scuola dovrebbe partire dall'impegno degli insegnanti, supportati da contesti con leadership promozionale, decisioni partecipative, processi comunicativi aperti e risorse affidate alla gestione delle scuole. Con questa tesi si presenta un’analisi comparata tra sistemi formativi e modelli di dirigenza scolastica adottati in due contesti nazionali - Italia e Siria. Tale analisi mette in luce alcuni elementi di conoscenza circa la struttura del sistema di istruzione dei contesti esaminati, concentrandosi sul ruolo del dirigente scolastico, un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle strategie del sistema formativo. L’Italia ha formalmente optato per un sistema basato sull’autonomia delle singole scuole già dalla fine del secolo scorso (mirante a perseguire una maggiore efficacia ed efficienza organizzativa complessiva del sistema nel presidio dei processi necessari a fornire i servizi formativi), tramite la responsabilità di queste ultime e del suo personale sui risultati degli studenti, ha favorito la formazione di reti con enti locali e altre agenzie formative. Inoltre, con le sperimentazioni curricolari e l’autonomia didattica degli insegnanti è stato possibile differenziare le scuole in termini di offerta formativa. All'autonomia scolastica si è anche accompagnato il passaggio dalla precedente figura di preside e direttore didattico d’istituto, che aveva un rapporto burocratico - esecutivo con gradi più elevati della gestione del sistema formativo a quella di dirigente, responsabile della gestione pedagogica, didattica e organizzativa della scuola. Tuttavia, la gestione del personale in capo al Ministero ha avuto un effetto anestetizzante della portata della riforma dell’autonomia. La tensione innovativa e la responsabilizzazione sui risultati non si concilia facilmente con un modello ancora orientato alle procedure ed alla formalità e dove i dirigenti scolastici non dispongono di autorità decisionali per l’assunzione, il monitoraggio e l’incentivazione dei dipendenti. Con riguardo al caso della Siria, a partire dagli anni Novanta sono stati avviati percorsi concreti di politica interna volti al decentramento di funzioni in materia di educazione (miranti a coinvolgere maggiormente le istituzioni a livello locale), che però non hanno prodotto i risultati sperati. Il processo di definizione delle politiche in campo educativo resta dunque saldamente in mano allo Stato (Ministero), i Direttorati dell’Istruzione, l’asse portante dell’organizzazione periferica, hanno il compito di gestire tutte le operazioni amministrative che coinvolgono il personale scolastico e gli studenti e di garantire l’efficacia delle politiche legislative del Ministero dell’ Educazione. Il ruolo della scuola si traduce, di fatto, nella pura e semplice attuazione delle direttive emanate dal Ministero, il ruolo del capo d’istituto è essenzialmente quello di un garante dell’attuazione di scelte centralizzate. L’assetto organizzativo che voglia ricondursi unicamente ad un modello burocratico, poco incline all'innovazione, non appare più in grado di garantire una gestione di tutti i fattori che descrivono la società sempre più complessa e in trasformazione.File | Dimensione | Formato | |
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