Sull’accoglienza delle relazioni e sulla loro molteplice fisicizzazione, Michelucci imposta una visione del progetto che è sicuramente tra le più innovative dell’intero Novecento. Ovvero, quel suo pensare la forma dell’architettura come un valore transitorio, mutevole e variabile, come variabili e mutevoli lo sono nel tempo le condizioni necessarie per legittimarla, rimane un fatto unico nella composizione dello spazio. Uno spazio, il suo, che plasmato dalla pulsazione vitale dei flussi della città, orientato dalle misure e dalle figure dei contesti e coerentemente indotto dalla natura dei paesaggi, appare felicemente lontano dalla ricerca di un formalismo fine a se stesso che si è quasi sempre imposto sulle altre ragioni del progetto. Da qui l’attualità di Michelucci e della sua progettualità, capace di offrire uno sguardo su quella immensa e spesso dimenticata potenzialità che l’architettura possiede nell’accogliere relazioni e nel costruire dialoghi, i quali, basandosi su un riscoperto senso del futuro possono invitarci a riflettere sulla necessità di provare a riportare l’uomo al centro dei nostri interessi.

Giovanni Michelucci Lo spazio che accoglie / Fabbrizzi, Fabio. - STAMPA. - (2015), pp. 1-200.

Giovanni Michelucci Lo spazio che accoglie

FABBRIZZI, FABIO
2015

Abstract

Sull’accoglienza delle relazioni e sulla loro molteplice fisicizzazione, Michelucci imposta una visione del progetto che è sicuramente tra le più innovative dell’intero Novecento. Ovvero, quel suo pensare la forma dell’architettura come un valore transitorio, mutevole e variabile, come variabili e mutevoli lo sono nel tempo le condizioni necessarie per legittimarla, rimane un fatto unico nella composizione dello spazio. Uno spazio, il suo, che plasmato dalla pulsazione vitale dei flussi della città, orientato dalle misure e dalle figure dei contesti e coerentemente indotto dalla natura dei paesaggi, appare felicemente lontano dalla ricerca di un formalismo fine a se stesso che si è quasi sempre imposto sulle altre ragioni del progetto. Da qui l’attualità di Michelucci e della sua progettualità, capace di offrire uno sguardo su quella immensa e spesso dimenticata potenzialità che l’architettura possiede nell’accogliere relazioni e nel costruire dialoghi, i quali, basandosi su un riscoperto senso del futuro possono invitarci a riflettere sulla necessità di provare a riportare l’uomo al centro dei nostri interessi.
2015
978-88-7970-719-0
1
200
Fabbrizzi, Fabio
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