Il bilancio consolidato, dopo anni di discussioni e, una volta diventato obbligatorio per legge, di inevitabili rinvii, diventa oggi una realtà. Dal 2015, infatti, i comuni sopra i 5.000 abitanti si trovano a dover produrre per la prima volta un documento che, seppur previsto dalla normativa societaria ormai dai primi anni ’90, ha trovato enormi resistenze in tutta la pubblica amministrazione (e che lo Stato, curiosamente, ha reso oggi un dovere per gli altri enti ma non per sé). È comprensibile che i dirigenti amministrativi dei comuni, oppressi da centinaia di adempimenti, vedano nel bilancio consolidato l’ennesima cosa da fare che non porta nessun beneficio. Una cosa che sembra complessa, per di più, perché non rientra nel consueto percorso della “contabilità utile”, ovvero di quella finanziaria (per altro anch’essa al centro di quella vera e propria rivoluzione della finanza pubblica che passa sotto il nome di “armonizzazione”). In realtà, il bilancio consolidato è un documento complesso solo in apparenza e sembra tale solo a chi non ha a mente i meccanismi, semplici e lineari, della contabilità generale. oprattutto, non fa parte degli strumenti informativi inutili. Che non sia complesso cerchiamo di dimostrarlo con questo scritto, dove si spiega che il bilancio consolidato è in realtà abbastanza immediato come logica e per niente complesso nella sua realizzazione, ovviamente a condizione che si affronti la sua implementazione con il dovuto metodo e se si conosce la logica e la meccanica della partita doppia. Partita doppia che ormai è necessario conoscere comunque, anche solo per arrivare al conto economico ed al conto del patrimonio previsti già dal d.lgs. 77 del 1995, seppure attraverso il prospetto di conciliazione. Nelle pagine che seguono, dunque, abbiamo l’ambizione di spiegare, brevemente e con semplicità, come si arriva a redigere un bilancio consolidato. E per dimostrare che per fare questo non serve chissà quale struttura finanziaria a supporto abbiamo scelto di fare non solo l’esempio di alcuni capoluoghi, bensì anche quello di un comune di poco più di 20 mila abitanti. Soprattutto, è importante sottolineare che il bilancio consolidato è uno strumento utile, e non deve essere considerato alla stregua di tanti altri adempimenti di cui non difetta, per altro, la nuova contabilità armonizzata. È utile, perché consente di dare una corretta rappresentazione del gruppo comunale. E il gruppo, oggi, è assai più significativo del comune stesso, visto che i servizi principali sono ormai esternalizzati e che quindi molti dei servizi che l’ente locale fornisce non rientrano più tra quelli prodotti in economia. È utile perché rappresenta uno strumento di accountability, o, in parole povere, è l’unico modo che il comune ha per “rendere conto” davvero del suo operato ai cittadini e per far loro capire quali e quante siano i servizi che in via diretta o indiretta dipendono dal comune stesso. È utile perché apre le porte ad una modalità di rendicontare i risultati, che più presto di quanto si immagini, verrà introdotta anche in Italia, ovvero quella propria della comunità internazionale. La Commissione Europea ed Eurostat, infatti, fanno sempre più pressione perché i principi contabili pubblici, gli Ipsas, vengano adottati anche dagli Stati membri, per tutta una seria di (ovvie) ragioni che per ora in Italia facciamo finta di ignorare. È utile, infine, perché spesso è proprio il Comune ad non conoscere fino in fondo quali siano le relazioni di gruppo ed i veri risultati raggiunti. Troppo spesso con le società si attua un miope gioco delle tre carte che serve solo a ritardare l’emersione dei problemi ampliandone però la gravità. In parte, però, vi è una semplice ignoranza dei “numeri” del gruppo, con la conseguenza che il gruppo non viene governato ma solo subito, e le società vengono viste come antagoniste e non come strumento di una politica condivisa che non può che essere guidata dalla amministrazione comunale. In sostanza il bilancio consolidato è un tassello di un sistema di governance e di accountability che non può essere sottovalutato e con cui è dovere degli amministratori, prima che dei responsabili finanziari, misurarsi. Siamo convinti che il bilancio consolidato, dunque, non sia solo un esercizio ozioso di tecnica contabile ma un ottimo strumento di gestione. Ci auguriamo, pertanto, che questo testo contribuisca a rendere comprensibili le ragioni del perché questo documento sia stato introdotto nella disciplina contabile pubblica ed aiuti a renderne chiara e semplice l’applicazione

Bilancio consolidato degli enti locali / Pozzoli, Stefano; Gori, Elena; Fissi, Silvia. - STAMPA. - (2015), pp. 1-387.

Bilancio consolidato degli enti locali

POZZOLI, STEFANO;GORI, ELENA
;
FISSI, SILVIA
2015

Abstract

Il bilancio consolidato, dopo anni di discussioni e, una volta diventato obbligatorio per legge, di inevitabili rinvii, diventa oggi una realtà. Dal 2015, infatti, i comuni sopra i 5.000 abitanti si trovano a dover produrre per la prima volta un documento che, seppur previsto dalla normativa societaria ormai dai primi anni ’90, ha trovato enormi resistenze in tutta la pubblica amministrazione (e che lo Stato, curiosamente, ha reso oggi un dovere per gli altri enti ma non per sé). È comprensibile che i dirigenti amministrativi dei comuni, oppressi da centinaia di adempimenti, vedano nel bilancio consolidato l’ennesima cosa da fare che non porta nessun beneficio. Una cosa che sembra complessa, per di più, perché non rientra nel consueto percorso della “contabilità utile”, ovvero di quella finanziaria (per altro anch’essa al centro di quella vera e propria rivoluzione della finanza pubblica che passa sotto il nome di “armonizzazione”). In realtà, il bilancio consolidato è un documento complesso solo in apparenza e sembra tale solo a chi non ha a mente i meccanismi, semplici e lineari, della contabilità generale. oprattutto, non fa parte degli strumenti informativi inutili. Che non sia complesso cerchiamo di dimostrarlo con questo scritto, dove si spiega che il bilancio consolidato è in realtà abbastanza immediato come logica e per niente complesso nella sua realizzazione, ovviamente a condizione che si affronti la sua implementazione con il dovuto metodo e se si conosce la logica e la meccanica della partita doppia. Partita doppia che ormai è necessario conoscere comunque, anche solo per arrivare al conto economico ed al conto del patrimonio previsti già dal d.lgs. 77 del 1995, seppure attraverso il prospetto di conciliazione. Nelle pagine che seguono, dunque, abbiamo l’ambizione di spiegare, brevemente e con semplicità, come si arriva a redigere un bilancio consolidato. E per dimostrare che per fare questo non serve chissà quale struttura finanziaria a supporto abbiamo scelto di fare non solo l’esempio di alcuni capoluoghi, bensì anche quello di un comune di poco più di 20 mila abitanti. Soprattutto, è importante sottolineare che il bilancio consolidato è uno strumento utile, e non deve essere considerato alla stregua di tanti altri adempimenti di cui non difetta, per altro, la nuova contabilità armonizzata. È utile, perché consente di dare una corretta rappresentazione del gruppo comunale. E il gruppo, oggi, è assai più significativo del comune stesso, visto che i servizi principali sono ormai esternalizzati e che quindi molti dei servizi che l’ente locale fornisce non rientrano più tra quelli prodotti in economia. È utile perché rappresenta uno strumento di accountability, o, in parole povere, è l’unico modo che il comune ha per “rendere conto” davvero del suo operato ai cittadini e per far loro capire quali e quante siano i servizi che in via diretta o indiretta dipendono dal comune stesso. È utile perché apre le porte ad una modalità di rendicontare i risultati, che più presto di quanto si immagini, verrà introdotta anche in Italia, ovvero quella propria della comunità internazionale. La Commissione Europea ed Eurostat, infatti, fanno sempre più pressione perché i principi contabili pubblici, gli Ipsas, vengano adottati anche dagli Stati membri, per tutta una seria di (ovvie) ragioni che per ora in Italia facciamo finta di ignorare. È utile, infine, perché spesso è proprio il Comune ad non conoscere fino in fondo quali siano le relazioni di gruppo ed i veri risultati raggiunti. Troppo spesso con le società si attua un miope gioco delle tre carte che serve solo a ritardare l’emersione dei problemi ampliandone però la gravità. In parte, però, vi è una semplice ignoranza dei “numeri” del gruppo, con la conseguenza che il gruppo non viene governato ma solo subito, e le società vengono viste come antagoniste e non come strumento di una politica condivisa che non può che essere guidata dalla amministrazione comunale. In sostanza il bilancio consolidato è un tassello di un sistema di governance e di accountability che non può essere sottovalutato e con cui è dovere degli amministratori, prima che dei responsabili finanziari, misurarsi. Siamo convinti che il bilancio consolidato, dunque, non sia solo un esercizio ozioso di tecnica contabile ma un ottimo strumento di gestione. Ci auguriamo, pertanto, che questo testo contribuisca a rendere comprensibili le ragioni del perché questo documento sia stato introdotto nella disciplina contabile pubblica ed aiuti a renderne chiara e semplice l’applicazione
2015
978-88-217-5278-0
1
387
Pozzoli, Stefano; Gori, Elena; Fissi, Silvia
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