Dalla poesia epica e lirica dell’età arcaica a Platone, da Kant a Hegel, dal materialismo dialettico ad Adorno – le varie forme che la dialettica del bello ha assunto nel corso del pensiero occidentale sembrano disegnare una costellazione che non smette di sollecitare chi la contempli, anche in prospettiva non strettamente filosofica. Ne va, ad esempio, dei paradossi e delle provocazioni dell’arte contemporanea, o del nostro controverso rapporto con l’idea di «natura». Così come ne va di mentalità e ideologie che sembrano oggi pervadere ogni aspetto del mondo globalizzato, non limitandosi a costruire le identità simboliche collettive, ma insinuandosi negli individui in modo da plasmarne in profondità le menti e i corpi. Per non rinunciare alla propria vocazione, una riflessione filosofica sul bello dovrà evitare rese frettolose, diffidando peraltro di definizioni che appaiono up-to-date e rassicuranti, ma a uno sguardo più attento si rivelano (anche) prodotto di quell’inesorabile egemonia della razionalità strumentale che proprio la considerazione della bellezza vorrebbe almeno in parte sospendere. E tuttavia: fino a che punto una filosofia del bello può essere davvero capace di sostenere questo sguardo? Pensare in modo dialettico significa imparare a soffermarsi sulle incertezze, le pieghe e le contraddizioni della tradizione da cui si proviene, per riconoscere la costitutiva, rischiosa coappartenenza di bellezza e libertà.
La questione della bellezza. Dialettica e storia di un'idea filosofica / Garelli, Gianluca. - STAMPA. - (2016), pp. I-XVIII, 1-178.
La questione della bellezza. Dialettica e storia di un'idea filosofica
GARELLI, GIANLUCA
2016
Abstract
Dalla poesia epica e lirica dell’età arcaica a Platone, da Kant a Hegel, dal materialismo dialettico ad Adorno – le varie forme che la dialettica del bello ha assunto nel corso del pensiero occidentale sembrano disegnare una costellazione che non smette di sollecitare chi la contempli, anche in prospettiva non strettamente filosofica. Ne va, ad esempio, dei paradossi e delle provocazioni dell’arte contemporanea, o del nostro controverso rapporto con l’idea di «natura». Così come ne va di mentalità e ideologie che sembrano oggi pervadere ogni aspetto del mondo globalizzato, non limitandosi a costruire le identità simboliche collettive, ma insinuandosi negli individui in modo da plasmarne in profondità le menti e i corpi. Per non rinunciare alla propria vocazione, una riflessione filosofica sul bello dovrà evitare rese frettolose, diffidando peraltro di definizioni che appaiono up-to-date e rassicuranti, ma a uno sguardo più attento si rivelano (anche) prodotto di quell’inesorabile egemonia della razionalità strumentale che proprio la considerazione della bellezza vorrebbe almeno in parte sospendere. E tuttavia: fino a che punto una filosofia del bello può essere davvero capace di sostenere questo sguardo? Pensare in modo dialettico significa imparare a soffermarsi sulle incertezze, le pieghe e le contraddizioni della tradizione da cui si proviene, per riconoscere la costitutiva, rischiosa coappartenenza di bellezza e libertà.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.