L’atteggiamento e il comportamento dal bystander costituiscono un ambito rilevante negli studi di psicologia sociale, dai lavori di Latané e Darley (1970) e, successivamente, dalle ricerche che hanno applicato – in tutto o in parte – il modello alle situazioni di violenza da parte del partner (Banyard et al., 2007; Chabot et al., 2009; Katz, 1995). Il modello però è stato applicato soprattutto a livello individuale o al contesto immediatamente vicino al bystander (Banyard, 2011), con minore attenzione all’influenza delle relazioni sociali nel determinare la possibilità/capacità di intervenire (McMahon et al., 2015). Obiettivi. Il contributo si inserisce in una più vasta ricerca finalizzata a esplorare come i giovani valutano e decodificano le possibilità di intervenire se assistono ad episodi di violenza, di diverso grado di gravità, esaminando in particolare se si verifica il fenomeno di diffusione di responsabilità e se la scelta varia in base al genere del bystander. Lo studio è stato condotto in ambiente virtuale per verificare se e in che modo tale setting potesse influire su atteggiamenti e comportamenti dei partecipanti. Metodo. La ricerca ha coinvolto 49 studenti con i quali sono stati condotti 15 online focus group. Risultati e conclusioni. L’ambiente online si conferma un setting ecologico in cui i partecipanti sembrano esprimere più esplicitamente le loro opinioni anche quando non siano socialmente desiderabili. Ad esempio sono emerse anche le loro percezioni rispetto ai possibili esiti negativi di un intervento del bystander, come l’incremento della violenza o la perdita dell’amicizia con gli attori implicati. Una differenza di genere appare chiaramente: i maschi tendono a suggerire strategie di contrasto più dirette e rischiose verso l’aggressore. In ogni caso sembrano sentirsi più sicuri nell'intervenire in gruppo piuttosto che da soli. I partecipanti di entrambi i generi suggeriscono l’attivazione di reti di supporto sociale per prevenire e/o impedire il fenomeno.
Effetto bystander in ambiente virtuale / Meringolo, P.; Guidi, E.; Guazzini, A.. - STAMPA. - (2016), pp. 68-68. (Intervento presentato al convegno XIV Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Sociale dell’AIP tenutosi a Napoli nel 22-24 Settembre 2016).
Effetto bystander in ambiente virtuale.
MERINGOLO, PATRIZIA;GUIDI, ELISA;GUAZZINI, ANDREA
2016
Abstract
L’atteggiamento e il comportamento dal bystander costituiscono un ambito rilevante negli studi di psicologia sociale, dai lavori di Latané e Darley (1970) e, successivamente, dalle ricerche che hanno applicato – in tutto o in parte – il modello alle situazioni di violenza da parte del partner (Banyard et al., 2007; Chabot et al., 2009; Katz, 1995). Il modello però è stato applicato soprattutto a livello individuale o al contesto immediatamente vicino al bystander (Banyard, 2011), con minore attenzione all’influenza delle relazioni sociali nel determinare la possibilità/capacità di intervenire (McMahon et al., 2015). Obiettivi. Il contributo si inserisce in una più vasta ricerca finalizzata a esplorare come i giovani valutano e decodificano le possibilità di intervenire se assistono ad episodi di violenza, di diverso grado di gravità, esaminando in particolare se si verifica il fenomeno di diffusione di responsabilità e se la scelta varia in base al genere del bystander. Lo studio è stato condotto in ambiente virtuale per verificare se e in che modo tale setting potesse influire su atteggiamenti e comportamenti dei partecipanti. Metodo. La ricerca ha coinvolto 49 studenti con i quali sono stati condotti 15 online focus group. Risultati e conclusioni. L’ambiente online si conferma un setting ecologico in cui i partecipanti sembrano esprimere più esplicitamente le loro opinioni anche quando non siano socialmente desiderabili. Ad esempio sono emerse anche le loro percezioni rispetto ai possibili esiti negativi di un intervento del bystander, come l’incremento della violenza o la perdita dell’amicizia con gli attori implicati. Una differenza di genere appare chiaramente: i maschi tendono a suggerire strategie di contrasto più dirette e rischiose verso l’aggressore. In ogni caso sembrano sentirsi più sicuri nell'intervenire in gruppo piuttosto che da soli. I partecipanti di entrambi i generi suggeriscono l’attivazione di reti di supporto sociale per prevenire e/o impedire il fenomeno.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.