Per affrontare lo studio della spettacolarità pratese del Settecento è necessario compiere un’indagine storico-archivistica intorno ad un argomento per molti aspetti ancora inedito. Il lavoro di ricerca documentale diventa così strutturale e imprescindibile poiché il riesamino delle fonti documentarie già edite, gli studi già compiuti, non consentono di cogliere a pieno la complessità dei principali fenomeni di carattere spettacolare della città nel XVIII secolo, sia appartenenti alla sfera laica che a quella religiosa. Il tentativo è quello di riportare alla luce la «microstoria» della più immediata periferia rispetto a Firenze, inquadrandola nella sua dipendenza e specificità rispetto al suo centro, con lo scopo approfondire il ruolo culturale e delineare la storia spettacolare di Prato in rapporto non solo a Firenze, ma anche ad un contesto più ampio. La città di Prato sarà quindi collocata in un tracciato che disegna e chiarifica il suo contributo e il suo ruolo nel transito di spettacolo che s’irradia dai centri della vita culturale italiana verso la periferie, sia in un ambito italiano che in un contesto di respiro europeo. La necessità di circoscrivere la ricerca entro estesi estremi temporali, corrispondenti all’intero XVIII secolo, per cogliere in un unico sguardo complessivo i fenomeni, i processi in atto di un secolo di grandi trasformazioni, verso la nascita di una moderna industria dello spettacolo, è la ragione di uno scavo archivistico compiuto su un’unica serie documentale, organicamente costituita che potesse attraversare lo stesso secolo. La scelta ricade su una fonte di carattere ufficiale, la serie dei Diurni di cancelleria della città, conservata presso l’Archivio di Stato di Prato. Ad una prima parte, di carattere storico, corrisponde quindi una seconda originale, fondata su fonti d’archivio. La prima parte della ricerca è di carattere storico, nella quale fra le larghe maglie di un secolo complesso come il XVIII secolo a Prato, l’obiettivo è l’inquadramento della città da un punto di vista politico-amministrativo, alla quale segue un conseguente profilo dell’ambiente culturale, per rintracciare il terreno fertile per la produzione di spettacolo sulla piazza cittadina. Le dinamiche politiche, economiche e culturali della realtà pratese, legata tanto al destino storico di Firenze quanto a quello di Pistoia, sono ricostruite a partire dalle fondamentali linee direttrici, nei primi due capitoli e rappresentano una prima riflessione, per gettare basi concrete per studi successivi. Nel primo capitolo della tesi, vengono messi a fuoco i principali eventi storici che hanno cambiato il corso della storia politica e culturale pratese. L’avvicendarsi nel Granducato di Toscana della dominazione dei Lorena a quella dei Medici, da annoverarsi fra i grandi eventi di storia geopolitica dell’epoca. L’epilogo della dominazione medicea in Toscana, nel 1737, fu il preludio del mutamento della politica, dell’amministrazione e del governo del granducato, che cambiò radicalmente volto. Le conseguenze furono importanti, con novità legislative tendenti a regolare e disciplinare i numerosi processi di rinnovamento in atto. L’arrivo dei gesuiti, a partire già delle prime battute del secolo, segna una rivoluzione più culturale che politica, tuttavia non meno profonda di quella scaturita dalle legiferazioni leopoldine. Nel secondo capitolo viene ricostruita la storia della spettacolarità pratese del Settecento, alla luce del contesto storico, politico ed economico emerso nella prima fase dell’indagine. L’attenzione è concentrata sull’approfondimento dei fenomeni di spettacolarità diffusa e del teatro, di carattere dilettantesco, prodotto nelle accademie pratesi, data la particolare ricchezza di testimonianze emerse nelle fonti documentarie compulsate in archivio, sebbene si tratti sempre di notizie frammentarie. Uno i motivi ricorrenti che emergono in questa prima parte dell’indagine è il progressivo mutamento delle cause e dei soggetti della committenza e gli spazi e tempi nel quale si esplicitava l’atto performativo. Una nuova società borghese che produce una spettacolarità per la quale l’identità del committente e la relativa politica autocelebrativa che si rifletteva nell’atto performativo non sono più al centro dell’interesse, ma bensì nella performance incominciarono ad intersecarsi la molteplicità delle istanze dei soggetti direttamente coinvolti, soprattutto enti pubblici. Il Settecento vide anche la migrazione del teatro dalla piazza, prima verso i salotti e le sale pubbliche, per poi definitamente nell’edificio teatrale moderno, in senso stretto, il nuovo teatro all’italiana. La serie completa dei Diurni di Cancelleria, (Archivio di Stato di Prato, Fondo Comunale, Diurni di Cancelleria, 1699-1784, n. 251-284), trascritti nella seconda parte della tesi, è stata posta in relazione e raffrontata con le delibere della principale accademia pratese settecentesca, quella dei Semplici (Biblioteca Roncioniana, ms. 863 T-VII-8- ms. 864- T-VIII-9) e insieme hanno costituito la base documentale per una ricostruzione completa della cronistoria dello spettacolo pratese. La sezione archivistica dell’istituzione comunale e l’altra che riguarda la gestione privata e interna degli affari degli accademici Semplici risultano complementari, poiché garantiscono la possibilità di ricoprire diversi vuoti temporali dovuti alla scarsità di fonti d’archivio. In secondo luogo, la complementarietà delle fonti documentarie utili a ricostruire la storia del teatro pratese del Settecento, è tale poiché la stessa tipologia delle testimonianze mette in luce aspetti completamente differenti. Da un lato, i Diurni di cancelleria, voce ufficiale delle istituzioni comunali, precisano il rapporto fra il Comune e l’autorità granducale, occultando maggiormente tutte le controversie interne e le problematiche di gestione che si vennero a creare all’interno delle mura cittadine. Dall’altro, le deliberazione accademiche, offrono altresì la possibilità di indagare a fondo le dinamiche di criticità fra l’accademia e tutti i suoi interlocutori, sia pubblici e privati che s’interfacciarono direttamente con il teatro: i pubblici amministratori della proprietà, le stesse compagnie accademiche, gli impresari teatrali, le compagnie girovaghe di comici professionisti, gli intellettuali pratesi che dialogarono con il teatro. Le decisioni che i Semplici presero negli anni, permettono inoltre d’addentrarsi nel cuore della gestione quotidiana del teatro, mettendo in luce tutte le tracce della storia materiale, con una particolare attenzione al funzionamento giornaliero del teatro stesso. Attraverso la cronistoria prodotta dal censimento archivistico si riflette il mondo teatrale pratese, per lo più accademico, la formazione di un moderno impresariato teatrale, la diffusione di Goldoni e di Molière, così come quella dei toscani Fagiuoli e Gigli, le prime stagioni del Teatro dei Semplici, il sostentamento di musici e cantori, mentre la piazza urbana sembra interessata al fenomeno dei ballerini di corda, fenomeno assai diffuso nella piazze settecentesche italiane.
Spettacolarità pratese nel Settecento. Per un’indagine storico-archivistica / Tomei, Francesco. - (2017).
Spettacolarità pratese nel Settecento. Per un’indagine storico-archivistica.
TOMEI, FRANCESCO
2017
Abstract
Per affrontare lo studio della spettacolarità pratese del Settecento è necessario compiere un’indagine storico-archivistica intorno ad un argomento per molti aspetti ancora inedito. Il lavoro di ricerca documentale diventa così strutturale e imprescindibile poiché il riesamino delle fonti documentarie già edite, gli studi già compiuti, non consentono di cogliere a pieno la complessità dei principali fenomeni di carattere spettacolare della città nel XVIII secolo, sia appartenenti alla sfera laica che a quella religiosa. Il tentativo è quello di riportare alla luce la «microstoria» della più immediata periferia rispetto a Firenze, inquadrandola nella sua dipendenza e specificità rispetto al suo centro, con lo scopo approfondire il ruolo culturale e delineare la storia spettacolare di Prato in rapporto non solo a Firenze, ma anche ad un contesto più ampio. La città di Prato sarà quindi collocata in un tracciato che disegna e chiarifica il suo contributo e il suo ruolo nel transito di spettacolo che s’irradia dai centri della vita culturale italiana verso la periferie, sia in un ambito italiano che in un contesto di respiro europeo. La necessità di circoscrivere la ricerca entro estesi estremi temporali, corrispondenti all’intero XVIII secolo, per cogliere in un unico sguardo complessivo i fenomeni, i processi in atto di un secolo di grandi trasformazioni, verso la nascita di una moderna industria dello spettacolo, è la ragione di uno scavo archivistico compiuto su un’unica serie documentale, organicamente costituita che potesse attraversare lo stesso secolo. La scelta ricade su una fonte di carattere ufficiale, la serie dei Diurni di cancelleria della città, conservata presso l’Archivio di Stato di Prato. Ad una prima parte, di carattere storico, corrisponde quindi una seconda originale, fondata su fonti d’archivio. La prima parte della ricerca è di carattere storico, nella quale fra le larghe maglie di un secolo complesso come il XVIII secolo a Prato, l’obiettivo è l’inquadramento della città da un punto di vista politico-amministrativo, alla quale segue un conseguente profilo dell’ambiente culturale, per rintracciare il terreno fertile per la produzione di spettacolo sulla piazza cittadina. Le dinamiche politiche, economiche e culturali della realtà pratese, legata tanto al destino storico di Firenze quanto a quello di Pistoia, sono ricostruite a partire dalle fondamentali linee direttrici, nei primi due capitoli e rappresentano una prima riflessione, per gettare basi concrete per studi successivi. Nel primo capitolo della tesi, vengono messi a fuoco i principali eventi storici che hanno cambiato il corso della storia politica e culturale pratese. L’avvicendarsi nel Granducato di Toscana della dominazione dei Lorena a quella dei Medici, da annoverarsi fra i grandi eventi di storia geopolitica dell’epoca. L’epilogo della dominazione medicea in Toscana, nel 1737, fu il preludio del mutamento della politica, dell’amministrazione e del governo del granducato, che cambiò radicalmente volto. Le conseguenze furono importanti, con novità legislative tendenti a regolare e disciplinare i numerosi processi di rinnovamento in atto. L’arrivo dei gesuiti, a partire già delle prime battute del secolo, segna una rivoluzione più culturale che politica, tuttavia non meno profonda di quella scaturita dalle legiferazioni leopoldine. Nel secondo capitolo viene ricostruita la storia della spettacolarità pratese del Settecento, alla luce del contesto storico, politico ed economico emerso nella prima fase dell’indagine. L’attenzione è concentrata sull’approfondimento dei fenomeni di spettacolarità diffusa e del teatro, di carattere dilettantesco, prodotto nelle accademie pratesi, data la particolare ricchezza di testimonianze emerse nelle fonti documentarie compulsate in archivio, sebbene si tratti sempre di notizie frammentarie. Uno i motivi ricorrenti che emergono in questa prima parte dell’indagine è il progressivo mutamento delle cause e dei soggetti della committenza e gli spazi e tempi nel quale si esplicitava l’atto performativo. Una nuova società borghese che produce una spettacolarità per la quale l’identità del committente e la relativa politica autocelebrativa che si rifletteva nell’atto performativo non sono più al centro dell’interesse, ma bensì nella performance incominciarono ad intersecarsi la molteplicità delle istanze dei soggetti direttamente coinvolti, soprattutto enti pubblici. Il Settecento vide anche la migrazione del teatro dalla piazza, prima verso i salotti e le sale pubbliche, per poi definitamente nell’edificio teatrale moderno, in senso stretto, il nuovo teatro all’italiana. La serie completa dei Diurni di Cancelleria, (Archivio di Stato di Prato, Fondo Comunale, Diurni di Cancelleria, 1699-1784, n. 251-284), trascritti nella seconda parte della tesi, è stata posta in relazione e raffrontata con le delibere della principale accademia pratese settecentesca, quella dei Semplici (Biblioteca Roncioniana, ms. 863 T-VII-8- ms. 864- T-VIII-9) e insieme hanno costituito la base documentale per una ricostruzione completa della cronistoria dello spettacolo pratese. La sezione archivistica dell’istituzione comunale e l’altra che riguarda la gestione privata e interna degli affari degli accademici Semplici risultano complementari, poiché garantiscono la possibilità di ricoprire diversi vuoti temporali dovuti alla scarsità di fonti d’archivio. In secondo luogo, la complementarietà delle fonti documentarie utili a ricostruire la storia del teatro pratese del Settecento, è tale poiché la stessa tipologia delle testimonianze mette in luce aspetti completamente differenti. Da un lato, i Diurni di cancelleria, voce ufficiale delle istituzioni comunali, precisano il rapporto fra il Comune e l’autorità granducale, occultando maggiormente tutte le controversie interne e le problematiche di gestione che si vennero a creare all’interno delle mura cittadine. Dall’altro, le deliberazione accademiche, offrono altresì la possibilità di indagare a fondo le dinamiche di criticità fra l’accademia e tutti i suoi interlocutori, sia pubblici e privati che s’interfacciarono direttamente con il teatro: i pubblici amministratori della proprietà, le stesse compagnie accademiche, gli impresari teatrali, le compagnie girovaghe di comici professionisti, gli intellettuali pratesi che dialogarono con il teatro. Le decisioni che i Semplici presero negli anni, permettono inoltre d’addentrarsi nel cuore della gestione quotidiana del teatro, mettendo in luce tutte le tracce della storia materiale, con una particolare attenzione al funzionamento giornaliero del teatro stesso. Attraverso la cronistoria prodotta dal censimento archivistico si riflette il mondo teatrale pratese, per lo più accademico, la formazione di un moderno impresariato teatrale, la diffusione di Goldoni e di Molière, così come quella dei toscani Fagiuoli e Gigli, le prime stagioni del Teatro dei Semplici, il sostentamento di musici e cantori, mentre la piazza urbana sembra interessata al fenomeno dei ballerini di corda, fenomeno assai diffuso nella piazze settecentesche italiane.File | Dimensione | Formato | |
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