Ampia monografia sulla tradizione benedettina nell'Italia del Quattrocento e del primo Cinquecento, volta ad offrire uno spaccato dell'ambiente contemplativo attraverso la ricostruzione della vicenda biografica conosciuta dall'abate primate vallombrosano Biagio Milanesi (1444 ca.-1523), nonché tramite l'indagine sui suoi rapporti con alcuni protagonisti del Rinascimento italiano. Il volume, che presenta anche l'edizione critica del Memoriale composto dal superiore generale durante gli ultimi anni della sua vita, intende portare l'attenzione sul monachesimo italiano nel passaggio dal Medioevo all'età moderna e in tal modo sottrarre alla pressoché esclusiva endiadi papato-cardinali l'attenzione storiografica per le vicende della Chiesa tra l'età avignonese e il Concilio di Trento. Infatti l’odierna percezione della storia benedettina è fortemente condizionata dal passato medievale della medesima. Limitato è stato finora lo spazio che la ricerca ha riservato alle relazioni fra gli ordini contemplativi, l''Osservanza' benedettina e la civiltà umanistica, oppure ai superiori di tali famiglie regolari quali uomini di potere e protagonisti della vita politica. La vicenda di Biagio Milanesi, fiorentino, abate maggiore dell’Ordine vallombrosano, evidenzia, al contrario, come anche un personaggio proveniente da tale contesto si sia potuto connotare quale “principe” del Rinascimento. Egli fu un abile stratega e un attento governatore, in grado di fronteggiare e per molti aspetti condizionare rilevanti dinamiche e forze disgregatrici, come il movimento osservante interno alla sua congregazione, le strategie beneficiali di Lorenzo de’ Medici, il radicalismo del Savonarola, le pressioni del collegio cardinalizio, le relazioni con la repubblica fiorentina con quella quella veneta e coi potentati della Romagna, e infine l’ostilità espressa da papa Leone X. Il prelato venne ritenuto dai suoi contemporanei un raffinato mecenate committente di opere d’arte e un munifico protettore di poeti e prosatori, animatore di una vera e propria “corte” monastica destinata a lasciare il segno nell’Italia del Quattrocento. Il volume ne ripercorre l'azione di governo alla luce di testi biografici, autobiografici, documentari e di altra natura, evidenziando il punto di vista di un illustre esponente della tradizione benedettina nel variegato contesto dell'Italia del periodo.
Il carisma della magnificenza. L'abate vallombrosano Biagio Milanesi e la tradizione benedettina nell'Italia del Rinascimento / Salvestrini, Francesco. - STAMPA. - (2017), pp. 1-761.
Il carisma della magnificenza. L'abate vallombrosano Biagio Milanesi e la tradizione benedettina nell'Italia del Rinascimento
SALVESTRINI, FRANCESCO
2017
Abstract
Ampia monografia sulla tradizione benedettina nell'Italia del Quattrocento e del primo Cinquecento, volta ad offrire uno spaccato dell'ambiente contemplativo attraverso la ricostruzione della vicenda biografica conosciuta dall'abate primate vallombrosano Biagio Milanesi (1444 ca.-1523), nonché tramite l'indagine sui suoi rapporti con alcuni protagonisti del Rinascimento italiano. Il volume, che presenta anche l'edizione critica del Memoriale composto dal superiore generale durante gli ultimi anni della sua vita, intende portare l'attenzione sul monachesimo italiano nel passaggio dal Medioevo all'età moderna e in tal modo sottrarre alla pressoché esclusiva endiadi papato-cardinali l'attenzione storiografica per le vicende della Chiesa tra l'età avignonese e il Concilio di Trento. Infatti l’odierna percezione della storia benedettina è fortemente condizionata dal passato medievale della medesima. Limitato è stato finora lo spazio che la ricerca ha riservato alle relazioni fra gli ordini contemplativi, l''Osservanza' benedettina e la civiltà umanistica, oppure ai superiori di tali famiglie regolari quali uomini di potere e protagonisti della vita politica. La vicenda di Biagio Milanesi, fiorentino, abate maggiore dell’Ordine vallombrosano, evidenzia, al contrario, come anche un personaggio proveniente da tale contesto si sia potuto connotare quale “principe” del Rinascimento. Egli fu un abile stratega e un attento governatore, in grado di fronteggiare e per molti aspetti condizionare rilevanti dinamiche e forze disgregatrici, come il movimento osservante interno alla sua congregazione, le strategie beneficiali di Lorenzo de’ Medici, il radicalismo del Savonarola, le pressioni del collegio cardinalizio, le relazioni con la repubblica fiorentina con quella quella veneta e coi potentati della Romagna, e infine l’ostilità espressa da papa Leone X. Il prelato venne ritenuto dai suoi contemporanei un raffinato mecenate committente di opere d’arte e un munifico protettore di poeti e prosatori, animatore di una vera e propria “corte” monastica destinata a lasciare il segno nell’Italia del Quattrocento. Il volume ne ripercorre l'azione di governo alla luce di testi biografici, autobiografici, documentari e di altra natura, evidenziando il punto di vista di un illustre esponente della tradizione benedettina nel variegato contesto dell'Italia del periodo.File | Dimensione | Formato | |
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