La giornata di studi dal titolo «Oltre la globalizzazione: le proposte della Geografia economica», promossa dalla Società di Studi Geografici è ormai divenuta annualmente un appuntamento fisso per la comunità scientifica, un’occasione per confrontarsi con gli altri studiosi, presentare i propri lavori ed aggiornarsi sui percorsi di ricerca dei colleghi. L’obiettivo è quello di mettere in evidenza il mutamento intervenuto nella disciplina, le risposte che i ricercatori e le ricercatrici italiane hanno maturato nel tempo e quali sono le prospettive di ricerca applicata e di riflessione teorico-concettuale più diffuse in seno alla comunità. Per poter suscitare il vivo interesse degli studiosi di Geografia economica e garantire uno svolgimento dinamico e fruttuoso della giornata di studio, la sfida che ogni anno deve affrontare il Comitato scientifico risiede nella scelta del tema centrale su cui innestare sia gli interventi dei relatori principali (key note speakers) che i lavori delle varie sessioni. Negli anni si è partiti dal tema della «globalizzazione» per poi esplorare altri temi centrali per gli studi geografici, dalla «prossimità» alla «resilienza», sempre declinati negli ambiti delle imprese, dei mercati, dei sistemi territoriali, delle reti urbane e dell’ambiente. Nel 2014 la Giornata di studi SSG, nell’alimentare il discorso sugli indirizzi di ricerca della Geografia economicopolitica, ha proposto come riferimento il tema del conflitto. L’intento della Giornata di studi è sempre stato quello di suggerire ponti fra le varie declinazioni della Geografia economico-politica, e la scelta del tema doveva facilitarlo. «Conflitti», sotto questo aspetto, è un tema capace di ispirare i ricercatori sia dal punto di vista metodologico che nella scelta del linguaggio di rappresentazione dei fenomeni. È infatti la base dell’escludente logica aristotelica e poi del metodo dialettico, che prima della mediazione presuppone una contrapposizione. Lo schema antropologico challenge-response, che ne deriva e che per lungo tempo ha guidato le analisi delle scienze sociali, presuppone anch’esso il conflitto; e anche quando i paradigmi di interpretazione hanno abbandonato il dualismo e i rapporti causaeffetto per farsi sistemici, il conflitto non è scomparso, né poteva scomparire: si è fatto, come prassi che conduce all’equilibrio, via via parziale, multiplo, punteggiato, complesso. Ed è restato il motore del divenire: questo sanno bene le scienze sociali e questo sa ancor meglio la Geografia che introduce, fra gli attori dei processi che osserva, lo spazio come categoria concettuale e pratica, il territorio, gli ecosistemi. Se dunque, come accade nella globalizzazione e oltre, il divenire si fa critico, se si arricchisce di biforcazioni indecidibili, se fa emergere istanze e interessi distinti, allora è chiaro che il conflitto deve manifestarsi in forme (antiche, ma) nuove e originali. Questo è quanto continuiamo a osservare nei nodi delle reti di mercato, ossia le specializzazioni regionali, rese instabili dai processi di adeguamento, come nell’evoluzione delle reti insediative, dove nuovi modelli di città e di rapporto fra città e non città si affermano magari nei progetti, ma sperimentano in concreto frizioni e ostacoli sia intenzionali e frutto di visioni contrapposte, sia preterintenzionali e non volontari. E lo si osserva nelle divaricazioni intorno all’uso delle risorse: dagli interrogativi sulle grandi scelte, come quelle del più opportuno modello di produzione agricola e di alimentazione umana o di un più durevole modello energetico, sino alle scelte competitive sull’uso del suolo e del capitale naturale dei territori, dove le governance dovrebbero ricomporsi con più facilità, ma non è questo ciò che sovente si manifesta. Ma il conflitto non è categoria che ospita soltanto un ampio repertorio di contraddizioni, da ricondurre in qualche modo a unità attraverso la ricerca. È anche categoria viva, non pregiudizialmente negativa: è strumento di interpretazione, e fonte di scenari di soluzione (magari anch’essa instabile, punteggiata, complessa). Il presente volume raccoglie numerosi spunti metodologici e declinazioni del concetto di «conflitto», a conferma del fatto che (forse) il Comitato scientifico ha saputo proporre un tema capace di ispirare la curiosità scientifica di molti geografi e geografe italiane. Se dalla lettura del volume dovesse emergere questa sensazione allora si potrà dire che – anche quest’anno – la Giornata di studio ha colto nel segno in quanto, più che vetrina passiva dell’opera di alcuni si è posta fin dall’inizio l’obiettivo di suscitare l’interesse e il dialogo interno della comunità scientifica e magari influenzare ed orientare le attività future dei partecipanti.

Introduzione / Randelli, F.; Dini, F.. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 7-8.

Introduzione

RANDELLI, FILIPPO;DINI, FRANCESCO
2015

Abstract

La giornata di studi dal titolo «Oltre la globalizzazione: le proposte della Geografia economica», promossa dalla Società di Studi Geografici è ormai divenuta annualmente un appuntamento fisso per la comunità scientifica, un’occasione per confrontarsi con gli altri studiosi, presentare i propri lavori ed aggiornarsi sui percorsi di ricerca dei colleghi. L’obiettivo è quello di mettere in evidenza il mutamento intervenuto nella disciplina, le risposte che i ricercatori e le ricercatrici italiane hanno maturato nel tempo e quali sono le prospettive di ricerca applicata e di riflessione teorico-concettuale più diffuse in seno alla comunità. Per poter suscitare il vivo interesse degli studiosi di Geografia economica e garantire uno svolgimento dinamico e fruttuoso della giornata di studio, la sfida che ogni anno deve affrontare il Comitato scientifico risiede nella scelta del tema centrale su cui innestare sia gli interventi dei relatori principali (key note speakers) che i lavori delle varie sessioni. Negli anni si è partiti dal tema della «globalizzazione» per poi esplorare altri temi centrali per gli studi geografici, dalla «prossimità» alla «resilienza», sempre declinati negli ambiti delle imprese, dei mercati, dei sistemi territoriali, delle reti urbane e dell’ambiente. Nel 2014 la Giornata di studi SSG, nell’alimentare il discorso sugli indirizzi di ricerca della Geografia economicopolitica, ha proposto come riferimento il tema del conflitto. L’intento della Giornata di studi è sempre stato quello di suggerire ponti fra le varie declinazioni della Geografia economico-politica, e la scelta del tema doveva facilitarlo. «Conflitti», sotto questo aspetto, è un tema capace di ispirare i ricercatori sia dal punto di vista metodologico che nella scelta del linguaggio di rappresentazione dei fenomeni. È infatti la base dell’escludente logica aristotelica e poi del metodo dialettico, che prima della mediazione presuppone una contrapposizione. Lo schema antropologico challenge-response, che ne deriva e che per lungo tempo ha guidato le analisi delle scienze sociali, presuppone anch’esso il conflitto; e anche quando i paradigmi di interpretazione hanno abbandonato il dualismo e i rapporti causaeffetto per farsi sistemici, il conflitto non è scomparso, né poteva scomparire: si è fatto, come prassi che conduce all’equilibrio, via via parziale, multiplo, punteggiato, complesso. Ed è restato il motore del divenire: questo sanno bene le scienze sociali e questo sa ancor meglio la Geografia che introduce, fra gli attori dei processi che osserva, lo spazio come categoria concettuale e pratica, il territorio, gli ecosistemi. Se dunque, come accade nella globalizzazione e oltre, il divenire si fa critico, se si arricchisce di biforcazioni indecidibili, se fa emergere istanze e interessi distinti, allora è chiaro che il conflitto deve manifestarsi in forme (antiche, ma) nuove e originali. Questo è quanto continuiamo a osservare nei nodi delle reti di mercato, ossia le specializzazioni regionali, rese instabili dai processi di adeguamento, come nell’evoluzione delle reti insediative, dove nuovi modelli di città e di rapporto fra città e non città si affermano magari nei progetti, ma sperimentano in concreto frizioni e ostacoli sia intenzionali e frutto di visioni contrapposte, sia preterintenzionali e non volontari. E lo si osserva nelle divaricazioni intorno all’uso delle risorse: dagli interrogativi sulle grandi scelte, come quelle del più opportuno modello di produzione agricola e di alimentazione umana o di un più durevole modello energetico, sino alle scelte competitive sull’uso del suolo e del capitale naturale dei territori, dove le governance dovrebbero ricomporsi con più facilità, ma non è questo ciò che sovente si manifesta. Ma il conflitto non è categoria che ospita soltanto un ampio repertorio di contraddizioni, da ricondurre in qualche modo a unità attraverso la ricerca. È anche categoria viva, non pregiudizialmente negativa: è strumento di interpretazione, e fonte di scenari di soluzione (magari anch’essa instabile, punteggiata, complessa). Il presente volume raccoglie numerosi spunti metodologici e declinazioni del concetto di «conflitto», a conferma del fatto che (forse) il Comitato scientifico ha saputo proporre un tema capace di ispirare la curiosità scientifica di molti geografi e geografe italiane. Se dalla lettura del volume dovesse emergere questa sensazione allora si potrà dire che – anche quest’anno – la Giornata di studio ha colto nel segno in quanto, più che vetrina passiva dell’opera di alcuni si è posta fin dall’inizio l’obiettivo di suscitare l’interesse e il dialogo interno della comunità scientifica e magari influenzare ed orientare le attività future dei partecipanti.
2015
Società di Studi Geografici
Randelli F., Dini F.
Oltre la Globalizzazione Conflitti/Conflicts
Randelli, F.; Dini, F.
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1087452
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