L’esperienza vissuta dai genitori di bambini colpiti da malattia è stata recentemente indagata attraverso le parental illness narratives dal momento che, in queste situazioni, i genitori divengono co-protagonisti della malattia del bambino, tanto che questa esperienza entra a pieno titolo nella loro autobiografia. Bury (2001) ne parla in termini di “distruzione biografica” o Chesler (1993) di “malattia familiare” poiché la malattia di un figlio svolge un impatto destrutturante sul singolo genitore, così come sul suo nucleo familiare. Nell’ambito delle cure alla malattia pediatrica, l’indagine qualitativa condotta attraverso la raccolta delle narrazioni dei genitori si pone l’obiettivo di favorire la ricostruzione della loro storia di vita, restituendole coerenza e continuità. Soprattutto la ripetizione della narrazione sembra contribuire a questo effetto non solo di “ricostruzione” ma di arricchimento dei toni emotivi. METODO. La ricerca presentata è lo studio di 4 casi, la madre di una bambina colpita da leucemia linfoblastica acuta (studio 1) e tre madri i cui bambini presentano una malattia rara (studio 2). A queste madri è stato chiesto di raccontare l’esperienza di malattia del figlio per tre volte a distanza di due giorni ciascuna; l’ultima intervista ha avuto il tempo definito di 10’. Sono state indagate le differenze emergenti tra la prima e la terza narrazione in termini di analisi linguistica, tramite il software LIWC 2001, e di analisi di contenuto. RISULTATI. Attraverso la ripetizione della narrazione si manifestano significativi cambiamenti testuali soprattutto per quanto riguarda l’uso dei pronomi personali (studio 1: pronome Io: 5.07% vs 6.31%, Lui/Lei: 4.67% a 2.03% e Loro: 1.40% vs 0.63%; studio 2: pronome Io: 7.47% vs 6.74%, Lui/Lei: 4.90% vs 3.79% e Loro: 1.53% vs 0.56%), delle emozioni espresse (studio 1: affetti positivi 2.39% vs 3.02%; studio 2: affetti positivi 1.78% vs 2.87%) e dei meccanismi cognitivi (studio1: 9.11% vs 11.21%; studio 2: 7.81% a 9.04%). CONCLUSIONI. I risultati vengono interpretati alla luce della ipotesi che la ripetizione delle narrazioni autobiografiche abbia favorito nelle madri il processo di elaborazione e integrazione dell’evento traumatico della malattia del figlio che contribuisce ad accrescere la continuità della loro storia biografica.

Ti racconto ancora la storia di mio figlio, così posso parlarti di me / Ciucci, Enrica; Fioretti, Chiara; Smorti, Andrea. - ELETTRONICO. - (2014), pp. 29-29. (Intervento presentato al convegno XXVII CONGRESSO AIP SEZIONE DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE tenutosi a Arcavacata di Rende, Università della Calabria nel 18-20 Settembre 2014).

Ti racconto ancora la storia di mio figlio, così posso parlarti di me

CIUCCI, ENRICA;FIORETTI, CHIARA;SMORTI, ANDREA
2014

Abstract

L’esperienza vissuta dai genitori di bambini colpiti da malattia è stata recentemente indagata attraverso le parental illness narratives dal momento che, in queste situazioni, i genitori divengono co-protagonisti della malattia del bambino, tanto che questa esperienza entra a pieno titolo nella loro autobiografia. Bury (2001) ne parla in termini di “distruzione biografica” o Chesler (1993) di “malattia familiare” poiché la malattia di un figlio svolge un impatto destrutturante sul singolo genitore, così come sul suo nucleo familiare. Nell’ambito delle cure alla malattia pediatrica, l’indagine qualitativa condotta attraverso la raccolta delle narrazioni dei genitori si pone l’obiettivo di favorire la ricostruzione della loro storia di vita, restituendole coerenza e continuità. Soprattutto la ripetizione della narrazione sembra contribuire a questo effetto non solo di “ricostruzione” ma di arricchimento dei toni emotivi. METODO. La ricerca presentata è lo studio di 4 casi, la madre di una bambina colpita da leucemia linfoblastica acuta (studio 1) e tre madri i cui bambini presentano una malattia rara (studio 2). A queste madri è stato chiesto di raccontare l’esperienza di malattia del figlio per tre volte a distanza di due giorni ciascuna; l’ultima intervista ha avuto il tempo definito di 10’. Sono state indagate le differenze emergenti tra la prima e la terza narrazione in termini di analisi linguistica, tramite il software LIWC 2001, e di analisi di contenuto. RISULTATI. Attraverso la ripetizione della narrazione si manifestano significativi cambiamenti testuali soprattutto per quanto riguarda l’uso dei pronomi personali (studio 1: pronome Io: 5.07% vs 6.31%, Lui/Lei: 4.67% a 2.03% e Loro: 1.40% vs 0.63%; studio 2: pronome Io: 7.47% vs 6.74%, Lui/Lei: 4.90% vs 3.79% e Loro: 1.53% vs 0.56%), delle emozioni espresse (studio 1: affetti positivi 2.39% vs 3.02%; studio 2: affetti positivi 1.78% vs 2.87%) e dei meccanismi cognitivi (studio1: 9.11% vs 11.21%; studio 2: 7.81% a 9.04%). CONCLUSIONI. I risultati vengono interpretati alla luce della ipotesi che la ripetizione delle narrazioni autobiografiche abbia favorito nelle madri il processo di elaborazione e integrazione dell’evento traumatico della malattia del figlio che contribuisce ad accrescere la continuità della loro storia biografica.
2014
XXVII CONGRESSO AIP SEZIONE DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE. PREATTI
XXVII CONGRESSO AIP SEZIONE DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE
Arcavacata di Rende, Università della Calabria
Ciucci, Enrica; Fioretti, Chiara; Smorti, Andrea
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