E’ questo il racconto illustrato di una piccola storia di una piazza dimenticata dal suo paese ha visto altrove spostarsi i centri d’incontro: la riscoperta di questo luogo “abbandonato” ha orientato il progetto alla ricerca di tutte le possibili relazioni storiche, spaziali e funzionali, per ridare un ruolo identitario, un senso, ancora prima di un disegno formale. E' questo il luogo più antico di Contarina, frazione di Porto Viro, quello fondativo, dove tutto è iniziato dopo il “taglio del Po” del '600 e la creazione delle nuove terre, spostandosi progressivamente verso mare: gli spazi urbani coinvolti portano al loro interno scenari ed elementi caratterizzanti il paesaggio, per farne parte in modo emblematico. L’invaso era impiegato unicamente per accogliere un parcheggio pubblico e per collegare trasversalmente due strade, come un’impropria rotatoria di smistamento, con un intero isolato privato in abbandono ed ora quasi del tutto recuperato, sullo stimolo dell'intervento pubblico. Lo spazio “vuoto” della piazza è stato “colmato” nel progetto di ZaniratoStudio in maniera simbolica, elevandosi a utile spazio d’incontro sociale per la comunità: un sistema di piazze pedonali attrezzate, disponibili per diverse attività pubbliche, di socializzazione ed incontro, con installazioni attrattive, di grande evidenza connotativa e formale ed una diversità tipologica continua. Si è cercata una forte integrazione tra tutte le componenti del progetto: pavimentazioni, verde, attrezzature, illuminazione, con scelte materiche e cromatiche organiche: i colori della piazza sono una miscela dei cromatismi presenti negli edifici del paese e dei campi tutt’attorno. L’alternanza delle miscele dei calcestruzzi architettonici impiegati per le pavimentazioni e negli arredi fissi rimanda direttamente al disegno dei campi coltivati, trasformando la piazza in un grande “orto ideale”, un'aia com'era una volta. Il confine tra spazio d’uso e spazio plastico si confonde di continuo in un intervento di riqualificazione che è un “unicum”: dalla matericità del suolo si sfuma nell’astrazione verso il cielo.
di Terra e di Acqua / Claudio Zanirato. - STAMPA. - (2016), pp. 1-108.
di Terra e di Acqua
ZANIRATO, CLAUDIO
2016
Abstract
E’ questo il racconto illustrato di una piccola storia di una piazza dimenticata dal suo paese ha visto altrove spostarsi i centri d’incontro: la riscoperta di questo luogo “abbandonato” ha orientato il progetto alla ricerca di tutte le possibili relazioni storiche, spaziali e funzionali, per ridare un ruolo identitario, un senso, ancora prima di un disegno formale. E' questo il luogo più antico di Contarina, frazione di Porto Viro, quello fondativo, dove tutto è iniziato dopo il “taglio del Po” del '600 e la creazione delle nuove terre, spostandosi progressivamente verso mare: gli spazi urbani coinvolti portano al loro interno scenari ed elementi caratterizzanti il paesaggio, per farne parte in modo emblematico. L’invaso era impiegato unicamente per accogliere un parcheggio pubblico e per collegare trasversalmente due strade, come un’impropria rotatoria di smistamento, con un intero isolato privato in abbandono ed ora quasi del tutto recuperato, sullo stimolo dell'intervento pubblico. Lo spazio “vuoto” della piazza è stato “colmato” nel progetto di ZaniratoStudio in maniera simbolica, elevandosi a utile spazio d’incontro sociale per la comunità: un sistema di piazze pedonali attrezzate, disponibili per diverse attività pubbliche, di socializzazione ed incontro, con installazioni attrattive, di grande evidenza connotativa e formale ed una diversità tipologica continua. Si è cercata una forte integrazione tra tutte le componenti del progetto: pavimentazioni, verde, attrezzature, illuminazione, con scelte materiche e cromatiche organiche: i colori della piazza sono una miscela dei cromatismi presenti negli edifici del paese e dei campi tutt’attorno. L’alternanza delle miscele dei calcestruzzi architettonici impiegati per le pavimentazioni e negli arredi fissi rimanda direttamente al disegno dei campi coltivati, trasformando la piazza in un grande “orto ideale”, un'aia com'era una volta. Il confine tra spazio d’uso e spazio plastico si confonde di continuo in un intervento di riqualificazione che è un “unicum”: dalla matericità del suolo si sfuma nell’astrazione verso il cielo.File | Dimensione | Formato | |
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