Questo originale lavoro di ricerca, seguito da Saverio Mecca e da Alessandra Picchi, ricorda ancora una volta quanto il ruolo dell’architettura degli interni abbia un valore grammaticale per la formazione dell’architetto, da sempre e soprattutto nella contemporaneità. La complessità del tema indagato, sfociato poi in un’articolata analisi di alcune componenti della gestione del progetto di allestimento con uno specifico taglio legato al frenetico mondo televisivo italiano, la rende ancorpiù innovativa e permette di misurare il progetto d’architettura attraverso lenti di osservazione piuttosto inusuali. Componenti teoriche dell’architettura degli interni poggiate sulla specificità teorica della Scenografia teatrale, campo prevalente dell’architettura italiana nelle sue riverberazioni urbane per circa due secoli e mezzo, si pongono infatti alla base dell’interpretazione del fenomeno analizzato seppur in una sua ricaduta estremamente contemporanea. E’ analizzando infatti le complesse geometrie disegnate da Sebastiano Serlio nel 1545 in cui architetture di interni e immaginari urbani vengono scomposti, dichiarando così un’appartenenza compositiva a canoni classici ed a riferimenti proporzionali frutto di una logica sintattica capace di definire un proprio linguaggio, che si possono comprendere le minuziose descrizioni degli articolati artifici propri dello spazio scenico. Introducendo come elemento-chiave l’uso di una prospettiva centrale che fornirà ad Andrea Palladio ed a Vincenzo Scamozzi la modalità progettuale per due opere magistrali dell’architettura italiana del Cinquecento a Vicenza ed a Sabbioneta, fornendo la base poi ai Galli Bibiena nel Seicento per integrare quell’originario sistema prospettico con un sistema multifocale in linea anche con le logiche di impianto di trasformazione urbana dell’epoca impiegato nella costruzione degli interni dei teatri in tutta Europa, Serlio definisce le basi dello spazio per la rappresentazione effimera che rintracciamo ancora oggi in contesti apparentemente differenti. Quello spazio scomposto, assorbito, compreso e rimontato all’uso della Scenografia, con i suoi trucchi ed i suoi falsi inganni seppur articolato quasi cinquecento anni fa, ritrova nella contemporanea analisi condotta qui sugli spazi televisivi, nella loro complessa articolazione multidimensionale legata al mezzo di ripresa puntuale, alcuni parametri di continuità inaspettati che descrivono una natura descrittiva ed evocativa; di scena in scena, teatrale, urbana, televisiva. Come la logica dei periaktoi greci legati alla prima invenzione di cambio di scena ottenuto mediante movimento meccanico di elementi in pietra o in legno, con il rumore dei tuoni amplificato da sassi in enormi pentole, anche lo spazio televisivo risente di un’amplificazione immaginaria dello spazio rappresentato, coniugando inoltre il valore effimero legato ai costi di produzione dei singoli set, estremamente alti per la loro breve durata. Questa ricerca porta avanti un’attenta analisi rivolta alla comprensione del fenomeno in tutta la sua complessità. Dotandosi di strumenti di precisione, il poderoso lavoro condotto da Eleonora D’Ascenzi prende come metrica di ricerca concentrandosi nello studio delle fasi di lavoro per la realizzazione di un set televisivo, svolta analizzando alcuni casi studio dal bozzetto alla messa in scena, grazie alle disponibilità dei progettisti, delle imprese e delle committenze televisive italiane maggiori. Strumenti economici guidano infine la fase di ipotesi della ricerca secondo cui una migliore gestione delle singole fasi di lavoro, dall’appalto alle tempistiche nelle sovrapposizioni di esecuzione delle forniture e delle pose in cantiere, potrebbe, dimostrandolo, migliorare ed armonizzare tempi e costi del processo realizzativo.

Presentazione al volume: E. D'Ascenzi, Management of scenography. Application of a constructive sequential process in a scenery project, Didapress, Firenze, 2017 / Riccardo, Renzi. - STAMPA. - (2017), pp. 4-5.

Presentazione al volume: E. D'Ascenzi, Management of scenography. Application of a constructive sequential process in a scenery project, Didapress, Firenze, 2017.

RENZI, RICCARDO
2017

Abstract

Questo originale lavoro di ricerca, seguito da Saverio Mecca e da Alessandra Picchi, ricorda ancora una volta quanto il ruolo dell’architettura degli interni abbia un valore grammaticale per la formazione dell’architetto, da sempre e soprattutto nella contemporaneità. La complessità del tema indagato, sfociato poi in un’articolata analisi di alcune componenti della gestione del progetto di allestimento con uno specifico taglio legato al frenetico mondo televisivo italiano, la rende ancorpiù innovativa e permette di misurare il progetto d’architettura attraverso lenti di osservazione piuttosto inusuali. Componenti teoriche dell’architettura degli interni poggiate sulla specificità teorica della Scenografia teatrale, campo prevalente dell’architettura italiana nelle sue riverberazioni urbane per circa due secoli e mezzo, si pongono infatti alla base dell’interpretazione del fenomeno analizzato seppur in una sua ricaduta estremamente contemporanea. E’ analizzando infatti le complesse geometrie disegnate da Sebastiano Serlio nel 1545 in cui architetture di interni e immaginari urbani vengono scomposti, dichiarando così un’appartenenza compositiva a canoni classici ed a riferimenti proporzionali frutto di una logica sintattica capace di definire un proprio linguaggio, che si possono comprendere le minuziose descrizioni degli articolati artifici propri dello spazio scenico. Introducendo come elemento-chiave l’uso di una prospettiva centrale che fornirà ad Andrea Palladio ed a Vincenzo Scamozzi la modalità progettuale per due opere magistrali dell’architettura italiana del Cinquecento a Vicenza ed a Sabbioneta, fornendo la base poi ai Galli Bibiena nel Seicento per integrare quell’originario sistema prospettico con un sistema multifocale in linea anche con le logiche di impianto di trasformazione urbana dell’epoca impiegato nella costruzione degli interni dei teatri in tutta Europa, Serlio definisce le basi dello spazio per la rappresentazione effimera che rintracciamo ancora oggi in contesti apparentemente differenti. Quello spazio scomposto, assorbito, compreso e rimontato all’uso della Scenografia, con i suoi trucchi ed i suoi falsi inganni seppur articolato quasi cinquecento anni fa, ritrova nella contemporanea analisi condotta qui sugli spazi televisivi, nella loro complessa articolazione multidimensionale legata al mezzo di ripresa puntuale, alcuni parametri di continuità inaspettati che descrivono una natura descrittiva ed evocativa; di scena in scena, teatrale, urbana, televisiva. Come la logica dei periaktoi greci legati alla prima invenzione di cambio di scena ottenuto mediante movimento meccanico di elementi in pietra o in legno, con il rumore dei tuoni amplificato da sassi in enormi pentole, anche lo spazio televisivo risente di un’amplificazione immaginaria dello spazio rappresentato, coniugando inoltre il valore effimero legato ai costi di produzione dei singoli set, estremamente alti per la loro breve durata. Questa ricerca porta avanti un’attenta analisi rivolta alla comprensione del fenomeno in tutta la sua complessità. Dotandosi di strumenti di precisione, il poderoso lavoro condotto da Eleonora D’Ascenzi prende come metrica di ricerca concentrandosi nello studio delle fasi di lavoro per la realizzazione di un set televisivo, svolta analizzando alcuni casi studio dal bozzetto alla messa in scena, grazie alle disponibilità dei progettisti, delle imprese e delle committenze televisive italiane maggiori. Strumenti economici guidano infine la fase di ipotesi della ricerca secondo cui una migliore gestione delle singole fasi di lavoro, dall’appalto alle tempistiche nelle sovrapposizioni di esecuzione delle forniture e delle pose in cantiere, potrebbe, dimostrandolo, migliorare ed armonizzare tempi e costi del processo realizzativo.
2017
DIDA PRESS
FIRENZE
Eleonora D'Ascenzi
Management of scenography. Application of a constructive sequential process in a scenery project
Riccardo, Renzi
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