Nel momento in cui si parla di fallimento e di svuotamento del ruolo della scuola, il libro ricostruisce le politiche e le dinamiche dell’istruzione in una società sempre più complessa: dall’età giolittiana, in cui si gettano i presupposti della riforma Gentile, alla definitiva eclissi del modello politico e culturale cui essa è legata. Al suo centro c’è il mito della riforma organica, che si concretizza con la riforma Gentile del 1923 e si esaurisce (non solo in Italia) con la fine della guerra fredda e del sistema dei partiti, quando entra in crisi anche l’idea di Stato nazionale e di sistema scolastico accentrato. Riflesso di una nazionalizzazione fragile e imperfetta, la via italiana alla scolarità si rivela più accidentata che in altri paesi europei, riflettendo luci e ombre della modernizzazione nazionale. Attraverso l’osservatorio della scuola e grazie all’intreccio di fonti diverse, edite e inedite, il libro apre scorci suggestivi sui problemi più generali della storia d’Italia nel secolo breve, attraverso il fascismo e la democrazia repubblicana, il boom economico e il Sessantotto, la crisi degli anni Settanta e il neoliberismo degli anni Ottanta. Mettendo in discussione l'idea della scuola come spazio separato, la politica e le dinamiche dell’istruzione sono analizzate tenendo conto del loro impatto sulla realtà, in un'ottica che salda il centro e la periferia, la normativa e la sua attuazione, la collettività e i singoli, in primo luogo insegnanti e studenti. Perché, al di là dei progetti culturali e dei grandi intellettuali che l’hanno guidata, da Francesco De Sanctis a Giovanni Gentile, da Adolfo Omodeo a Tullio De Mauro, la Pubblica istruzione risente degli indirizzi generali del governo, dei condizionamenti dell’amministrazione scolastica e del bilancio; e, non ultime, e delle evoluzioni del mondo cattolico, a causa di un processo di secolarizzazione più tormentato che altrove. Ampio è lo spazio dato al ventennio fascista, durante il quale il regime attua una modernizzazione autoritaria che comprende a pieno titolo anche la scuola e i cui caratteri sono in parte riconoscibili ancor oggi; uno snodo decisivo è riconosciuto anche negli anni ’70, durante i quali la scuola vive una svolta profonda, corrispondente del resto a una cesura più generale. L’idea della grande riforma entra in crisi con la fine del secolo breve e del sistema dei partiti uscito dalla Resistenza, che è anche crisi dell’idea stessa di Stato nazionale e dei sistemi scolastici tradizionali intesi come qualcosa di unitario e organico. La scuola italiana è profondamente cambiata nel tempo, senza però smettere di occupare un posto decisivo nel destino degli italiani. Il caso italiano si caratterizza semmai per la rapidità del processo di scolarizzazione secondaria, a partire dalla metà degli anni '50, e per una sovrapposizione di fasi che in altri paesi appaiono più distinte, dal momento che la lotta all’analfabetismo e la battaglia per l’istruzione dell’obbligo possono dirsi vinte solo in tempi recenti, mentre le carenze strutturali sono ancora evidenti negli anni ’80. Tuttavia le ombre che gravano oggi sull’istruzione non cancellano le conquiste del ’900, nel corso del quale l’analfabetismo si è ridotto drasticamente in tutto il mondo – senza tuttavia sparire - proprio per effetto del consolidamento dei sistemi scolastici.

Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento / Monica, Galfré. - STAMPA. - (2017), pp. 1-331.

Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento

GALFRE', MONICA
2017

Abstract

Nel momento in cui si parla di fallimento e di svuotamento del ruolo della scuola, il libro ricostruisce le politiche e le dinamiche dell’istruzione in una società sempre più complessa: dall’età giolittiana, in cui si gettano i presupposti della riforma Gentile, alla definitiva eclissi del modello politico e culturale cui essa è legata. Al suo centro c’è il mito della riforma organica, che si concretizza con la riforma Gentile del 1923 e si esaurisce (non solo in Italia) con la fine della guerra fredda e del sistema dei partiti, quando entra in crisi anche l’idea di Stato nazionale e di sistema scolastico accentrato. Riflesso di una nazionalizzazione fragile e imperfetta, la via italiana alla scolarità si rivela più accidentata che in altri paesi europei, riflettendo luci e ombre della modernizzazione nazionale. Attraverso l’osservatorio della scuola e grazie all’intreccio di fonti diverse, edite e inedite, il libro apre scorci suggestivi sui problemi più generali della storia d’Italia nel secolo breve, attraverso il fascismo e la democrazia repubblicana, il boom economico e il Sessantotto, la crisi degli anni Settanta e il neoliberismo degli anni Ottanta. Mettendo in discussione l'idea della scuola come spazio separato, la politica e le dinamiche dell’istruzione sono analizzate tenendo conto del loro impatto sulla realtà, in un'ottica che salda il centro e la periferia, la normativa e la sua attuazione, la collettività e i singoli, in primo luogo insegnanti e studenti. Perché, al di là dei progetti culturali e dei grandi intellettuali che l’hanno guidata, da Francesco De Sanctis a Giovanni Gentile, da Adolfo Omodeo a Tullio De Mauro, la Pubblica istruzione risente degli indirizzi generali del governo, dei condizionamenti dell’amministrazione scolastica e del bilancio; e, non ultime, e delle evoluzioni del mondo cattolico, a causa di un processo di secolarizzazione più tormentato che altrove. Ampio è lo spazio dato al ventennio fascista, durante il quale il regime attua una modernizzazione autoritaria che comprende a pieno titolo anche la scuola e i cui caratteri sono in parte riconoscibili ancor oggi; uno snodo decisivo è riconosciuto anche negli anni ’70, durante i quali la scuola vive una svolta profonda, corrispondente del resto a una cesura più generale. L’idea della grande riforma entra in crisi con la fine del secolo breve e del sistema dei partiti uscito dalla Resistenza, che è anche crisi dell’idea stessa di Stato nazionale e dei sistemi scolastici tradizionali intesi come qualcosa di unitario e organico. La scuola italiana è profondamente cambiata nel tempo, senza però smettere di occupare un posto decisivo nel destino degli italiani. Il caso italiano si caratterizza semmai per la rapidità del processo di scolarizzazione secondaria, a partire dalla metà degli anni '50, e per una sovrapposizione di fasi che in altri paesi appaiono più distinte, dal momento che la lotta all’analfabetismo e la battaglia per l’istruzione dell’obbligo possono dirsi vinte solo in tempi recenti, mentre le carenze strutturali sono ancora evidenti negli anni ’80. Tuttavia le ombre che gravano oggi sull’istruzione non cancellano le conquiste del ’900, nel corso del quale l’analfabetismo si è ridotto drasticamente in tutto il mondo – senza tuttavia sparire - proprio per effetto del consolidamento dei sistemi scolastici.
2017
978-88-430-8940-6
1
331
Monica, Galfré
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1100909
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