Lir Tasho – Il Sacro In/Forme Inaugurazione il 1 Dicembre alle ore 16:30 Dal 2 al 4 Dicembre, orario di apertura 10.00-18.00 Ingresso libero “Trasmettere non un senso, ma una sensazione” poche parole queste, che bastano però a spiegare il significato di questo evento, che coniuga, assembla, unisce in uno stesso spazio modalità differenti di espressione. Diverse tecniche, linguaggi insoliti, forse discordanti, solo in apparenza però; le finalità, in fondo, sono le stesse: comunicare pur non parlando la stessa lingua, esprimere sensazioni attraverso modalità diverse di comunicazione. Benché variamente interpretabile, un’immagine è sempre comprensibile, in immediato, una sollecitazione visiva che approda nella nostra interiorità, suscitando intime e alquanto soggettive percezioni, che il nostro trascorso culturale e di vissuto, elaborerà sino a fornirci una valutazione fortemente emozionale di quanto osservato. Lir Tasho propone una riflessione sulle convenzioni e i limiti della pittura verso la scultura. Appropriandosi di soggetti e temi della pittura classica esso si sviluppa dal parossismo di un’Azione Situazionista Materiale, verso e in-contro il corpo pittorico. Attuando un decentramento nell’intento narrativo, i capolavori dei vecchi maestri, tratti dalla mitologia e dalla pittura storico-religiosa emergono sotto una nuova luce intercettando altre ambigue realtà che convivono simultaneamente nell'opera. Le forze pure celate nel mito e nel santo, assimilati ad un unicum troppo umano, vengono spogliate dal superfluo e svolte nelle nuove potenzialità espressive rivelate da un punto di vista critico, estraneo alle premesse originali. L’attenzione si focalizza sui soggetti emblematici e ne sovverte l’intento esponendo la figura all’accidentale contemporaneo. Questo détournament pittorico non si ferma alla restituzione sconvolta della scena, ma si estende in un atto performativo, un intervento spazialista difforme: la superficie dipinta viene inflessa, bruciata, sciolta o corrosa dalle fiamme, scossa e strappata dal piano sfociando nell'altorilievo. La sottrazione figurativa determina un vuoto pittorico che viene compensato da un addizione materica, un volume efflorescente che muove seguendo sinuosamente l'immagine o altrimenti in urto contrastante con essa. La pittura acquista pesantezza scultorea che nel contempo è annulla dalla leggerezza fluida del gesto. L’azione mira alla sensibilità nervosa generando una risonanza che amplifica la forza dell'immagine-cliché. Ne risulta cosi un simbiotico ibrido immaginifico che da luogo ad una nozione di linguaggio unico a metà strada tra visione e gesto. L’uso di materiali insoliti snatura alla base l’atto del dipingere, sconvolge la cornice, priva la pellicola pittorica del suo supporto storico -la tela- montandola su medium nuovi, elastici e termo-plastici, deformabili e modellabili quali i materiali sintetici (smalti, plexiglas, polistirene, silicone ecc), dando corso cosi ad una pittura liquida. Il movente di tali rappresentazioni anacronistiche non è interferire con i motivi dei dipinti originali, ma manomettere il tradizionale, trasfigurando il lessico patetico della scena. Questo duplice intervento si esegue ai margini dei motivi centrali dell’opera, applicato in tal modo da contrastare coi motivi esistenti, per cancellarli con qualcosa di equivalente ma incoerente. Il senso cosi abbandona i dipinti. Maria Maddalena è forse, al di là del Nazareno e della Madre di Lui, una delle figure sacre più rappresentate nell’Arte. Il fascino e l’alone di mistero che circondano questa figura, decisamente di spicco, del Nuovo Testamento, hanno ispirato l’opera di pittori e scultori che hanno creato capolavori, alcuni dei quali occupano un posto di rilievo nell’Arte europea. Come non pensare alla bionda Maddalena dalle purpuree vesti del Masaccio, liricamente prostata ai piedi del Cristo crocifisso, o alla ieratica figura raccontata da Piero della Francesca ad Arezzo. Nell’epoca della Controriforma l’iconografia della Maddalena muta radicalmente: non più la donna posata, sobriamente abbigliata, ma la ricca cortigiana, adorna di vesti eleganti, elaborate, preziose, a volte intrise di giallo, il colore delle prostitute. Oppure, all’opposto, completamente svestita, in una nudità “pura”, priva di malizia (la verità è nuda!). Altrimenti rappresentata lievemente celata da una stoffa, da un velo, da una stuoia intrecciata oppure dalla sua stessa lunga e fluente capigliatura, destinata a creare quel senso del “vedo, non vedo”, immancabile “pruderie” tanto amata da bigotti e prelati. Il Sei-Settecento ci propone una Maddalene dal volto languido e sensuale, dalla bianca pelle, dalle forme generose, dai seni perfetti, a “coppa di champagne”: più che una donna penitente, l’amante perfetta che ogni uomo vorrebbe possedere. Non mancano nei dipinti gli “attributi” che caratterizzano la Santa; oggetti quali la Croce, il libro delle Sacre Scritture, il Vaso degli unguenti, il Teschio (simbolo di un “memento mori” mai da dimenticare). Il tutto ambientato in paesaggi rocciosi, in grotte o antri arredati con stuoie, cosparse qua e la da qualche tubero o radice commestibile: il frugale pasto vegano della Santa, che a volte non disdegna fruste e scudisci, strumenti di punizione, umiliazione e penitenza, tanto apprezzati dai sado-maso di ogni epoca e tempo. Nonostante il continuo richiamo alla mortificazione della carne e alla sofferenza, la Maddalena, con la sua triste espressione, i suoi languidi sguardi, affascina, avvince e conquista, trascinandoci con le sue lacrime, in una sensuale e carnale estasi mistica. “Caravaggio: dalla realtà al dipinto” è un progetto che parte dall’istituzione del Laboratorio Video per il Design e l’Architettura, parte del sistema DiDALabs del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Caravaggio è un artista che affascina, conquista, emoziona. Il suo intenso realismo, la drammaticità dei suoi personaggi, la vibrante atmosfera presente nelle sue opere, fanno di Michelangelo Merisi uno dei massimi artisti nella storia dell’Arte: non si può restare indifferente davanti alle sue opere! Il progetto “Caravaggio: dalla realtà al dipinto” vuole indagare gli aspetti compositivi dei dipinti del grande pittore lombardo: i personaggi, gli ambienti, i costumi, la prospettiva, la luce. I trailer realizzati dal Laboratorio Video per il Design e l’Architettura diretto da Marcello Scalzo descrivono le fasi di preparazione e realizzazione dei “Tableau Vivant”, vogliono mostrare il complesso lavoro a monte dello scatto/dipinto finale. Nel progetto sono coinvolti assistenti e studenti del LabViDA e tutor LIA (Laboratorio Informatico Architettura) ed LFA (Laboratorio Fotografico Architettura): tutti i video, coordinati dal prof. Scalzo, vedono la partecipazione attiva nelle varie fasi della esecuzione dei trailer, dei ragazzi: dall’allestimento della scena, alle riprese video/fotografiche al montaggio, ovvero in tutte le operazioni che precedono il magico momento dello scatto conclusivo. Un lavoro di squadra, una operazione sinergica, come è giusto che accada in tutte le ricerche svolte in ambito universitario. OPERE IN MOSTRA Lir Tasho, Sisyphus, 2014, dittico, tecnica mista su legno. Lir Tasho, Goliath (ovvero il Doppelganger di David), 2015, olio e plexiglas su legno. Lir Tasho, Torse d’Homme #2 (L’Inconnu), 2015, olio e plexiglas su legno. Lir Tasho, Torse d’Homme #1 PNX (Pneumothorax), 2014, olio e plexiglas su legno. Lir Tasho, Abductio (Assunzione per caduta), 2014, olio su legno. Lir Tasho, Dormizione, 2015, tecnica mista su tela. Dionisio Valesio (XVIII sec.). Collezione Privata. Anonimo caravaggesco (XVII sec.). Collezione Privata. Scuola emiliana del XVII secolo. Collezione Privata. Anonimo nord europa del XVIII secolo. Collezione Privata. Francesco Botti (attr. XVII sec.). Collezione Privata. Scuola napoletana del XVIII secolo. Collezione Privata. VIDEO PROIETTATI "Caravaggio: dalla realtà al dipinto” un progetto di Marcello Scalzo •Caravaggio, Maddalena in estasi, Collezione Privata. •Caravaggio, Davide e Golia, Galleria Borghese, Roma. •Caravaggio, La cena di Emmaus, National Gallery, Londra. •Caravaggio, Narciso, Galleria di Palazzo Barberini, Roma. •Caravaggio, L’incredulità di Tommaso, Bildergalerie, Potsdam (DE). •Caravaggio, La cena di Emmaus, Accademia di Brera, Milano. •Caravaggio, Salomè con la testa del Battista, •Caravaggio, Flagellazione, National Gallery, Londra. •Caravaggio, Concerto (I Musici), Metropolitan Museum of Art, New York. •Gherardo delle Notti, La buona ventura, Galleria degli Uffizi, Firenze. •Anonimo caravaggesco, Maddalena, Collezione Privata.
Lir Tasho – Il Sacro In/Forme / Giorgio, Verdiani; Marcello, Scalzo; Ilir, Tasho. - STAMPA. - (2015).
Lir Tasho – Il Sacro In/Forme
Giorgio, Verdiani
Supervision
;Marcello, Scalzo
Supervision
;
2015
Abstract
Lir Tasho – Il Sacro In/Forme Inaugurazione il 1 Dicembre alle ore 16:30 Dal 2 al 4 Dicembre, orario di apertura 10.00-18.00 Ingresso libero “Trasmettere non un senso, ma una sensazione” poche parole queste, che bastano però a spiegare il significato di questo evento, che coniuga, assembla, unisce in uno stesso spazio modalità differenti di espressione. Diverse tecniche, linguaggi insoliti, forse discordanti, solo in apparenza però; le finalità, in fondo, sono le stesse: comunicare pur non parlando la stessa lingua, esprimere sensazioni attraverso modalità diverse di comunicazione. Benché variamente interpretabile, un’immagine è sempre comprensibile, in immediato, una sollecitazione visiva che approda nella nostra interiorità, suscitando intime e alquanto soggettive percezioni, che il nostro trascorso culturale e di vissuto, elaborerà sino a fornirci una valutazione fortemente emozionale di quanto osservato. Lir Tasho propone una riflessione sulle convenzioni e i limiti della pittura verso la scultura. Appropriandosi di soggetti e temi della pittura classica esso si sviluppa dal parossismo di un’Azione Situazionista Materiale, verso e in-contro il corpo pittorico. Attuando un decentramento nell’intento narrativo, i capolavori dei vecchi maestri, tratti dalla mitologia e dalla pittura storico-religiosa emergono sotto una nuova luce intercettando altre ambigue realtà che convivono simultaneamente nell'opera. Le forze pure celate nel mito e nel santo, assimilati ad un unicum troppo umano, vengono spogliate dal superfluo e svolte nelle nuove potenzialità espressive rivelate da un punto di vista critico, estraneo alle premesse originali. L’attenzione si focalizza sui soggetti emblematici e ne sovverte l’intento esponendo la figura all’accidentale contemporaneo. Questo détournament pittorico non si ferma alla restituzione sconvolta della scena, ma si estende in un atto performativo, un intervento spazialista difforme: la superficie dipinta viene inflessa, bruciata, sciolta o corrosa dalle fiamme, scossa e strappata dal piano sfociando nell'altorilievo. La sottrazione figurativa determina un vuoto pittorico che viene compensato da un addizione materica, un volume efflorescente che muove seguendo sinuosamente l'immagine o altrimenti in urto contrastante con essa. La pittura acquista pesantezza scultorea che nel contempo è annulla dalla leggerezza fluida del gesto. L’azione mira alla sensibilità nervosa generando una risonanza che amplifica la forza dell'immagine-cliché. Ne risulta cosi un simbiotico ibrido immaginifico che da luogo ad una nozione di linguaggio unico a metà strada tra visione e gesto. L’uso di materiali insoliti snatura alla base l’atto del dipingere, sconvolge la cornice, priva la pellicola pittorica del suo supporto storico -la tela- montandola su medium nuovi, elastici e termo-plastici, deformabili e modellabili quali i materiali sintetici (smalti, plexiglas, polistirene, silicone ecc), dando corso cosi ad una pittura liquida. Il movente di tali rappresentazioni anacronistiche non è interferire con i motivi dei dipinti originali, ma manomettere il tradizionale, trasfigurando il lessico patetico della scena. Questo duplice intervento si esegue ai margini dei motivi centrali dell’opera, applicato in tal modo da contrastare coi motivi esistenti, per cancellarli con qualcosa di equivalente ma incoerente. Il senso cosi abbandona i dipinti. Maria Maddalena è forse, al di là del Nazareno e della Madre di Lui, una delle figure sacre più rappresentate nell’Arte. Il fascino e l’alone di mistero che circondano questa figura, decisamente di spicco, del Nuovo Testamento, hanno ispirato l’opera di pittori e scultori che hanno creato capolavori, alcuni dei quali occupano un posto di rilievo nell’Arte europea. Come non pensare alla bionda Maddalena dalle purpuree vesti del Masaccio, liricamente prostata ai piedi del Cristo crocifisso, o alla ieratica figura raccontata da Piero della Francesca ad Arezzo. Nell’epoca della Controriforma l’iconografia della Maddalena muta radicalmente: non più la donna posata, sobriamente abbigliata, ma la ricca cortigiana, adorna di vesti eleganti, elaborate, preziose, a volte intrise di giallo, il colore delle prostitute. Oppure, all’opposto, completamente svestita, in una nudità “pura”, priva di malizia (la verità è nuda!). Altrimenti rappresentata lievemente celata da una stoffa, da un velo, da una stuoia intrecciata oppure dalla sua stessa lunga e fluente capigliatura, destinata a creare quel senso del “vedo, non vedo”, immancabile “pruderie” tanto amata da bigotti e prelati. Il Sei-Settecento ci propone una Maddalene dal volto languido e sensuale, dalla bianca pelle, dalle forme generose, dai seni perfetti, a “coppa di champagne”: più che una donna penitente, l’amante perfetta che ogni uomo vorrebbe possedere. Non mancano nei dipinti gli “attributi” che caratterizzano la Santa; oggetti quali la Croce, il libro delle Sacre Scritture, il Vaso degli unguenti, il Teschio (simbolo di un “memento mori” mai da dimenticare). Il tutto ambientato in paesaggi rocciosi, in grotte o antri arredati con stuoie, cosparse qua e la da qualche tubero o radice commestibile: il frugale pasto vegano della Santa, che a volte non disdegna fruste e scudisci, strumenti di punizione, umiliazione e penitenza, tanto apprezzati dai sado-maso di ogni epoca e tempo. Nonostante il continuo richiamo alla mortificazione della carne e alla sofferenza, la Maddalena, con la sua triste espressione, i suoi languidi sguardi, affascina, avvince e conquista, trascinandoci con le sue lacrime, in una sensuale e carnale estasi mistica. “Caravaggio: dalla realtà al dipinto” è un progetto che parte dall’istituzione del Laboratorio Video per il Design e l’Architettura, parte del sistema DiDALabs del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Caravaggio è un artista che affascina, conquista, emoziona. Il suo intenso realismo, la drammaticità dei suoi personaggi, la vibrante atmosfera presente nelle sue opere, fanno di Michelangelo Merisi uno dei massimi artisti nella storia dell’Arte: non si può restare indifferente davanti alle sue opere! Il progetto “Caravaggio: dalla realtà al dipinto” vuole indagare gli aspetti compositivi dei dipinti del grande pittore lombardo: i personaggi, gli ambienti, i costumi, la prospettiva, la luce. I trailer realizzati dal Laboratorio Video per il Design e l’Architettura diretto da Marcello Scalzo descrivono le fasi di preparazione e realizzazione dei “Tableau Vivant”, vogliono mostrare il complesso lavoro a monte dello scatto/dipinto finale. Nel progetto sono coinvolti assistenti e studenti del LabViDA e tutor LIA (Laboratorio Informatico Architettura) ed LFA (Laboratorio Fotografico Architettura): tutti i video, coordinati dal prof. Scalzo, vedono la partecipazione attiva nelle varie fasi della esecuzione dei trailer, dei ragazzi: dall’allestimento della scena, alle riprese video/fotografiche al montaggio, ovvero in tutte le operazioni che precedono il magico momento dello scatto conclusivo. Un lavoro di squadra, una operazione sinergica, come è giusto che accada in tutte le ricerche svolte in ambito universitario. OPERE IN MOSTRA Lir Tasho, Sisyphus, 2014, dittico, tecnica mista su legno. Lir Tasho, Goliath (ovvero il Doppelganger di David), 2015, olio e plexiglas su legno. Lir Tasho, Torse d’Homme #2 (L’Inconnu), 2015, olio e plexiglas su legno. Lir Tasho, Torse d’Homme #1 PNX (Pneumothorax), 2014, olio e plexiglas su legno. Lir Tasho, Abductio (Assunzione per caduta), 2014, olio su legno. Lir Tasho, Dormizione, 2015, tecnica mista su tela. Dionisio Valesio (XVIII sec.). Collezione Privata. Anonimo caravaggesco (XVII sec.). Collezione Privata. Scuola emiliana del XVII secolo. Collezione Privata. Anonimo nord europa del XVIII secolo. Collezione Privata. Francesco Botti (attr. XVII sec.). Collezione Privata. Scuola napoletana del XVIII secolo. Collezione Privata. VIDEO PROIETTATI "Caravaggio: dalla realtà al dipinto” un progetto di Marcello Scalzo •Caravaggio, Maddalena in estasi, Collezione Privata. •Caravaggio, Davide e Golia, Galleria Borghese, Roma. •Caravaggio, La cena di Emmaus, National Gallery, Londra. •Caravaggio, Narciso, Galleria di Palazzo Barberini, Roma. •Caravaggio, L’incredulità di Tommaso, Bildergalerie, Potsdam (DE). •Caravaggio, La cena di Emmaus, Accademia di Brera, Milano. •Caravaggio, Salomè con la testa del Battista, •Caravaggio, Flagellazione, National Gallery, Londra. •Caravaggio, Concerto (I Musici), Metropolitan Museum of Art, New York. •Gherardo delle Notti, La buona ventura, Galleria degli Uffizi, Firenze. •Anonimo caravaggesco, Maddalena, Collezione Privata.File | Dimensione | Formato | |
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