L’incidentalità stradale con coinvolgimento di pedoni in corrispondenza o all’esterno di attraversamenti pedonali rappresenta un tema ampiamente trattato nella letteratura tecnica e approfondito negli studi mirati al miglioramento della sicurezza stradale. L’argomento sollecita grandi reazioni emozionali e raccoglie una grande attenzione nella opinione pubblica e nei media anche e soprattutto perché assai spesso le vittime sono bambini con età inferiore ai 6 anni o persone anziane sopra i 65 anni. I pedoni rientrano nella categoria di utenti della strada definita col termine di “utenze deboli”, insieme ai ciclisti, ai conducenti di veicoli a due ruote ed ai portatori di handicap; “deboli” in rapporto ai veicoli a 4 ruote, perché meno protetti rispetto a questi ultimi in occasione di situazioni di conflitto, perché più lenti nelle manovre diversive che è possibile mettere in atto per evitare il conflitto stesso e perché “disattenti” alla strada, nel senso che il principale interesse di chi cammina non è rappresentato dalla strada in sé, bensì dalle sue personali preoccupazioni ed interessi. Gli attraversamenti pedonali, introdotti per proteggere i pedoni mentre attraversano la piattaforma stradale, sede del moto dei veicoli “forti”, possono essere altresì visti come l’espressione di un concetto ampiamente diffuso, e cioè che le strade sono pianificate e progettate per assicurare sostanzialmente la mobilità dei veicoli a 4 ruote e che, pertanto, l’attraversamento della sede destinata al loro moto da parte delle utenze deboli è bene venga confinato in un numero limitato di luoghi, così da ridurre la dispersione e la casualità delle interazioni. Un elemento quindi, l’attraversamento pedonale, ideato non per le esigenze pedonali ma per quelle dei veicoli motorizzati. E ciò, da spiegazione di quanto poco ergonomica sia spesso la localizzazione ed il progetto degli attraversamenti pedonali e, di conseguenza, di quanto scarso sia l’uso di questi elementi di sicurezza da parte dei pedoni. Tutti noi, in veste di pedoni, abbiamo l’esigenza e/o il desiderio di attraversare fuori delle strisce pedonali o col semaforo rosso se non ci sono auto in arrivo o sono così lontane da poter ritenere di effettuare un attraversamento in sicurezza. Ciò accade perché può essere scarso il nostro senso civico del rispetto delle regole di circolazione previste dal Codice della Strada ma, forse, anche, perché l’attraversamento pedonale “attrezzato” (con semplici strisce bianche, con semaforizzazione, con elementi di moderazione del traffico o altro) non è ubicato ove serve o impone una inutile attesa dei pedoni in assenza di traffico veicolare. Questa considerazione si riflette, tra l’altro, nella tendenza che si riscontra nei giudizi riguardanti investimenti di pedoni all’esterno di attraversamenti pedonali, nei quali non viene considerata questa circostanza alla stregua di un fattore aggravante e viene comunque attribuita al guidatore del veicolo che ha investito il pedone una qualche responsabilità. In questo senso, le regole stanno modificandosi. In Olanda, per esempio, non è più obbligatorio per i pedoni attraversare solo in corrispondenza degli attraversamenti pedonali, anche se uno di essi si trova in prossimità. In Giappone e negli UK sono stati introdotti i cosiddetti “Pedestrian Scrumble”, nei quali è abbandonato l’obbligo di attraversare la strada perpendicolarmente alla direzione del moto dei veicoli ma è ammesso, in una fase semaforica in cui tutte le correnti di traffico veicolare sono ferme, di attraversare in tutte le direzioni, anche obliquamente alla strada (figura 10.1 a). In Svizzera sono state istituite le “Zone di Incontro” (figura 10.1 b), zone ove il pedone ha la precedenza su tutti gli altri mezzi e l’attraversamento non è regolato da alcuna segnaletica invece presente per la moderazione del traffico a 4 ruote.Sostanzialmente, dare maggiore priorità, nell’organizzazione del traffico, ai modi di trasporto non motorizzati potrebbe avere effetti benefici in quanto i pedoni (e le altre utenze deboli) potrebbero rispettare di più regole definite con maggior riferimento alle loro esigenze e meno restrittive della loro mobilità.

Sicurezza dei percorsi pedonali / Lorenzo Domenichini; Monica Meocci; Valentina Branzi. - STAMPA. - (2017), pp. 195-242.

Sicurezza dei percorsi pedonali

Lorenzo Domenichini;Monica Meocci;Valentina Branzi
2017

Abstract

L’incidentalità stradale con coinvolgimento di pedoni in corrispondenza o all’esterno di attraversamenti pedonali rappresenta un tema ampiamente trattato nella letteratura tecnica e approfondito negli studi mirati al miglioramento della sicurezza stradale. L’argomento sollecita grandi reazioni emozionali e raccoglie una grande attenzione nella opinione pubblica e nei media anche e soprattutto perché assai spesso le vittime sono bambini con età inferiore ai 6 anni o persone anziane sopra i 65 anni. I pedoni rientrano nella categoria di utenti della strada definita col termine di “utenze deboli”, insieme ai ciclisti, ai conducenti di veicoli a due ruote ed ai portatori di handicap; “deboli” in rapporto ai veicoli a 4 ruote, perché meno protetti rispetto a questi ultimi in occasione di situazioni di conflitto, perché più lenti nelle manovre diversive che è possibile mettere in atto per evitare il conflitto stesso e perché “disattenti” alla strada, nel senso che il principale interesse di chi cammina non è rappresentato dalla strada in sé, bensì dalle sue personali preoccupazioni ed interessi. Gli attraversamenti pedonali, introdotti per proteggere i pedoni mentre attraversano la piattaforma stradale, sede del moto dei veicoli “forti”, possono essere altresì visti come l’espressione di un concetto ampiamente diffuso, e cioè che le strade sono pianificate e progettate per assicurare sostanzialmente la mobilità dei veicoli a 4 ruote e che, pertanto, l’attraversamento della sede destinata al loro moto da parte delle utenze deboli è bene venga confinato in un numero limitato di luoghi, così da ridurre la dispersione e la casualità delle interazioni. Un elemento quindi, l’attraversamento pedonale, ideato non per le esigenze pedonali ma per quelle dei veicoli motorizzati. E ciò, da spiegazione di quanto poco ergonomica sia spesso la localizzazione ed il progetto degli attraversamenti pedonali e, di conseguenza, di quanto scarso sia l’uso di questi elementi di sicurezza da parte dei pedoni. Tutti noi, in veste di pedoni, abbiamo l’esigenza e/o il desiderio di attraversare fuori delle strisce pedonali o col semaforo rosso se non ci sono auto in arrivo o sono così lontane da poter ritenere di effettuare un attraversamento in sicurezza. Ciò accade perché può essere scarso il nostro senso civico del rispetto delle regole di circolazione previste dal Codice della Strada ma, forse, anche, perché l’attraversamento pedonale “attrezzato” (con semplici strisce bianche, con semaforizzazione, con elementi di moderazione del traffico o altro) non è ubicato ove serve o impone una inutile attesa dei pedoni in assenza di traffico veicolare. Questa considerazione si riflette, tra l’altro, nella tendenza che si riscontra nei giudizi riguardanti investimenti di pedoni all’esterno di attraversamenti pedonali, nei quali non viene considerata questa circostanza alla stregua di un fattore aggravante e viene comunque attribuita al guidatore del veicolo che ha investito il pedone una qualche responsabilità. In questo senso, le regole stanno modificandosi. In Olanda, per esempio, non è più obbligatorio per i pedoni attraversare solo in corrispondenza degli attraversamenti pedonali, anche se uno di essi si trova in prossimità. In Giappone e negli UK sono stati introdotti i cosiddetti “Pedestrian Scrumble”, nei quali è abbandonato l’obbligo di attraversare la strada perpendicolarmente alla direzione del moto dei veicoli ma è ammesso, in una fase semaforica in cui tutte le correnti di traffico veicolare sono ferme, di attraversare in tutte le direzioni, anche obliquamente alla strada (figura 10.1 a). In Svizzera sono state istituite le “Zone di Incontro” (figura 10.1 b), zone ove il pedone ha la precedenza su tutti gli altri mezzi e l’attraversamento non è regolato da alcuna segnaletica invece presente per la moderazione del traffico a 4 ruote.Sostanzialmente, dare maggiore priorità, nell’organizzazione del traffico, ai modi di trasporto non motorizzati potrebbe avere effetti benefici in quanto i pedoni (e le altre utenze deboli) potrebbero rispettare di più regole definite con maggior riferimento alle loro esigenze e meno restrittive della loro mobilità.
2017
Egaf Edizioni
Giulio Maternini, Felice Giuliani
Percorsi pedonali - progettazione e tecniche di itinerari e attraversamenti
195
242
Lorenzo Domenichini; Monica Meocci; Valentina Branzi
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1116549
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