L’elaborato si struttura in due Parti. La prima Parte, comprensiva dei Capitoli I e II, è dedicata all’esame delle questioni concettuali e sistematiche più generali, che afferiscono all’intera categoria dei delitti contro il patrimonio e rappresentano il retroterra delle considerazioni di maggior dettaglio offerte nel proseguo della tesi. In particolare, per quanto attiene al Capitolo I, si è anzitutto messo a tema il problema del nucleo di valore del patrimonio quale oggetto della tutela approntata dal diritto penale. La questione è stata affrontata in tre fasi: per prima cosa, in una prospettiva pregiuridica, si è andati ad osservare il fenomeno del rapporto tra l’individuo e la ricchezza per cogliere i nuclei essenziali di interesse che di fatto esistono in questa relazione e che pertanto sono colti dall’ordinamento; successivamente, nella dimensione più strettamente giuridica, si è distinto il versante vigentistico, rappresentato dalla protezione approntata dal codice, dal versante costituzionale, ricostruito sulla base delle indicazioni offerte dalla Carta fondamentale in merito al contenuto e al rango del bene-patrimonio; infine, si è nuovamente calato la disamina sul piano pregiuridico, prestando attenzione all’evoluzione socio-economica, dominata dal processo di smaterializzazione della ricchezza e delle sue componenti di valore, ed evidenziando le difficoltà del diritto vigente nel fronteggiarne le conseguenze in punto di fenomenologia aggressiva. Sempre nel Capitolo I, si è dedicato spazio al problema del significato che deve attribuirsi al patrimonio, nonché agli altri concetti giuridici ad esso afferenti. Su questo fronte, si è anzitutto sostato sulla più tradizionale distinzione tra una concezione giuridica e una concezione economica di patrimonio: contrapposizione che si fonda sulla valorizzazione dei diversi profili di rilevanza del rapporto con le cose, da un lato la titolarità di queste dall’altro l’utilità ad esse intrinseca, alla luce della funzione assegnata alla sanzione punitiva nel rapporto con la disciplina civilistica. Dunque, si è proceduto ad evidenziare le più feconde ricadute derivanti dall’accoglimento della concezione giuridico-economica o della concezione personalistica: letture elaborate proprio con la finalità di superare il contrasto espresso in termini così netti ed unilaterali tra il significato giuridico-formale e il significato economico-sostanziale di patrimonio. Nel Capitolo II si è poi affrontata l’annosa questione della classificazione delle incriminazioni patrimoniali e, in particolare, del principium individuationis di questi delitti, ossia del criterio attraverso il quale operare una prima distinzione tra le incriminazioni e coglierne le peculiarità. A tal proposito, si è ritenuto di compiere una fondamentale ripartizione tra i tentativi di sistematizzazione che si strutturano in ragione del bene giuridico protetto e gli altri che si imperniano sul fatto aggressivo. In questo senso, si è avuto modo di osservare come i due parametri siano impiegati da prospettive molto lontane tra loro, nelle quali si attribuisce rilievo, rispettivamente, alla specificità dell’oggettività tutelata dai singoli reati nel tentativo di identificare per ciascun gruppo di fattispecie la diversa fisionomia dell’interesse patrimoniale protetto o piuttosto alle peculiarità del fatto aggressivo osservato da ciascuna di queste letture alla luce di un suo connotato distintivo, sia esso un elemento materiale come l’oggetto o il risultato dell’aggressione patrimoniale, sia diversamente una componente psichica come il fine dell’aggressione. Spostando l’attenzione sulla seconda Parte dell’elaborato e sui tre capitoli in cui questa si articola, debitamente segnalate nel Capitolo III le direttrici metodologiche seguite, si è trattato di osservare in che modo le componenti dell’usurpazione patrimoniale trovino ingresso nel fatto tipico e quale rapporto si venga a creare tra il piano “formale” della fattispecie e il versante “sostanziale” del disvalore: nel dettaglio, mentre nel Capitolo IV l’approfondimento ha avuto come oggetto i cd. delitti di aggressione unilaterale o diretta, il Capitolo V è stato dedicato all’esame dei cd. delitti con la cooperazione della vittima o di aggressione mediata. In questo senso, sono state affrontate due grandi questioni. Prima di tutto, si è reso necessario definire il modo in cui la riconosciuta centralità delle modalità della condotta trova attuazione nei delitti contro il patrimonio: ciò ha richiesto, in sostanza, di assestare l’analisi sulle tipologie “generali” di aggressione, che costituiscono il primo pilastro sul quale è venuto a poggiare lo studio delle problematiche connesse all’incriminazione patrimoniale. Parallelamente, si è posta la questione del significato che queste tipologie generali esprimono rispetto al patrimonio, ossia della protezione che esse offrono all’oggettività giuridica di categoria: si tratta del problema della pluralità di scopi di tutela prospettabili in rapporto a ciascun tipo normativo e, ancor prima, in rapporto a ciascun archetipo aggressivo. In questa direzione, l’analisi delle singole tipologie generali di aggressione al patrimonio privato è culminato nella verifica degli scopi di tutela, attraverso le sollecitazioni cui sono esposti questi delitti in sede applicativa. Grazie al descritto percorso di analisi, si è potuto riscontrare come, in estrema sintesi, nella fisiologica tendenza delle Corti a forzare il tipo per adattarlo al fatto concreto rivesta un ruolo decisivo l’individuazione dell’interesse (prevalentemente) tutelato dalla norma incriminatrice. Con la conseguenza che la possibilità per la scienza penale di operare un vaglio critico sull’attività interpretativa della giurisprudenza passa, prima e più che dal riscontro della fedeltà “testuale” al fatto tipico, dall’individuazione degli scopi di tutela ammissibili a partire da una lettura tipologica della fattispecie incriminatrice e dalla verifica della debita coerenza rispetto alle problematiche afferenti le singole componenti della fattispecie.

Il sistema dei delitti contro il patrimonio: tipologie aggressive e scopi di tutela / Edoardo Mazzantini. - (2018).

Il sistema dei delitti contro il patrimonio: tipologie aggressive e scopi di tutela

Edoardo Mazzantini
2018

Abstract

L’elaborato si struttura in due Parti. La prima Parte, comprensiva dei Capitoli I e II, è dedicata all’esame delle questioni concettuali e sistematiche più generali, che afferiscono all’intera categoria dei delitti contro il patrimonio e rappresentano il retroterra delle considerazioni di maggior dettaglio offerte nel proseguo della tesi. In particolare, per quanto attiene al Capitolo I, si è anzitutto messo a tema il problema del nucleo di valore del patrimonio quale oggetto della tutela approntata dal diritto penale. La questione è stata affrontata in tre fasi: per prima cosa, in una prospettiva pregiuridica, si è andati ad osservare il fenomeno del rapporto tra l’individuo e la ricchezza per cogliere i nuclei essenziali di interesse che di fatto esistono in questa relazione e che pertanto sono colti dall’ordinamento; successivamente, nella dimensione più strettamente giuridica, si è distinto il versante vigentistico, rappresentato dalla protezione approntata dal codice, dal versante costituzionale, ricostruito sulla base delle indicazioni offerte dalla Carta fondamentale in merito al contenuto e al rango del bene-patrimonio; infine, si è nuovamente calato la disamina sul piano pregiuridico, prestando attenzione all’evoluzione socio-economica, dominata dal processo di smaterializzazione della ricchezza e delle sue componenti di valore, ed evidenziando le difficoltà del diritto vigente nel fronteggiarne le conseguenze in punto di fenomenologia aggressiva. Sempre nel Capitolo I, si è dedicato spazio al problema del significato che deve attribuirsi al patrimonio, nonché agli altri concetti giuridici ad esso afferenti. Su questo fronte, si è anzitutto sostato sulla più tradizionale distinzione tra una concezione giuridica e una concezione economica di patrimonio: contrapposizione che si fonda sulla valorizzazione dei diversi profili di rilevanza del rapporto con le cose, da un lato la titolarità di queste dall’altro l’utilità ad esse intrinseca, alla luce della funzione assegnata alla sanzione punitiva nel rapporto con la disciplina civilistica. Dunque, si è proceduto ad evidenziare le più feconde ricadute derivanti dall’accoglimento della concezione giuridico-economica o della concezione personalistica: letture elaborate proprio con la finalità di superare il contrasto espresso in termini così netti ed unilaterali tra il significato giuridico-formale e il significato economico-sostanziale di patrimonio. Nel Capitolo II si è poi affrontata l’annosa questione della classificazione delle incriminazioni patrimoniali e, in particolare, del principium individuationis di questi delitti, ossia del criterio attraverso il quale operare una prima distinzione tra le incriminazioni e coglierne le peculiarità. A tal proposito, si è ritenuto di compiere una fondamentale ripartizione tra i tentativi di sistematizzazione che si strutturano in ragione del bene giuridico protetto e gli altri che si imperniano sul fatto aggressivo. In questo senso, si è avuto modo di osservare come i due parametri siano impiegati da prospettive molto lontane tra loro, nelle quali si attribuisce rilievo, rispettivamente, alla specificità dell’oggettività tutelata dai singoli reati nel tentativo di identificare per ciascun gruppo di fattispecie la diversa fisionomia dell’interesse patrimoniale protetto o piuttosto alle peculiarità del fatto aggressivo osservato da ciascuna di queste letture alla luce di un suo connotato distintivo, sia esso un elemento materiale come l’oggetto o il risultato dell’aggressione patrimoniale, sia diversamente una componente psichica come il fine dell’aggressione. Spostando l’attenzione sulla seconda Parte dell’elaborato e sui tre capitoli in cui questa si articola, debitamente segnalate nel Capitolo III le direttrici metodologiche seguite, si è trattato di osservare in che modo le componenti dell’usurpazione patrimoniale trovino ingresso nel fatto tipico e quale rapporto si venga a creare tra il piano “formale” della fattispecie e il versante “sostanziale” del disvalore: nel dettaglio, mentre nel Capitolo IV l’approfondimento ha avuto come oggetto i cd. delitti di aggressione unilaterale o diretta, il Capitolo V è stato dedicato all’esame dei cd. delitti con la cooperazione della vittima o di aggressione mediata. In questo senso, sono state affrontate due grandi questioni. Prima di tutto, si è reso necessario definire il modo in cui la riconosciuta centralità delle modalità della condotta trova attuazione nei delitti contro il patrimonio: ciò ha richiesto, in sostanza, di assestare l’analisi sulle tipologie “generali” di aggressione, che costituiscono il primo pilastro sul quale è venuto a poggiare lo studio delle problematiche connesse all’incriminazione patrimoniale. Parallelamente, si è posta la questione del significato che queste tipologie generali esprimono rispetto al patrimonio, ossia della protezione che esse offrono all’oggettività giuridica di categoria: si tratta del problema della pluralità di scopi di tutela prospettabili in rapporto a ciascun tipo normativo e, ancor prima, in rapporto a ciascun archetipo aggressivo. In questa direzione, l’analisi delle singole tipologie generali di aggressione al patrimonio privato è culminato nella verifica degli scopi di tutela, attraverso le sollecitazioni cui sono esposti questi delitti in sede applicativa. Grazie al descritto percorso di analisi, si è potuto riscontrare come, in estrema sintesi, nella fisiologica tendenza delle Corti a forzare il tipo per adattarlo al fatto concreto rivesta un ruolo decisivo l’individuazione dell’interesse (prevalentemente) tutelato dalla norma incriminatrice. Con la conseguenza che la possibilità per la scienza penale di operare un vaglio critico sull’attività interpretativa della giurisprudenza passa, prima e più che dal riscontro della fedeltà “testuale” al fatto tipico, dall’individuazione degli scopi di tutela ammissibili a partire da una lettura tipologica della fattispecie incriminatrice e dalla verifica della debita coerenza rispetto alle problematiche afferenti le singole componenti della fattispecie.
2018
Roberto Bartoli
ITALIA
Edoardo Mazzantini
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Tipologia: Tesi di dottorato
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