Inaugurata nell'aprile del 1922 nel nuovo Palazzo delle Esposizioni di Firenze, la “Fiorentina Primaverile” fu un'importante esposizione di arte italiana contemporanea, ideata e organizzata secondo un preciso progetto dallo scrittore e drammaturgo Sem Benelli, allora presidente della locale Società delle Belle Arti. La “Fiorentina Primaverile” si svolse in un momento particolarmente stimolante per il capoluogo toscano, infatti essa fu la prima di una serie di rilevanti eventi artistici previsti per quell'anno, tra cui la grandiosa mostra ‒ ideata e curata da Ugo Ojetti, con il contributo di vari studiosi e specialisti ‒ dedicata alla riscoperta della pittura italiana del Seicento e del Settecento, a Palazzo Pitti, e subito dopo la “Prima Fiera Internazionale del Libro”. Sebbene si tratti, in fondo, di un episodio isolato, la “Fiorentina Primaverile” fu per certi aspetti un unicum per Firenze, per la quantità e lo spessore degli artisti presentati. Infatti, tra gli oltre trecento artisti in mostra, in gran parte toscani, figuravano: Libero Andreotti, Arturo Dazzi, Evaristo Boncinelli, Adolfo Wildt, Primo Conti, Lorenzo Viani, Baccio Maria Bacci. Inoltre, vi erano le retrospettive dei pittori macchiaioli Silvestro Lega e Telemaco Signorini, a sancire il legame di continuità tra l'arte del Novecento, soprattutto quella dei toscani, e la pittura dell'Ottocento, e, infine, un'intera sala dedicata esclusivamente agli artisti appartenenti al gruppo della rivista «Valori Plastici», tra cui Carlo Carrà, Giorgio de Chirico Giorgio Morandi, Edita Walterowna Zur Muehlen, Arturo Martini, a cui si erano uniti per l'occasione anche Riccardo Francalancia, Amerigo Bartoli, Ugo Giannattasio, Armando Spadini, Cipriano Efisio Oppo, Carlo Socrate e Quirino Ruggeri. Il lavoro di tesi mira alla ricostruzione storico-critica della “Fiorentina Primaverile”, dalla progettazione alla realizzazione, dalla conclusione alla ricezione, attraverso soprattutto lo studio del cospicuo materiale archivistico, finora inedito, relativo alla mostra. In questo modo si intende porre l'attenzione specificatamente sulla “Fiorentina Primaverile”, individuando quale fosse l'idea di mostra proposta da Benelli, e soprattutto quale idea di arte italiana contemporanea lo scrittore, insieme agli altri organizzatori, volesse offrire al pubblico in quell'esposizione. Allo stesso modo si propone un nuovo punto di vista che si spera possa arricchire il dibattito sui primi anni Venti nel contesto toscano e, in prospettiva, in quello nazionale, uscendo così dalla lettura ormai storica, e fino ad ora predominante, della “Fiorentina Primaverile” come una sorta di pendant “accessorio”, dedicato all'arte contemporanea, della riscoperta d'interesse per l'arte di due secoli “dimenticati”, quali il Seicento e il Settecento, sancita dalla mostra di Palazzo Pitti.

La mostra “Fiorentina Primaverile” del 1922. Ricostruzione filologica dell'esposizione e del dibattito critico / Emanuele Greco. - (2018).

La mostra “Fiorentina Primaverile” del 1922. Ricostruzione filologica dell'esposizione e del dibattito critico

GRECO, EMANUELE
2018

Abstract

Inaugurata nell'aprile del 1922 nel nuovo Palazzo delle Esposizioni di Firenze, la “Fiorentina Primaverile” fu un'importante esposizione di arte italiana contemporanea, ideata e organizzata secondo un preciso progetto dallo scrittore e drammaturgo Sem Benelli, allora presidente della locale Società delle Belle Arti. La “Fiorentina Primaverile” si svolse in un momento particolarmente stimolante per il capoluogo toscano, infatti essa fu la prima di una serie di rilevanti eventi artistici previsti per quell'anno, tra cui la grandiosa mostra ‒ ideata e curata da Ugo Ojetti, con il contributo di vari studiosi e specialisti ‒ dedicata alla riscoperta della pittura italiana del Seicento e del Settecento, a Palazzo Pitti, e subito dopo la “Prima Fiera Internazionale del Libro”. Sebbene si tratti, in fondo, di un episodio isolato, la “Fiorentina Primaverile” fu per certi aspetti un unicum per Firenze, per la quantità e lo spessore degli artisti presentati. Infatti, tra gli oltre trecento artisti in mostra, in gran parte toscani, figuravano: Libero Andreotti, Arturo Dazzi, Evaristo Boncinelli, Adolfo Wildt, Primo Conti, Lorenzo Viani, Baccio Maria Bacci. Inoltre, vi erano le retrospettive dei pittori macchiaioli Silvestro Lega e Telemaco Signorini, a sancire il legame di continuità tra l'arte del Novecento, soprattutto quella dei toscani, e la pittura dell'Ottocento, e, infine, un'intera sala dedicata esclusivamente agli artisti appartenenti al gruppo della rivista «Valori Plastici», tra cui Carlo Carrà, Giorgio de Chirico Giorgio Morandi, Edita Walterowna Zur Muehlen, Arturo Martini, a cui si erano uniti per l'occasione anche Riccardo Francalancia, Amerigo Bartoli, Ugo Giannattasio, Armando Spadini, Cipriano Efisio Oppo, Carlo Socrate e Quirino Ruggeri. Il lavoro di tesi mira alla ricostruzione storico-critica della “Fiorentina Primaverile”, dalla progettazione alla realizzazione, dalla conclusione alla ricezione, attraverso soprattutto lo studio del cospicuo materiale archivistico, finora inedito, relativo alla mostra. In questo modo si intende porre l'attenzione specificatamente sulla “Fiorentina Primaverile”, individuando quale fosse l'idea di mostra proposta da Benelli, e soprattutto quale idea di arte italiana contemporanea lo scrittore, insieme agli altri organizzatori, volesse offrire al pubblico in quell'esposizione. Allo stesso modo si propone un nuovo punto di vista che si spera possa arricchire il dibattito sui primi anni Venti nel contesto toscano e, in prospettiva, in quello nazionale, uscendo così dalla lettura ormai storica, e fino ad ora predominante, della “Fiorentina Primaverile” come una sorta di pendant “accessorio”, dedicato all'arte contemporanea, della riscoperta d'interesse per l'arte di due secoli “dimenticati”, quali il Seicento e il Settecento, sancita dalla mostra di Palazzo Pitti.
2018
Mattia Patti
ITALIA
Emanuele Greco
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Tipologia: Tesi di dottorato
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