Base di partenza di questo testo è la ricerca di elementi utili a gettare nuova luce sulle ragioni del disinteresse italiano nei confronti della cucina moderna e del conseguente scarso impiego di elettrodomestici nel periodo compreso tra le due Guerre Mondiali, con particolare attenzione ai primi anni Venti. Lo studio è partito dall’analisi del discreto numero di progetti di cucina moderna e di prototipi assolutamente innovativi presentati in Italia negli anni Venti - primo fra tutti, quello proposto all’interno della Casa Elettrica presentata alla Triennale di Monza del 1927 dagli architetti milanesi del Gruppo7 e da Piero Bottoni - oltre che dall’analisi dei documenti e testimonianze del vivace dibattito che riempiva sin dal 1928 le maggiori riviste del settore, a cominciare da «Domus». E’ emerso un forte scollamento tra la realtà del paese e la Modernità già ampiamente affermata nel resto d’Europa, come ben testimonia proprio la Casa Elettrica che, se da un lato esibisce un alto livello d’innovazione tecnologica in sintonia con le proposte d’oltralpe e americane, dall’altro non rinuncia a prevedere un ampio uso della servitù, divenendo lo specchio delle contraddizioni che pesano sul dibattito intorno all’abitazione moderna in Italia. In tale prospettiva, la ricerca ha individuato tre macro aree tematiche da utilizzare e indagare: la prima è definita dall’abitante che vive e “interiorizza” lo spazio-cucina arredandolo e utilizzandolo, e quindi dal ruolo sociale della donna e dalle sue rivendicazioni all’interno dello spazio domestico; la seconda, dall’ambiente cucina, dalle sue trasformazioni planimetriche alla posizione assunta all’interno della casa che si affida soprattutto alla manualistica e alla letteratura “femminile”. La terza, infine, è costituita dagli oggetti che arredano la cucina e in particolar modo dagli elettrodomestici. La scelta e le relazioni tra le tre aree derivano dall’ipotesi che “corpo, spazio e oggetti” siano una sorta d’invariabili nella storia della cucina moderna e che racchiudano uno stretto legame con le varie fasi connesse alle radicali trasformazioni della figura e del ruolo femminili. La metodologia utilizzata nel corso della ricerca si è basata innanzitutto sull’analisi storica della trasformazione dei modi di vivere e usare la cucina, partendo dall’assunto che i mutamenti economici, politici, sociali e industriali influenzano il “pensiero e il fare” progettuale del Design, così che si sono privilegiati i manuali di economia domestica e in particolare quelli delle americane Catherine Beecher con A Treatise on Domestic Economy, for the Use of Young Ladies at Home and at School, del 1841 e Christine Frederick con The new Housekeeping: Efficiency Studies in Home Management del 1913, considerate dalla letteratura critica pietre miliari nella storia dell’abitare moderno, e le rispettive traduzioni edite in Europa. La ricerca ha, quindi, privilegiato la lettura comparata dei testi editi tra le due Guerre sull’ammodernamento della cucina; sono stati analizzati, poi, anche i manuali di architettura, a cominciare da quello scritto da Daniele Donghi nel 1923, e riviste femminili nazionali e internazionali.

La cucina dell’Italia del primo dopoguerra: progetti e arredi per uno spazio quasi moderno / isabella patti. - STAMPA. - (2012), pp. 5-312.

La cucina dell’Italia del primo dopoguerra: progetti e arredi per uno spazio quasi moderno

isabella patti
2012

Abstract

Base di partenza di questo testo è la ricerca di elementi utili a gettare nuova luce sulle ragioni del disinteresse italiano nei confronti della cucina moderna e del conseguente scarso impiego di elettrodomestici nel periodo compreso tra le due Guerre Mondiali, con particolare attenzione ai primi anni Venti. Lo studio è partito dall’analisi del discreto numero di progetti di cucina moderna e di prototipi assolutamente innovativi presentati in Italia negli anni Venti - primo fra tutti, quello proposto all’interno della Casa Elettrica presentata alla Triennale di Monza del 1927 dagli architetti milanesi del Gruppo7 e da Piero Bottoni - oltre che dall’analisi dei documenti e testimonianze del vivace dibattito che riempiva sin dal 1928 le maggiori riviste del settore, a cominciare da «Domus». E’ emerso un forte scollamento tra la realtà del paese e la Modernità già ampiamente affermata nel resto d’Europa, come ben testimonia proprio la Casa Elettrica che, se da un lato esibisce un alto livello d’innovazione tecnologica in sintonia con le proposte d’oltralpe e americane, dall’altro non rinuncia a prevedere un ampio uso della servitù, divenendo lo specchio delle contraddizioni che pesano sul dibattito intorno all’abitazione moderna in Italia. In tale prospettiva, la ricerca ha individuato tre macro aree tematiche da utilizzare e indagare: la prima è definita dall’abitante che vive e “interiorizza” lo spazio-cucina arredandolo e utilizzandolo, e quindi dal ruolo sociale della donna e dalle sue rivendicazioni all’interno dello spazio domestico; la seconda, dall’ambiente cucina, dalle sue trasformazioni planimetriche alla posizione assunta all’interno della casa che si affida soprattutto alla manualistica e alla letteratura “femminile”. La terza, infine, è costituita dagli oggetti che arredano la cucina e in particolar modo dagli elettrodomestici. La scelta e le relazioni tra le tre aree derivano dall’ipotesi che “corpo, spazio e oggetti” siano una sorta d’invariabili nella storia della cucina moderna e che racchiudano uno stretto legame con le varie fasi connesse alle radicali trasformazioni della figura e del ruolo femminili. La metodologia utilizzata nel corso della ricerca si è basata innanzitutto sull’analisi storica della trasformazione dei modi di vivere e usare la cucina, partendo dall’assunto che i mutamenti economici, politici, sociali e industriali influenzano il “pensiero e il fare” progettuale del Design, così che si sono privilegiati i manuali di economia domestica e in particolare quelli delle americane Catherine Beecher con A Treatise on Domestic Economy, for the Use of Young Ladies at Home and at School, del 1841 e Christine Frederick con The new Housekeeping: Efficiency Studies in Home Management del 1913, considerate dalla letteratura critica pietre miliari nella storia dell’abitare moderno, e le rispettive traduzioni edite in Europa. La ricerca ha, quindi, privilegiato la lettura comparata dei testi editi tra le due Guerre sull’ammodernamento della cucina; sono stati analizzati, poi, anche i manuali di architettura, a cominciare da quello scritto da Daniele Donghi nel 1923, e riviste femminili nazionali e internazionali.
2012
978-88-7418-815-4
5
312
isabella patti
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