“SOSTENIBILITA’” è senz’altro il termine maggiormente diffuso al giorno d’oggi quando si parla di trasporto. Termine che accresce la sua importanza se si parla di spostamenti sulle brevi distanze come quelle caratteristiche dell’ambito urbano. Sostenibilità rivolta ad un sistema di trasporto in grado di minimizzare il suo impatto sull’ambiente in termini di inquinamento atmosferico, di competitività su percorsi medio-lunghi e di accessibilità alle aree centrali della città come quello derivante dall’uso della bicicletta. In quest’ottica il termine sostenibilità non può però prescindere dall’includere dentro di se anche aspetti legati alla sicurezza stradale e personale del ciclista durante tutto il suo spostamento. Gli spostamenti in bicicletta nella nostra nazione rappresentano solo una piccola percentuale degli spostamenti complessivamente effettuati. Tuttavia, le recenti statistiche sugli spostamenti degli italiani mostrano però che circa il 40% degli spostamenti giornalieri non superano i 5 km, e che nei limiti delle condizioni ambientali tali spostamenti potrebbero essere interamente (o almeno in parte) ricoperti grazie all’uso della bicicletta promuovendo e pianificando una completa integrazione di questo modo di trasporto all’interno dell’ambito urbano in modo sicuro. Il ciclista, come il pedone, appartiene alla categoria degli utenti della strada più vulnerabili, ed in caso di conflitto tra ciclisti ed utenze motorizzate la severità dell’incidente assume valori preoccupanti, la mortalità di questa categoria è infatti pari a circa il doppio di quella degli occupanti delle autovetture [1]. Nella nostra nazione l’8% dei morti in incidenti stradali sono ciclisti. Considerando che il ciclismo rappresenta solo una piccola percentuale della mobilità complessiva è proprio in questo senso che si ha la necessità di operare cercando di comprendere tutti gli aspetti che influenzano l’incidentalità ciclabile al fine di migliorare le condizioni di sicurezza del mezzo di trasporto più economico ed ecologico. Purtroppo gli spostamenti in bicicletta sono ad oggi penalizzati dell’assenza di una buona rete di infrastrutture riservate ai ciclisti. Tra i fattori determinanti vi è la scarsa attrattività dei percorsi ciclabili esistenti ad opera di una carente manutenzione e di una scarsa sicurezza personale e stradale nel momento in cui il ciclista condivide la strada con le altre utenze motorizzate. La condizione dell’infrastruttura dedicata troppo spesso costringe il ciclista ad adottare comportamenti scorretti nei confronti della sua sicurezza, ad effettuare manovre non consentite e/o a spostarsi in mezzo al traffico motorizzato laddove quest’ultimo è caratterizzato da velocità elevate per ragioni di mobilità (strade extraurbane, periferie cittadine). Prendendo spunto dai virtuosismi delle nazioni del nord dell’Europa qualcosa sta cambiando: sia sul piano nazionale sia su quello internazionale si sta finalmente riconoscendo la mobilità ciclistica come prioritaria nei centri urbani; a tale scopo la Comunità Europea e le amministrazioni locali stanno adottando una politica di sviluppo che preveda la messa in sicurezza delle infrastrutture dedicate e la creazione di ambienti sicuri per l’utenza debole anche laddove si accetta la presenza di un traffico promiscuo.

Sicurezza dei ciclisti: dati di conoscenza e metodi per il miglioramento / Salvatore Damiano Cafiso; Lorenzo Domenichini; Monica Meocci; Giuseppina Pappalardo. - STAMPA. - (2018), pp. 153-216.

Sicurezza dei ciclisti: dati di conoscenza e metodi per il miglioramento

Lorenzo Domenichini;Monica Meocci;
2018

Abstract

“SOSTENIBILITA’” è senz’altro il termine maggiormente diffuso al giorno d’oggi quando si parla di trasporto. Termine che accresce la sua importanza se si parla di spostamenti sulle brevi distanze come quelle caratteristiche dell’ambito urbano. Sostenibilità rivolta ad un sistema di trasporto in grado di minimizzare il suo impatto sull’ambiente in termini di inquinamento atmosferico, di competitività su percorsi medio-lunghi e di accessibilità alle aree centrali della città come quello derivante dall’uso della bicicletta. In quest’ottica il termine sostenibilità non può però prescindere dall’includere dentro di se anche aspetti legati alla sicurezza stradale e personale del ciclista durante tutto il suo spostamento. Gli spostamenti in bicicletta nella nostra nazione rappresentano solo una piccola percentuale degli spostamenti complessivamente effettuati. Tuttavia, le recenti statistiche sugli spostamenti degli italiani mostrano però che circa il 40% degli spostamenti giornalieri non superano i 5 km, e che nei limiti delle condizioni ambientali tali spostamenti potrebbero essere interamente (o almeno in parte) ricoperti grazie all’uso della bicicletta promuovendo e pianificando una completa integrazione di questo modo di trasporto all’interno dell’ambito urbano in modo sicuro. Il ciclista, come il pedone, appartiene alla categoria degli utenti della strada più vulnerabili, ed in caso di conflitto tra ciclisti ed utenze motorizzate la severità dell’incidente assume valori preoccupanti, la mortalità di questa categoria è infatti pari a circa il doppio di quella degli occupanti delle autovetture [1]. Nella nostra nazione l’8% dei morti in incidenti stradali sono ciclisti. Considerando che il ciclismo rappresenta solo una piccola percentuale della mobilità complessiva è proprio in questo senso che si ha la necessità di operare cercando di comprendere tutti gli aspetti che influenzano l’incidentalità ciclabile al fine di migliorare le condizioni di sicurezza del mezzo di trasporto più economico ed ecologico. Purtroppo gli spostamenti in bicicletta sono ad oggi penalizzati dell’assenza di una buona rete di infrastrutture riservate ai ciclisti. Tra i fattori determinanti vi è la scarsa attrattività dei percorsi ciclabili esistenti ad opera di una carente manutenzione e di una scarsa sicurezza personale e stradale nel momento in cui il ciclista condivide la strada con le altre utenze motorizzate. La condizione dell’infrastruttura dedicata troppo spesso costringe il ciclista ad adottare comportamenti scorretti nei confronti della sua sicurezza, ad effettuare manovre non consentite e/o a spostarsi in mezzo al traffico motorizzato laddove quest’ultimo è caratterizzato da velocità elevate per ragioni di mobilità (strade extraurbane, periferie cittadine). Prendendo spunto dai virtuosismi delle nazioni del nord dell’Europa qualcosa sta cambiando: sia sul piano nazionale sia su quello internazionale si sta finalmente riconoscendo la mobilità ciclistica come prioritaria nei centri urbani; a tale scopo la Comunità Europea e le amministrazioni locali stanno adottando una politica di sviluppo che preveda la messa in sicurezza delle infrastrutture dedicate e la creazione di ambienti sicuri per l’utenza debole anche laddove si accetta la presenza di un traffico promiscuo.
2018
Egaf Edizioni srl
Felice Giuliani, Giulio Maternini
Mobilità ciclistica e sicurezza
153
216
Salvatore Damiano Cafiso; Lorenzo Domenichini; Monica Meocci; Giuseppina Pappalardo
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1138918
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