Nella primavera del 1962 in partenza per la Grecia, Martin Heidegger appunta come a Venezia “tutto è invecchiato, e tuttavia nulla è antico; si vede ciò che è trascorso, ma non ciò che è stato, che è raccolto qui quel che resta, per donarsi nuovamente a chi lo aspetta [...] nella storia domina il destino”. Quello dell’autore tedesco è il residuo di una visione, un avanzamento circa l’attualità del costrutto mediterraneo, di un mondo conchiuso generatore di forme, di spazi e luoghi, di camere e stanze dell’architettura. È un abitante di Meßkirch, nel land di del Baden-Württemberg che se lo chiede, determinando il destino di quel soggiorno che in sé conteneva in realtà infinite esperienze pregresse e future. Dove finisce il Mediterraneo? È la domanda a cui il lavoro vuole trovare risposta indagando per classificazioni, genealogie e fenomenologie il come si sia costruita un’immagine mediterranea decisamente più vasta, di come esista dunque intorno al Mar Mediterraneo un meta-paesaggio fatto di spazi domestici e in cui l’architettura diviene mezzo di accesso e di comprensione a questa ulteriore realtà ancora invisibile. L’interpretazione si avvera allora nella trasformazione borghese, nella villa capace di (tras)portarsi e mettere radici in luoghi lontani secondo una corrispondenza di fenomeni. Come nuove mappature, la cartografia del Mediterraneo sembra essere fondata da un nuovo Atlante che include in sé anatomie, traslazioni e antologie in una aggiornata genealogia compositiva dell’architettura in cui sono racchiusi residui di in nite visioni aptiche.

Camere Azzurre. La casa come costruzione di un'antologia mediterranea / Vincenzo Moschetti. - (2019).

Camere Azzurre. La casa come costruzione di un'antologia mediterranea

Vincenzo Moschetti
2019

Abstract

Nella primavera del 1962 in partenza per la Grecia, Martin Heidegger appunta come a Venezia “tutto è invecchiato, e tuttavia nulla è antico; si vede ciò che è trascorso, ma non ciò che è stato, che è raccolto qui quel che resta, per donarsi nuovamente a chi lo aspetta [...] nella storia domina il destino”. Quello dell’autore tedesco è il residuo di una visione, un avanzamento circa l’attualità del costrutto mediterraneo, di un mondo conchiuso generatore di forme, di spazi e luoghi, di camere e stanze dell’architettura. È un abitante di Meßkirch, nel land di del Baden-Württemberg che se lo chiede, determinando il destino di quel soggiorno che in sé conteneva in realtà infinite esperienze pregresse e future. Dove finisce il Mediterraneo? È la domanda a cui il lavoro vuole trovare risposta indagando per classificazioni, genealogie e fenomenologie il come si sia costruita un’immagine mediterranea decisamente più vasta, di come esista dunque intorno al Mar Mediterraneo un meta-paesaggio fatto di spazi domestici e in cui l’architettura diviene mezzo di accesso e di comprensione a questa ulteriore realtà ancora invisibile. L’interpretazione si avvera allora nella trasformazione borghese, nella villa capace di (tras)portarsi e mettere radici in luoghi lontani secondo una corrispondenza di fenomeni. Come nuove mappature, la cartografia del Mediterraneo sembra essere fondata da un nuovo Atlante che include in sé anatomie, traslazioni e antologie in una aggiornata genealogia compositiva dell’architettura in cui sono racchiusi residui di in nite visioni aptiche.
2019
Francesco Collotti, co tutor: Fabrizio Arrigoni, Michelangelo Pivetta
ITALIA
Vincenzo Moschetti
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Tipologia: Tesi di dottorato
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