La presente ricerca si inserisce all’interno degli studi sugli home movies in un orizzonte che trova le proprie coordinate temporali comprese tra gli anni Trenta e gli anni Settanta (limite cronologico imposto dalle nuove modalità rappresentative e fruitive portate dall’avvento delle tecnologie video) e quelle geografiche nei luoghi della Toscana. La ricerca vede orientato così il proprio focus nel paesaggio naturale e urbano toscano “filmato” dai turisti cineamatori. Innanzitutto, si è ritenuto necessario nel primo capitolo ripercorrere Il Panorama tecnologico che vede gli apparati disponibili per uso non professionale trovare la propria evoluzione dalle prime forme di pre-cinema amatoriale, fino alle più moderne cineprese per il Super8. (Auer, Ory, 1979; Baume, 1961; Ferrero, 1966; Fiorini, Santi, 2005; Kattelle, 2000, 1986; Montaña, 2017; Montanaro, 2001; Valperga, 1988). Nel secondo capitolo, La formazione dello sguardo, la comparazione tra un corpus di manuali destinati al cineamatore d’oltreoceano – la cui pratica si sviluppa all’insegna del well-made e raramente riesce ad affrancarsi da una deferenza rispetto ai modelli Hollywoodiani, non riuscendo nell’elaborazione di soluzioni visive autonome (Odin 2001, Ruoff, 2006) – e i principali testi editi a supporto del dilettante italiano (Mosconi, 2005), ha fornito l’occasione per rintracciare ricorrenze o divergenze verso le quali tali strumenti editoriali concorrono allo sviluppo di strutture visive e narrative. Diversamente da quanto accade nelle riviste, dove il dibattito sulla costruzione del linguaggio filmico si sviluppa in modo rapsodico, è infatti attraverso i manuali editi fino agli anni Settanta, la cui analisi appare ancora poco indagata all’interno degli studi sul cinema amatoriale, che viene offerto al dilettante uno strumento formativo sull’intero corpus di regole grammaticali e sintattiche del testo filmico. Attraverso il terzo capitolo La scelta del punto di vista si è quindi provveduto ad effettuare una tessitura dei contributi critici che hanno concorso alla definizione della prospettiva adottata per l’osservazione dei filmati girati dai cineamatori in viaggio in Toscana tra gli anni Trenta e gli anni Settanta. Nel primo paragrafo Dal viaggiatore al turista, attraverso i principali contributi derivanti dagli studi antropologici e sociologici (Corvo, 2003; Leed 1991), viene tracciato il sentiero che dal viaggiatore conduce al turista, procedendo quindi alla definizione di un particolare punto di vista dal quale osservare l’ambiente stra-ordinario: uno sguardo turistico (Urry, 1990) che dalla fotografia, oggetto del secondo paragrafo Paesaggi migrati (Chalfen 1987, 1979; Dondero, 2006), si evolve nella terza parte con Il cineamatore in viaggio nel flusso dei paesaggi in movimento (Ruoff, 2006) del cinema amatoriale (Locatelli, 2010, 2005; Nicholson 2012, 2009, 2006; Re Santi 2015). Come il fenomeno del turismo di massa attua un’omologazione dei comportamenti, determinando una certa passività dell’attore sociale (Corvo, 2003), allo stesso modo lo sguardo del cineamatore flâneur (Simoni, 2017) cessa di esplorare liberamente lo spazio inserendosi all’interno di percorsi definiti alla ricerca di immagini-cartolina. La stereoscopia degli sguardi e la possibilità dell’osservazione da molteplici punti di vista si allinea così in riprese turistiche stereotipate, ammettendo poche varianti nel diario di viaggio del cineamatore. Infine, il quarto capitolo, Viaggio in Toscana: gli sguardi dal fondo, accoglie l’analisi di una selezione dei filmati amatoriali girati dai turisti in Toscana dagli anni Trenta alla fine degli anni Settanta, organizzati per nuclei tematici. L’analisi delle pellicole ha consentito la ricerca, e quindi la definizione, di queste particolari prospettive attraverso le quali il turista cineamatore guarda (oppure ignora) il paesaggio toscano nelle differenti occasioni di viaggio, dove ben diverso è il punto di vista adottato dal dilettante che filma le proprie vacanze al mare, rispetto a quando invece egli si trova in visita presso le città d’arte toscane. Se quindi lo sguardo del turista cineamatore che visita la Toscana tra gli anni Trenta e Settanta emerge dai fondi archivistici in una coralità di punti di vista stereotipati, a conclusione di questa ricerca è apparso opportuno interrogarsi, seppur brevemente, come le forme narrative del cinema amatoriale, e nello specifico le pellicole dei turisti cineamatori, trovino un orizzonte più ampio in una memoria collettiva relazionata al territorio. Oltre ad una sintetica riflessione sul senso della memoria che lega questi filmati al territorio, in Conclusioni. E oggi? si è cercato di trovare una conclusione a questa ricerca mostrando le nuove prospettive verso le quali lo sguardo scelto possa offrire, attraverso il ricorso alle nuove tecnologie, inediti punti di vista tra passato e presente e concorrere alla riscrittura di nuove spazialità fruitive, ma soprattutto, narrative.

La Toscana a passo ridotto. Lo sguardo del turista cineamatore tra gli anni Trenta e gli anni Settanta / Elisa Bianchi. - (2019).

La Toscana a passo ridotto. Lo sguardo del turista cineamatore tra gli anni Trenta e gli anni Settanta

Elisa Bianchi
2019

Abstract

La presente ricerca si inserisce all’interno degli studi sugli home movies in un orizzonte che trova le proprie coordinate temporali comprese tra gli anni Trenta e gli anni Settanta (limite cronologico imposto dalle nuove modalità rappresentative e fruitive portate dall’avvento delle tecnologie video) e quelle geografiche nei luoghi della Toscana. La ricerca vede orientato così il proprio focus nel paesaggio naturale e urbano toscano “filmato” dai turisti cineamatori. Innanzitutto, si è ritenuto necessario nel primo capitolo ripercorrere Il Panorama tecnologico che vede gli apparati disponibili per uso non professionale trovare la propria evoluzione dalle prime forme di pre-cinema amatoriale, fino alle più moderne cineprese per il Super8. (Auer, Ory, 1979; Baume, 1961; Ferrero, 1966; Fiorini, Santi, 2005; Kattelle, 2000, 1986; Montaña, 2017; Montanaro, 2001; Valperga, 1988). Nel secondo capitolo, La formazione dello sguardo, la comparazione tra un corpus di manuali destinati al cineamatore d’oltreoceano – la cui pratica si sviluppa all’insegna del well-made e raramente riesce ad affrancarsi da una deferenza rispetto ai modelli Hollywoodiani, non riuscendo nell’elaborazione di soluzioni visive autonome (Odin 2001, Ruoff, 2006) – e i principali testi editi a supporto del dilettante italiano (Mosconi, 2005), ha fornito l’occasione per rintracciare ricorrenze o divergenze verso le quali tali strumenti editoriali concorrono allo sviluppo di strutture visive e narrative. Diversamente da quanto accade nelle riviste, dove il dibattito sulla costruzione del linguaggio filmico si sviluppa in modo rapsodico, è infatti attraverso i manuali editi fino agli anni Settanta, la cui analisi appare ancora poco indagata all’interno degli studi sul cinema amatoriale, che viene offerto al dilettante uno strumento formativo sull’intero corpus di regole grammaticali e sintattiche del testo filmico. Attraverso il terzo capitolo La scelta del punto di vista si è quindi provveduto ad effettuare una tessitura dei contributi critici che hanno concorso alla definizione della prospettiva adottata per l’osservazione dei filmati girati dai cineamatori in viaggio in Toscana tra gli anni Trenta e gli anni Settanta. Nel primo paragrafo Dal viaggiatore al turista, attraverso i principali contributi derivanti dagli studi antropologici e sociologici (Corvo, 2003; Leed 1991), viene tracciato il sentiero che dal viaggiatore conduce al turista, procedendo quindi alla definizione di un particolare punto di vista dal quale osservare l’ambiente stra-ordinario: uno sguardo turistico (Urry, 1990) che dalla fotografia, oggetto del secondo paragrafo Paesaggi migrati (Chalfen 1987, 1979; Dondero, 2006), si evolve nella terza parte con Il cineamatore in viaggio nel flusso dei paesaggi in movimento (Ruoff, 2006) del cinema amatoriale (Locatelli, 2010, 2005; Nicholson 2012, 2009, 2006; Re Santi 2015). Come il fenomeno del turismo di massa attua un’omologazione dei comportamenti, determinando una certa passività dell’attore sociale (Corvo, 2003), allo stesso modo lo sguardo del cineamatore flâneur (Simoni, 2017) cessa di esplorare liberamente lo spazio inserendosi all’interno di percorsi definiti alla ricerca di immagini-cartolina. La stereoscopia degli sguardi e la possibilità dell’osservazione da molteplici punti di vista si allinea così in riprese turistiche stereotipate, ammettendo poche varianti nel diario di viaggio del cineamatore. Infine, il quarto capitolo, Viaggio in Toscana: gli sguardi dal fondo, accoglie l’analisi di una selezione dei filmati amatoriali girati dai turisti in Toscana dagli anni Trenta alla fine degli anni Settanta, organizzati per nuclei tematici. L’analisi delle pellicole ha consentito la ricerca, e quindi la definizione, di queste particolari prospettive attraverso le quali il turista cineamatore guarda (oppure ignora) il paesaggio toscano nelle differenti occasioni di viaggio, dove ben diverso è il punto di vista adottato dal dilettante che filma le proprie vacanze al mare, rispetto a quando invece egli si trova in visita presso le città d’arte toscane. Se quindi lo sguardo del turista cineamatore che visita la Toscana tra gli anni Trenta e Settanta emerge dai fondi archivistici in una coralità di punti di vista stereotipati, a conclusione di questa ricerca è apparso opportuno interrogarsi, seppur brevemente, come le forme narrative del cinema amatoriale, e nello specifico le pellicole dei turisti cineamatori, trovino un orizzonte più ampio in una memoria collettiva relazionata al territorio. Oltre ad una sintetica riflessione sul senso della memoria che lega questi filmati al territorio, in Conclusioni. E oggi? si è cercato di trovare una conclusione a questa ricerca mostrando le nuove prospettive verso le quali lo sguardo scelto possa offrire, attraverso il ricorso alle nuove tecnologie, inediti punti di vista tra passato e presente e concorrere alla riscrittura di nuove spazialità fruitive, ma soprattutto, narrative.
2019
Cristina Jandelli
ITALIA
Elisa Bianchi
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