Tesi di Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo - indirizzo Spettacolo. Tutor: prof.ssa Francesca Simoncini; coordinatore: prof. Andrea De Marchi. L'obiettivo del presente lavoro è quello di indagare, attraverso la ricostruzione delle principali vicende professionali e personali delle prime comiche, l'importante, quanto poco esplorato, tema dell'accesso da parte delle donne al mestiere teatrale. Le 'pioniere della scena' introducono negli spettacoli delle compagnie viaggianti sostanziali trasformazioni, ampliando la gamma dei generici, del repertorio e delle possibilità espressive inerenti alla recitazione. Grazie a loro, interpreti del ruolo delle Innamorate, generi teatrali alternativi alla commedia, come la tragedia, la pastorale e il melodramma, cominciano a entrare nel repertorio delle compagnie dell'Arte. L'esordio del professionismo attorico femminile, nonostante la sua notevole portata storica, presenta tuttavia contorni alquanto incerti: risulta difficile ricostruirne la datazione precisa, ad oggi collocata negli anni '60 del '500 e appare sfuggente anche l'identità e l'effettiva provenienza delle prime comiche. Nel tentativo di compiere una più approfondita analisi dell'evento, si è proceduto alla ricostruzione delle biografie artistiche delle 'pioniere' della scena: in particolare, si è scelto di circoscrivere la ricerca alle attrici attive nel periodo compreso tra la comparsa documentata delle prime donne in compagnia (inizio anni '60 del XVI secolo) e la morte di Isabella Andreini (1604), assunta come data simbolica di passaggio tra le prime generazioni di comiche e quelle successive. La metodologia di studio si è basata sulla raccolta di notizie e documenti relativi alle attrici attive in tale lasso di tempo e si è sviluppata attraverso un'indagine sia bibliografica sia archivistica. Sono stati così ripercorsi alcuni dei principali itinerari italiani ed europei delle compagnie professionistiche di cui le 'pioniere' facevano parte. Oltre alla consultazione di un'ampia bibliografia – all'interno della quale le opere di Siro Ferrone costituiscono un importante punto di riferimento anche metodologico -, si è proceduto a raccogliere ed esaminare fonti di diversa natura: documenti d'archivio (carteggi, atti notarili, contratti, licenze, ecc...), cronache, diari, testi letterari, testi teatrali, raccolte di generici, canovacci. L'indagine è stata effettuata in archivi e biblioteche di alcune città dell'Italia centrosettentrionale (in particolare Roma, Firenze, Genova, Mantova, Verona), in Spagna e in Francia (nelle città di València, Madrid, Lione e Parigi). Di fondamentale importanza, poi, è stata la consultazione dell'archivio online Herla, realizzato dalla Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo. La ricerca si è svolta nella consapevolezza della più significativa criticità del progetto: la scarsità di fonti, determinata sia dalla lontananza nel tempo degli eventi, sia dalla circostanza che in molti casi le attrici, mogli dei loro compagni d'Arte, non apponevano la propria firma a lettere e suppliche. Per questo si è proceduto principalmente a raccogliere, censire e ordinare il materiale esistente: il presente studio è dunque il risultato di un processo di ricognizione di fonti in prevalenza già note la cui sistemazione organica ha permesso di scandagliare più approfonditamente il fenomeno oggetto d'indagine e di elaborare alcune nuove ipotesi. Attraverso tale procedimento abbiamo così individuato tre generazioni di attrici: quella delle pioniere, le cui esponenti principali sono Vincenza Armani e Barbara Flaminia; una seconda generazione, rappresentata in particolare da Vittoria Piissimi e da Silvia Roncagli; una terza, di cui fanno parte le attrici contemporanee di Isabella Andreini. Ad ogni generazione è dedicato un capitolo della tesi: nella parte saggistica si delineano i profili biografici ed artistici di alcune delle attrici più rappresentative per ciascuna delle tre fasi. Di ognuna si è cercato di ricostruire, per quanto possibile, le vicende biografiche: sono stati messi in evidenza, in particolare, i legami con letterati e intellettuali e le tournées in Italia, Spagna e Francia. Una speciale attenzione, poi, è stata dedicata all'analisi del repertorio e delle tecniche di recitazione, nel tentativo di ricavare un attendibile profilo artistico e di individuare, altresì, le diverse declinazioni in cui poteva delinearsi il ruolo di Innamorata (o, nel caso di Silvia Roncagli, quello di Servetta). I singoli casi sono stati inseriti organicamente in un contesto – storico, politico, culturale, teatrale – più ampio, che ha reso possibile evidenziare le relazioni (anche intergenerazionali) tra le attrici nonché i loro rapporti con colleghi, artisti, mecenati, nobili ed intellettuali. In questa disamina, abbiamo scelto di non approfondire il profilo biografico della più famosa Prima Innamorata del tempo, Isabella Andreini, la cui figura è già stata ampiamente indagata attraverso molteplici studi: l'abbiamo quindi tenuta ai margini del discorso, come termine di confronto per le esperienze professionali ed artistiche delle colleghe meno famose e come punto d'arrivo del processo di nobilitazione e 'divinizzazione' dell'attrice iniziato alla fine degli anni '60 del '500 con Vincenza Armani. Ma, proprio in virtù dell'importante valore simbolico assunto dalla diva padovana, è appunto la data della sua morte a segnare, emblematicamente, la fine di un'epoca: all'inizio del XVII secolo la prima fase del faticoso percorso intrapreso dalle pioniere può dirsi conclusa, dato che ormai la figura dell'attrice – sebbene non ancora pienamente accettata dai moralisti e dai predicatori più intransigenti – si è pienamente affermata nel sistema teatrale e nel contesto storico-sociale. A complemento di questo più approfondito lavoro di 'scavo', abbiamo ritenuto opportuno inserire, in appendice, un sintetico dizionario biografico, che rappresenta il risultato del censimento di tutte le comiche (di cui si abbia notizia) attive nel periodo di tempo considerato. Le attrici individuate sono circa una trentina: di alcune sappiamo solo il nome o poco più, di altre è stato possibile ricostruire, almeno in parte, alcune vicende personali e professionali. Altre ancora sono segnalate come comiche in antichi repertori, ma la loro attività in ambito teatrale – oppure, in qualche caso, la loro stessa esistenza - non trova riscontro in alcuna fonte documentaria. Nonostante l'estrema frammentarietà delle informazioni, ciò che emerge è un insieme composito e interessante, la cui analisi permette di misurare, ancorché in modo approssimativo, la portata del fenomeno del professionismo attorico femminile e la sua diffusione cronologica e geografica. Lo studio delle biografie delle attrici più o meno celebri attive tra gli anni '60 del XVI secolo e l'inizio del XVII ha condotto ad avanzare alcune ipotesi a proposito dell'origine del fenomeno del professionismo attorico femminile. La nota teoria di Ferdinando Taviani, secondo cui le pioniere della scena sarebbero le eredi delle meretrices honestae, non sembra trovare conferma nelle fonti documentarie: se in molti casi la provenienza delle comiche rimane avvolta nel mistero, in altri è possibile individuare un percorso di formazione ben diverso. Tale percorso avrebbe portato alcune attrici di origini 'basse' e popolari a maturare consapevolezza delle proprie potenzialità sceniche attraverso un'assidua frequentazione di letterati ed intellettuali di corte o d'accademia, fino ad acquisire gli strumenti culturali necessari per elevare la propria arte e per trasferire nuove competenze all'interno delle compagnie. È questo, ad esempio, il caso di Barbara Flaminia, come documentato in recenti studi da Francesca Simoncini; ma si possono rilevare esperienze analoghe – o, comunque, esordi ben lontani dai fasti delle corti romane e veneziane – anche per altre comiche. Il presente lavoro, mediante la raccolta, l'organizzazione e la sistemazione del materiale esistente sulle origini del professionismo attorico femminile, si configura come un approfondito studio del fenomeno e la premessa per la formulazione di nuove ipotesi, che presentano molteplici questioni critiche ancora aperte e si pongono come possibile punto di partenza per eventuali future indagini.

Il professionismo attorico femminile tra 1560 e 1604. Censimento, biografie e tecniche di recitazione / Eloisa Pierucci. - (2019).

Il professionismo attorico femminile tra 1560 e 1604. Censimento, biografie e tecniche di recitazione.

Eloisa Pierucci
2019

Abstract

Tesi di Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo - indirizzo Spettacolo. Tutor: prof.ssa Francesca Simoncini; coordinatore: prof. Andrea De Marchi. L'obiettivo del presente lavoro è quello di indagare, attraverso la ricostruzione delle principali vicende professionali e personali delle prime comiche, l'importante, quanto poco esplorato, tema dell'accesso da parte delle donne al mestiere teatrale. Le 'pioniere della scena' introducono negli spettacoli delle compagnie viaggianti sostanziali trasformazioni, ampliando la gamma dei generici, del repertorio e delle possibilità espressive inerenti alla recitazione. Grazie a loro, interpreti del ruolo delle Innamorate, generi teatrali alternativi alla commedia, come la tragedia, la pastorale e il melodramma, cominciano a entrare nel repertorio delle compagnie dell'Arte. L'esordio del professionismo attorico femminile, nonostante la sua notevole portata storica, presenta tuttavia contorni alquanto incerti: risulta difficile ricostruirne la datazione precisa, ad oggi collocata negli anni '60 del '500 e appare sfuggente anche l'identità e l'effettiva provenienza delle prime comiche. Nel tentativo di compiere una più approfondita analisi dell'evento, si è proceduto alla ricostruzione delle biografie artistiche delle 'pioniere' della scena: in particolare, si è scelto di circoscrivere la ricerca alle attrici attive nel periodo compreso tra la comparsa documentata delle prime donne in compagnia (inizio anni '60 del XVI secolo) e la morte di Isabella Andreini (1604), assunta come data simbolica di passaggio tra le prime generazioni di comiche e quelle successive. La metodologia di studio si è basata sulla raccolta di notizie e documenti relativi alle attrici attive in tale lasso di tempo e si è sviluppata attraverso un'indagine sia bibliografica sia archivistica. Sono stati così ripercorsi alcuni dei principali itinerari italiani ed europei delle compagnie professionistiche di cui le 'pioniere' facevano parte. Oltre alla consultazione di un'ampia bibliografia – all'interno della quale le opere di Siro Ferrone costituiscono un importante punto di riferimento anche metodologico -, si è proceduto a raccogliere ed esaminare fonti di diversa natura: documenti d'archivio (carteggi, atti notarili, contratti, licenze, ecc...), cronache, diari, testi letterari, testi teatrali, raccolte di generici, canovacci. L'indagine è stata effettuata in archivi e biblioteche di alcune città dell'Italia centrosettentrionale (in particolare Roma, Firenze, Genova, Mantova, Verona), in Spagna e in Francia (nelle città di València, Madrid, Lione e Parigi). Di fondamentale importanza, poi, è stata la consultazione dell'archivio online Herla, realizzato dalla Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo. La ricerca si è svolta nella consapevolezza della più significativa criticità del progetto: la scarsità di fonti, determinata sia dalla lontananza nel tempo degli eventi, sia dalla circostanza che in molti casi le attrici, mogli dei loro compagni d'Arte, non apponevano la propria firma a lettere e suppliche. Per questo si è proceduto principalmente a raccogliere, censire e ordinare il materiale esistente: il presente studio è dunque il risultato di un processo di ricognizione di fonti in prevalenza già note la cui sistemazione organica ha permesso di scandagliare più approfonditamente il fenomeno oggetto d'indagine e di elaborare alcune nuove ipotesi. Attraverso tale procedimento abbiamo così individuato tre generazioni di attrici: quella delle pioniere, le cui esponenti principali sono Vincenza Armani e Barbara Flaminia; una seconda generazione, rappresentata in particolare da Vittoria Piissimi e da Silvia Roncagli; una terza, di cui fanno parte le attrici contemporanee di Isabella Andreini. Ad ogni generazione è dedicato un capitolo della tesi: nella parte saggistica si delineano i profili biografici ed artistici di alcune delle attrici più rappresentative per ciascuna delle tre fasi. Di ognuna si è cercato di ricostruire, per quanto possibile, le vicende biografiche: sono stati messi in evidenza, in particolare, i legami con letterati e intellettuali e le tournées in Italia, Spagna e Francia. Una speciale attenzione, poi, è stata dedicata all'analisi del repertorio e delle tecniche di recitazione, nel tentativo di ricavare un attendibile profilo artistico e di individuare, altresì, le diverse declinazioni in cui poteva delinearsi il ruolo di Innamorata (o, nel caso di Silvia Roncagli, quello di Servetta). I singoli casi sono stati inseriti organicamente in un contesto – storico, politico, culturale, teatrale – più ampio, che ha reso possibile evidenziare le relazioni (anche intergenerazionali) tra le attrici nonché i loro rapporti con colleghi, artisti, mecenati, nobili ed intellettuali. In questa disamina, abbiamo scelto di non approfondire il profilo biografico della più famosa Prima Innamorata del tempo, Isabella Andreini, la cui figura è già stata ampiamente indagata attraverso molteplici studi: l'abbiamo quindi tenuta ai margini del discorso, come termine di confronto per le esperienze professionali ed artistiche delle colleghe meno famose e come punto d'arrivo del processo di nobilitazione e 'divinizzazione' dell'attrice iniziato alla fine degli anni '60 del '500 con Vincenza Armani. Ma, proprio in virtù dell'importante valore simbolico assunto dalla diva padovana, è appunto la data della sua morte a segnare, emblematicamente, la fine di un'epoca: all'inizio del XVII secolo la prima fase del faticoso percorso intrapreso dalle pioniere può dirsi conclusa, dato che ormai la figura dell'attrice – sebbene non ancora pienamente accettata dai moralisti e dai predicatori più intransigenti – si è pienamente affermata nel sistema teatrale e nel contesto storico-sociale. A complemento di questo più approfondito lavoro di 'scavo', abbiamo ritenuto opportuno inserire, in appendice, un sintetico dizionario biografico, che rappresenta il risultato del censimento di tutte le comiche (di cui si abbia notizia) attive nel periodo di tempo considerato. Le attrici individuate sono circa una trentina: di alcune sappiamo solo il nome o poco più, di altre è stato possibile ricostruire, almeno in parte, alcune vicende personali e professionali. Altre ancora sono segnalate come comiche in antichi repertori, ma la loro attività in ambito teatrale – oppure, in qualche caso, la loro stessa esistenza - non trova riscontro in alcuna fonte documentaria. Nonostante l'estrema frammentarietà delle informazioni, ciò che emerge è un insieme composito e interessante, la cui analisi permette di misurare, ancorché in modo approssimativo, la portata del fenomeno del professionismo attorico femminile e la sua diffusione cronologica e geografica. Lo studio delle biografie delle attrici più o meno celebri attive tra gli anni '60 del XVI secolo e l'inizio del XVII ha condotto ad avanzare alcune ipotesi a proposito dell'origine del fenomeno del professionismo attorico femminile. La nota teoria di Ferdinando Taviani, secondo cui le pioniere della scena sarebbero le eredi delle meretrices honestae, non sembra trovare conferma nelle fonti documentarie: se in molti casi la provenienza delle comiche rimane avvolta nel mistero, in altri è possibile individuare un percorso di formazione ben diverso. Tale percorso avrebbe portato alcune attrici di origini 'basse' e popolari a maturare consapevolezza delle proprie potenzialità sceniche attraverso un'assidua frequentazione di letterati ed intellettuali di corte o d'accademia, fino ad acquisire gli strumenti culturali necessari per elevare la propria arte e per trasferire nuove competenze all'interno delle compagnie. È questo, ad esempio, il caso di Barbara Flaminia, come documentato in recenti studi da Francesca Simoncini; ma si possono rilevare esperienze analoghe – o, comunque, esordi ben lontani dai fasti delle corti romane e veneziane – anche per altre comiche. Il presente lavoro, mediante la raccolta, l'organizzazione e la sistemazione del materiale esistente sulle origini del professionismo attorico femminile, si configura come un approfondito studio del fenomeno e la premessa per la formulazione di nuove ipotesi, che presentano molteplici questioni critiche ancora aperte e si pongono come possibile punto di partenza per eventuali future indagini.
2019
Francesca Simoncini
ITALIA
Eloisa Pierucci
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Descrizione: Tesi di Dottorato di Eloisa Pierucci
Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1157923
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