Nel fregio è raffigurato, come recita il cartiglio sul quarto blocco, «Soliman, Sultan Imperatore di Turchi, sì come quando va alla sua Moschea, a far oratione ». Il disegno della composizione è stato talvolta ricondotto direttamente a Pieter Coeck van Aelst, o comunque ispirato dalla serie Moeurs et fachons de Turcz (Muraro, Rosand 1976), redatta dal pittore in occasione del suo viaggio a Costantinopoli nel 1533. Considerando le dimensioni, il fregio doveva essere stato concepito, probabilmente, per essere esposto, forse come decorazione murale (Bury 2001). Vi sono raffigurati 21 gruppi diversi, accompagnati da altrettante iscrizioni. Il tipografo è Domenico de’ Franceschi, libraio «all’insegna della Regina» in Frezzeria, editore dei Quattro Libri di Andrea Palladio, e conosciuto per la pubblicazione di incisioni, tra cui sei legni nel 1561 con Le armate cristiane e turche davanti a Vienna nel 1532, e le raccolte di disegni intitolate Regina, Serena, Speranza e Fede del 1564. Domenico de’ Franceschi nel cartiglio rivendica orgogliosamente di aver stampato altre composizioni analoghe nel passato («Già per il passato io feci, ò benigni lettori, la forma di un giusto essercito Turchesco, e uno Christiano») e sottolinea «hora havendo fatto [corsivo mio] questo disegno». Tale dichiarazione, unita ad altri elementi, come il fatto che nelle sue edizioni non sia mai nominato un incisore, autorizza a pensare che lui stesso ricoprisse tale ruolo nelle sue pubblicazioni, sia perché non avesse abbastanza soldi per rivolgersi a qualche artista, sia perché si ritenesse in grado di adempiervi ottimamente. Entrambi i fattori, nel caso di Palladio, devono aver giocato un ruolo decisivo, consentendogli di rivolgersi, per la pubblicazione dei Quattro Libri a un tipografo abilissimo nel settore delle incisioni e al tempo stesso più economico rispetto a qualche grande editore lagunare: elementi che probabilmente lo convinsero a rivolgersi alla stessa bottega per i Commentari di Cesare, ripetendo uno schema secondo il quale l’architetto vicentino avrebbe fornito i disegni e il tipografo si sarebbe occupato della loro traduzione nella pagina, dividendosi costi e ricavi dell’intera operazione editoriale.
La processione alla moschea del sultano Suleiman / BACCI G. - STAMPA. - (2008), pp. 336-336.
La processione alla moschea del sultano Suleiman
BACCI G
2008
Abstract
Nel fregio è raffigurato, come recita il cartiglio sul quarto blocco, «Soliman, Sultan Imperatore di Turchi, sì come quando va alla sua Moschea, a far oratione ». Il disegno della composizione è stato talvolta ricondotto direttamente a Pieter Coeck van Aelst, o comunque ispirato dalla serie Moeurs et fachons de Turcz (Muraro, Rosand 1976), redatta dal pittore in occasione del suo viaggio a Costantinopoli nel 1533. Considerando le dimensioni, il fregio doveva essere stato concepito, probabilmente, per essere esposto, forse come decorazione murale (Bury 2001). Vi sono raffigurati 21 gruppi diversi, accompagnati da altrettante iscrizioni. Il tipografo è Domenico de’ Franceschi, libraio «all’insegna della Regina» in Frezzeria, editore dei Quattro Libri di Andrea Palladio, e conosciuto per la pubblicazione di incisioni, tra cui sei legni nel 1561 con Le armate cristiane e turche davanti a Vienna nel 1532, e le raccolte di disegni intitolate Regina, Serena, Speranza e Fede del 1564. Domenico de’ Franceschi nel cartiglio rivendica orgogliosamente di aver stampato altre composizioni analoghe nel passato («Già per il passato io feci, ò benigni lettori, la forma di un giusto essercito Turchesco, e uno Christiano») e sottolinea «hora havendo fatto [corsivo mio] questo disegno». Tale dichiarazione, unita ad altri elementi, come il fatto che nelle sue edizioni non sia mai nominato un incisore, autorizza a pensare che lui stesso ricoprisse tale ruolo nelle sue pubblicazioni, sia perché non avesse abbastanza soldi per rivolgersi a qualche artista, sia perché si ritenesse in grado di adempiervi ottimamente. Entrambi i fattori, nel caso di Palladio, devono aver giocato un ruolo decisivo, consentendogli di rivolgersi, per la pubblicazione dei Quattro Libri a un tipografo abilissimo nel settore delle incisioni e al tempo stesso più economico rispetto a qualche grande editore lagunare: elementi che probabilmente lo convinsero a rivolgersi alla stessa bottega per i Commentari di Cesare, ripetendo uno schema secondo il quale l’architetto vicentino avrebbe fornito i disegni e il tipografo si sarebbe occupato della loro traduzione nella pagina, dividendosi costi e ricavi dell’intera operazione editoriale.File | Dimensione | Formato | |
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