Lo studio analizza criticamente l’ambiziosa opera "Pisa. Ein Versuch", composta da Borchardt negli anni dell’esilio italiano e pubblicata nel 1938. La ricerca ha indagato la peculiare ricezione del Medioevo e della sua cultura nell’opera borchardtiana, restituendo importanza al vasto panorama di studi filologici e storici sottesi al testo e, attraverso una solida contestualizzazione, ha evidenziato al contempo l’isolamento intellettuale dell’autore. Colloqui con esperti e docenti delle università di Firenze, Bonn, Parigi e Pisa hanno permesso di definire lo spessore delle competenze linguistiche, filologiche, storiche, letterarie e di storia dell’arte che Borchardt dispiega nel testo e che non erano state debitamente considerate. Grazie alle indagini archivistiche è stato possibile enucleare il peso della lettura filologica delle liriche dei trovatori provenzali che l’autore affianca a una notevole riflessione sull'opera di Giovanni Pisano. La ricerca ha colto così il respiro europeo nel quale si inserisce l’opera borchardtiana. La dissertazione, suddivisa in sei capitoli, esordisce con l’analisi di un testo sulle città italiane in cui l’autore prende posizione a favore di un’immagine dell’Italia la cui intrinseca natura può essere colta soltanto ai margini del processo di modernizzazione. La ricerca ha inoltre sottolineato quanto rilevante sia stata l’ascendenza humboldtiana nella definizione del rapporto fra ambiente naturale e civiltà umana, così cruciale in Borchardt. Lo studio esamina quindi la connessione fra stile architettonico, stile di vita, arte figurativa e poesia mettendo in luce come l’autore comprenda questi aspetti quali diretta emanazione della civiltà imperiale romana. A questo assunto la ricerca collega l’imponente impresa traduttiva affrontata da Borchardt nel trasporre la Commedia dantesca in un tedesco arcaico che dovrebbe restituire l’alterità di Dante rispetto alla cultura moderna. Quindi la dissertazione ricostruisce la genesi di "Pisa, Ein Versuch" a partire dai saggi e dagli interventi pubblicistici della seconda metà degli anni Venti, che convergono nel progetto di fondazione di una nuova “Mittelalterliche Altertumswissenschaft”. Nel circoscrivere i lineamenti di questa nuova disciplina viene opportunamente esaminato il decisivo influsso esercitato da Stefan George sul pensiero e sulla sensibilità poetica di Borchardt. Nella sezione centrale della tesi prende forma la visione borchardtiana di Pisa città imperiale che l’autore oppone al campanilismo comunale inserendola così in una prospettiva sovranazionale tutta proiettata verso il futuro e l'Europa. Al centro di questa analisi troviamo le figure di Arnaut Daniel, Giovanni Pisano e Federico II imperatore del Sacro Romano Impero. Un suggestivo spunto di lettura ha permesso di contrapporre la visione della romanità imperiale, quale ereditata da Pisa, alla coeva visione fascista della romanità, alla quale mai si piegherà il filologo e lo studioso. Nell’ultima sezione viene ricostruita l’immagine del Medioevo proposta da Borchardt che se risente fortemente della lezione di Stefan George e delle sollecitazioni del George- Kreis, si riallaccia tuttavia alla lettura novalisiana dell’Europa medievale. Al contempo lo studio evidenzia in che modo l’analisi che Borchardt propone della Pisa medievale sospinta ai margini del percorso storico, assume tratti fortemente personali: Pisa e la sua “Causa victa” costituiscono di fatto una proiezione autobiografica dell’autore che mette in risalto la vicenda dell’uomo e dell’intellettuale Borchardt nella sua sempre più dolorosa solitudine, fino alla morte che lo coglierà durante la deportazione. This study investigates the ambitious work "Pisa. Ein Versuch" that Rudolf Borchardt composed during the years of the Italian exile and published in 1938. The research aims at returning the significance this writing deserves providing a critical analysis of the peculiar reception of the Middle age and its contemporary culture in Borchardt’s work, focusing on the large philological and historical background underlying the text. The study presents an unavoidable and solid contextualization highlighting the intellectual isolation of the author. Conversations with experts and Professors of the Universities of Florence, Paris Sorbonne, and Bonn enabled establishing the depth of the linguistic, philological, historical and literary knowledge the author deploys in this text, which had not been brought into focus so far. Thanks to a precise archival survey the study has shown the importance of the extraordinary reflection on the Provencal Troubadours that Borchardt carries out by linking their poems to the masterpiece by Giovanni Pisano, hosted in the Duomo of Pisa. The study has thus demonstrated the European profile of Borchardt’s work. The research is divided in six chapters, the first chapter provides both a textual and contextual analysis of a writing Borchardt dedicates to Italian towns, where he strongly identifies the possibility of discovering the true nature of the Italian landscape only at the edge of the incessant modernisation process. The inquiry has highlighted how crucial was for Borchardt the influence of Humboldt’s vision with relation to the definition of natural habitat and human civilization. Furthermore, the research examines all the references Borchardt develops in a network where he associates the Italian architectural style with the Italian life-style, figurative art with poetry and shows to what degree all these aspects of the Italian culture and life are derived from the Imperial Roman society. The connection with the Latin culture conducts the research to examine the impressive work of translating the “Divina Commedia” into a medieval archaic German, language that Borchardt himself created, in order to highlight the alterity of Dante in relation to modern culture. The study reconstructs the genesis of the text “Pisa. Ein Versuch” starting from the essays and the public speeches Borchardt held during the second half of the Twenties, all of which converge on the project of the constitution of a new “Mittelalterliche Altertumswissenschaft”. In specifying the features of this new discipline, the study provides an extensive examination of the influence exercised by Stefan George on the thought and on the poetic sensitivity of Borchardt. The central section of the research outlines and discusses Borchardt vision of Pisa as imperial town, opposing the communal parochialism to a multinational or extranational vision that projects Pisa into the future and towards Europe. At the centre of this idea are the characters of Arnaut Daniel, Giovanni Pisano and the Holy Roman Emperor Frederick II. A suggestive reading made possible a confrontation aimed at opposing the conceptual framework of the imperial Romanitas as inherited by Pisa, to the contemporary fascist vision of the Romanitas whose historical ideal the philologist and cultivated author would never accept. The last section of the study discusses the image of the Middle age that Borchardt proposes in his book, showing that if the influence of George and the George-Kreis is clearly evident, Borchardt’s ideal is much more connected to the notion of medieval Europe as evoked by Novalis. At the same time, however, he marks a break with the external influences, proposing a personal interpretation of the story of Pisa, a town that political events has driven to the margins of history and now takes on personal aspects of the author: Pisa and its “Causa victa” embody the biographical condition of the author, evidencing the human drama of Borchardt both as an intellectual and as a man in his more and more sorrowful loneliness, until death took him during the deportation towards Germany.

"Pisa. Solitudine di un impero". La ricezione della cultura medievale nell'opera di Rudolf Borchardt / Liliana Giacoponi. - (2019).

"Pisa. Solitudine di un impero". La ricezione della cultura medievale nell'opera di Rudolf Borchardt.

Liliana Giacoponi
2019

Abstract

Lo studio analizza criticamente l’ambiziosa opera "Pisa. Ein Versuch", composta da Borchardt negli anni dell’esilio italiano e pubblicata nel 1938. La ricerca ha indagato la peculiare ricezione del Medioevo e della sua cultura nell’opera borchardtiana, restituendo importanza al vasto panorama di studi filologici e storici sottesi al testo e, attraverso una solida contestualizzazione, ha evidenziato al contempo l’isolamento intellettuale dell’autore. Colloqui con esperti e docenti delle università di Firenze, Bonn, Parigi e Pisa hanno permesso di definire lo spessore delle competenze linguistiche, filologiche, storiche, letterarie e di storia dell’arte che Borchardt dispiega nel testo e che non erano state debitamente considerate. Grazie alle indagini archivistiche è stato possibile enucleare il peso della lettura filologica delle liriche dei trovatori provenzali che l’autore affianca a una notevole riflessione sull'opera di Giovanni Pisano. La ricerca ha colto così il respiro europeo nel quale si inserisce l’opera borchardtiana. La dissertazione, suddivisa in sei capitoli, esordisce con l’analisi di un testo sulle città italiane in cui l’autore prende posizione a favore di un’immagine dell’Italia la cui intrinseca natura può essere colta soltanto ai margini del processo di modernizzazione. La ricerca ha inoltre sottolineato quanto rilevante sia stata l’ascendenza humboldtiana nella definizione del rapporto fra ambiente naturale e civiltà umana, così cruciale in Borchardt. Lo studio esamina quindi la connessione fra stile architettonico, stile di vita, arte figurativa e poesia mettendo in luce come l’autore comprenda questi aspetti quali diretta emanazione della civiltà imperiale romana. A questo assunto la ricerca collega l’imponente impresa traduttiva affrontata da Borchardt nel trasporre la Commedia dantesca in un tedesco arcaico che dovrebbe restituire l’alterità di Dante rispetto alla cultura moderna. Quindi la dissertazione ricostruisce la genesi di "Pisa, Ein Versuch" a partire dai saggi e dagli interventi pubblicistici della seconda metà degli anni Venti, che convergono nel progetto di fondazione di una nuova “Mittelalterliche Altertumswissenschaft”. Nel circoscrivere i lineamenti di questa nuova disciplina viene opportunamente esaminato il decisivo influsso esercitato da Stefan George sul pensiero e sulla sensibilità poetica di Borchardt. Nella sezione centrale della tesi prende forma la visione borchardtiana di Pisa città imperiale che l’autore oppone al campanilismo comunale inserendola così in una prospettiva sovranazionale tutta proiettata verso il futuro e l'Europa. Al centro di questa analisi troviamo le figure di Arnaut Daniel, Giovanni Pisano e Federico II imperatore del Sacro Romano Impero. Un suggestivo spunto di lettura ha permesso di contrapporre la visione della romanità imperiale, quale ereditata da Pisa, alla coeva visione fascista della romanità, alla quale mai si piegherà il filologo e lo studioso. Nell’ultima sezione viene ricostruita l’immagine del Medioevo proposta da Borchardt che se risente fortemente della lezione di Stefan George e delle sollecitazioni del George- Kreis, si riallaccia tuttavia alla lettura novalisiana dell’Europa medievale. Al contempo lo studio evidenzia in che modo l’analisi che Borchardt propone della Pisa medievale sospinta ai margini del percorso storico, assume tratti fortemente personali: Pisa e la sua “Causa victa” costituiscono di fatto una proiezione autobiografica dell’autore che mette in risalto la vicenda dell’uomo e dell’intellettuale Borchardt nella sua sempre più dolorosa solitudine, fino alla morte che lo coglierà durante la deportazione. This study investigates the ambitious work "Pisa. Ein Versuch" that Rudolf Borchardt composed during the years of the Italian exile and published in 1938. The research aims at returning the significance this writing deserves providing a critical analysis of the peculiar reception of the Middle age and its contemporary culture in Borchardt’s work, focusing on the large philological and historical background underlying the text. The study presents an unavoidable and solid contextualization highlighting the intellectual isolation of the author. Conversations with experts and Professors of the Universities of Florence, Paris Sorbonne, and Bonn enabled establishing the depth of the linguistic, philological, historical and literary knowledge the author deploys in this text, which had not been brought into focus so far. Thanks to a precise archival survey the study has shown the importance of the extraordinary reflection on the Provencal Troubadours that Borchardt carries out by linking their poems to the masterpiece by Giovanni Pisano, hosted in the Duomo of Pisa. The study has thus demonstrated the European profile of Borchardt’s work. The research is divided in six chapters, the first chapter provides both a textual and contextual analysis of a writing Borchardt dedicates to Italian towns, where he strongly identifies the possibility of discovering the true nature of the Italian landscape only at the edge of the incessant modernisation process. The inquiry has highlighted how crucial was for Borchardt the influence of Humboldt’s vision with relation to the definition of natural habitat and human civilization. Furthermore, the research examines all the references Borchardt develops in a network where he associates the Italian architectural style with the Italian life-style, figurative art with poetry and shows to what degree all these aspects of the Italian culture and life are derived from the Imperial Roman society. The connection with the Latin culture conducts the research to examine the impressive work of translating the “Divina Commedia” into a medieval archaic German, language that Borchardt himself created, in order to highlight the alterity of Dante in relation to modern culture. The study reconstructs the genesis of the text “Pisa. Ein Versuch” starting from the essays and the public speeches Borchardt held during the second half of the Twenties, all of which converge on the project of the constitution of a new “Mittelalterliche Altertumswissenschaft”. In specifying the features of this new discipline, the study provides an extensive examination of the influence exercised by Stefan George on the thought and on the poetic sensitivity of Borchardt. The central section of the research outlines and discusses Borchardt vision of Pisa as imperial town, opposing the communal parochialism to a multinational or extranational vision that projects Pisa into the future and towards Europe. At the centre of this idea are the characters of Arnaut Daniel, Giovanni Pisano and the Holy Roman Emperor Frederick II. A suggestive reading made possible a confrontation aimed at opposing the conceptual framework of the imperial Romanitas as inherited by Pisa, to the contemporary fascist vision of the Romanitas whose historical ideal the philologist and cultivated author would never accept. The last section of the study discusses the image of the Middle age that Borchardt proposes in his book, showing that if the influence of George and the George-Kreis is clearly evident, Borchardt’s ideal is much more connected to the notion of medieval Europe as evoked by Novalis. At the same time, however, he marks a break with the external influences, proposing a personal interpretation of the story of Pisa, a town that political events has driven to the margins of history and now takes on personal aspects of the author: Pisa and its “Causa victa” embody the biographical condition of the author, evidencing the human drama of Borchardt both as an intellectual and as a man in his more and more sorrowful loneliness, until death took him during the deportation towards Germany.
2019
Vivetta Vivarelli, Gérard Laudin, Michael Wetzel
ITALIA
Goal 16: Peace, justice and strong institutions
Liliana Giacoponi
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Pisa. Solitudine di un impero. La ricezione dela cultura medievale nell'opera di Rudolf Borchardt.pdf

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Descrizione: Tesi di dottorato internazionale curriculum "Miti Fondatori dell'Europa"
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1173435
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