Nell’epoca in cui a ciascuno di noi è dato di consegnare a Instagram e alle sue ‘storie’ la propria visione del mondo e la propria vita privata, perché chiunque immagini chi siamo o chi vorremmo essere, forse può risultare più agevole comprendere il significato della complessa operazione ermeneutica che Caterina Lisini ha tentato tra le pagine del libro Lezione di sguardi. Edoardo Detti fotografo: documentare la passione di un architetto per uno strumento (la macchina fotografica) e narrare, tramite essa, della stagione più feconda della sua formazione, del suo personale punto di vista nei confronti del territorio, del paesaggio e dell’architettura. Per Detti la fotografia è l’occasione per una «lettura non convenzionale, critica e interpretativa», dei luoghi, che, seppur costituita di singole inquadrature (frammenti di realtà, dunque), assume significato solo se assunta nella propria completezza. L’autrice individua, nel materiale raccolto, otto temi principali, cui dedica altrettanti capitoli (Ritratti di città, Dall’alto e da lontano, Borghi di Toscana, Paesaggi rurali, Versilia, In gita, Trame, L’architetto al lavoro), evidenziando però sin da subito l’estrema difficoltà di ogni tentativo classificatorio, estraneo per altro allo stesso Detti, stante la possibilità di includere molti degli scatti in più sezioni contemporaneamente. Chi sfogli questo immaginifico volume ritroverà nel suo (imperfetto?) bianco e nero la Firenze devastata dalla guerra, la Piazza dei Miracoli a Pisa come sineddoche del carattere della città, Livorno nel suo autentico e antico rapporto con il mare; uno sguardo originale sui fatti urbani (i borghi minori in particolare) e sulle trame del paesaggio; la Versilia cara a Tobino, prima che il turismo di massa ne rendesse irriconoscibile il volto; alcuni dei momenti più privati della vita di Edoardo Detti – le gite, in montagna e al mare, in cui è difficile distinguere il momento del ‘piacere’ da quello del ‘lavoro’; frammenti delle sue architetture. Il risultato è una biografia ritrovata dell’architetto e una storia altra di un territorio troppo spesso ‘ritratto’ ma poche volte realmente compreso: la Toscana. I brevi ma intensi scritti della Lisini testimoniano di una sua profonda conoscenza della poliedrica personalità del maestro, di un rigoroso e attento lavoro d’archivio e di uno spirito critico capace di disvelare un uso poetico della fotografia per «affrontare l’enigma del mondo e della costruzione del mondo» che avrebbe anticipato, influenzandoli, gli «itinerari artistici» di una generazione di maestri, come non manca di sottolineare Giovanni Chiaramonte nella prefazione al volume.
Recensione al libro "Lezione di sguardi. Edoardo Detti fotografo" / Alberto Pireddu. - In: FIRENZE ARCHITETTURA. - ISSN 1826-0772. - STAMPA. - (2019), pp. 172-172.
Recensione al libro "Lezione di sguardi. Edoardo Detti fotografo"
Alberto Pireddu
2019
Abstract
Nell’epoca in cui a ciascuno di noi è dato di consegnare a Instagram e alle sue ‘storie’ la propria visione del mondo e la propria vita privata, perché chiunque immagini chi siamo o chi vorremmo essere, forse può risultare più agevole comprendere il significato della complessa operazione ermeneutica che Caterina Lisini ha tentato tra le pagine del libro Lezione di sguardi. Edoardo Detti fotografo: documentare la passione di un architetto per uno strumento (la macchina fotografica) e narrare, tramite essa, della stagione più feconda della sua formazione, del suo personale punto di vista nei confronti del territorio, del paesaggio e dell’architettura. Per Detti la fotografia è l’occasione per una «lettura non convenzionale, critica e interpretativa», dei luoghi, che, seppur costituita di singole inquadrature (frammenti di realtà, dunque), assume significato solo se assunta nella propria completezza. L’autrice individua, nel materiale raccolto, otto temi principali, cui dedica altrettanti capitoli (Ritratti di città, Dall’alto e da lontano, Borghi di Toscana, Paesaggi rurali, Versilia, In gita, Trame, L’architetto al lavoro), evidenziando però sin da subito l’estrema difficoltà di ogni tentativo classificatorio, estraneo per altro allo stesso Detti, stante la possibilità di includere molti degli scatti in più sezioni contemporaneamente. Chi sfogli questo immaginifico volume ritroverà nel suo (imperfetto?) bianco e nero la Firenze devastata dalla guerra, la Piazza dei Miracoli a Pisa come sineddoche del carattere della città, Livorno nel suo autentico e antico rapporto con il mare; uno sguardo originale sui fatti urbani (i borghi minori in particolare) e sulle trame del paesaggio; la Versilia cara a Tobino, prima che il turismo di massa ne rendesse irriconoscibile il volto; alcuni dei momenti più privati della vita di Edoardo Detti – le gite, in montagna e al mare, in cui è difficile distinguere il momento del ‘piacere’ da quello del ‘lavoro’; frammenti delle sue architetture. Il risultato è una biografia ritrovata dell’architetto e una storia altra di un territorio troppo spesso ‘ritratto’ ma poche volte realmente compreso: la Toscana. I brevi ma intensi scritti della Lisini testimoniano di una sua profonda conoscenza della poliedrica personalità del maestro, di un rigoroso e attento lavoro d’archivio e di uno spirito critico capace di disvelare un uso poetico della fotografia per «affrontare l’enigma del mondo e della costruzione del mondo» che avrebbe anticipato, influenzandoli, gli «itinerari artistici» di una generazione di maestri, come non manca di sottolineare Giovanni Chiaramonte nella prefazione al volume.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.