Il rapporto tra Corte costituzionale e Parlamento è stato caratterizzato da una progressiva evoluzione sebbene non sia approdato a risultati del tutto appaganti: le due realtà , in assenza di strumenti efficaci di raccordo, si sono sviluppate secondo percorsi paralleli e separati senza una concreta comunicazione fra loro . Il tema ha suscitato una costante attenzione anche perché ha inevitabili ricadute sulla tutela dei diritti fondamentali. La fluidità dei rapporti tra i due organi ha mostrato anche aspetti positivi perché ha consentito alla Corte costituzionale di adeguare il controllo di costituzionalità ai mutamenti del contesto sociale, politico e istituzionale benché, anche negli ultimi anni, non siano mancati episodi che hanno determinato forme di conflittualità indotte dalla precarietà degli equilibri politici e dalla incapacità di azione di alcuni organi costituzionali e che hanno portato, talvolta, anche a proposte di riforma per certi aspetti “punitive” nei confronti della Corte costituzionale. Fra l’altro, col tempo è divenuta evidente la difficoltà della Corte nel dare una soluzione alle molteplici questioni poiché, sempre più frequentemente, occorre correggere discipline legislative impostate in modo insoddisfacente o incompleto oppure bisogna trovare una soluzione quando il legislatore rimanga inerte o non riesca, da solo, ad affrontare materie caratterizzate da un’ampia discrezionalità : difficoltà che si acuisce volendo mantenere e valorizzare dei rapporti col Parlamento che si ispirino a modelli collaborativi. Questi temi sono stati più volte oggetto di studio da parte della dottrina nella prospettiva del seguito parlamentare delle pronunce della Corte costituzionale, ma anche dei singoli strumenti ideati dalla Corte per ovviare all’inerzia del legislatore stimolandolo a intervenire in ambiti nevralgici per la tutela dei diritti fondamentali . Questo contributo intende ripercorrere alcune vicende che hanno caratterizzato la giurisprudenza costituzionale degli ultimi anni in tema di tutela dei diritti sociali a fronte delle politiche di contenimento della spesa pubblica, proprio per cercare di comprendere le ricadute dell’assenza di adeguate forme di raccordo fra Corte costituzionale e Parlamento sulla tutela dei diritti e, soprattutto, come la prima abbia reagito più o meno velocemente di fronte al rischio di una compressione delle garanzie costituzionali. Sulla base di questa ricostruzione sarà possibile riflettere sui limiti degli strumenti che la Corte ha elaborato per ovviare all’assenza di raccordi con il legislatore e sulla necessità di introdurre nuove soluzioni collaborative anche nella prospettiva proprio di un potenziamento della tutela dei diritti fondamentali.

La mancanza di strumenti efficaci di raccordo fra Corte costituzionale e Parlamento. Recenti sviluppi nella giurisprudenza costituzionale sui diritti sociali che "costano" / M. Picchi. - In: FEDERALISMI.IT. - ISSN 1826-3534. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 16-47.

La mancanza di strumenti efficaci di raccordo fra Corte costituzionale e Parlamento. Recenti sviluppi nella giurisprudenza costituzionale sui diritti sociali che "costano"

M. Picchi
2020

Abstract

Il rapporto tra Corte costituzionale e Parlamento è stato caratterizzato da una progressiva evoluzione sebbene non sia approdato a risultati del tutto appaganti: le due realtà , in assenza di strumenti efficaci di raccordo, si sono sviluppate secondo percorsi paralleli e separati senza una concreta comunicazione fra loro . Il tema ha suscitato una costante attenzione anche perché ha inevitabili ricadute sulla tutela dei diritti fondamentali. La fluidità dei rapporti tra i due organi ha mostrato anche aspetti positivi perché ha consentito alla Corte costituzionale di adeguare il controllo di costituzionalità ai mutamenti del contesto sociale, politico e istituzionale benché, anche negli ultimi anni, non siano mancati episodi che hanno determinato forme di conflittualità indotte dalla precarietà degli equilibri politici e dalla incapacità di azione di alcuni organi costituzionali e che hanno portato, talvolta, anche a proposte di riforma per certi aspetti “punitive” nei confronti della Corte costituzionale. Fra l’altro, col tempo è divenuta evidente la difficoltà della Corte nel dare una soluzione alle molteplici questioni poiché, sempre più frequentemente, occorre correggere discipline legislative impostate in modo insoddisfacente o incompleto oppure bisogna trovare una soluzione quando il legislatore rimanga inerte o non riesca, da solo, ad affrontare materie caratterizzate da un’ampia discrezionalità : difficoltà che si acuisce volendo mantenere e valorizzare dei rapporti col Parlamento che si ispirino a modelli collaborativi. Questi temi sono stati più volte oggetto di studio da parte della dottrina nella prospettiva del seguito parlamentare delle pronunce della Corte costituzionale, ma anche dei singoli strumenti ideati dalla Corte per ovviare all’inerzia del legislatore stimolandolo a intervenire in ambiti nevralgici per la tutela dei diritti fondamentali . Questo contributo intende ripercorrere alcune vicende che hanno caratterizzato la giurisprudenza costituzionale degli ultimi anni in tema di tutela dei diritti sociali a fronte delle politiche di contenimento della spesa pubblica, proprio per cercare di comprendere le ricadute dell’assenza di adeguate forme di raccordo fra Corte costituzionale e Parlamento sulla tutela dei diritti e, soprattutto, come la prima abbia reagito più o meno velocemente di fronte al rischio di una compressione delle garanzie costituzionali. Sulla base di questa ricostruzione sarà possibile riflettere sui limiti degli strumenti che la Corte ha elaborato per ovviare all’assenza di raccordi con il legislatore e sulla necessità di introdurre nuove soluzioni collaborative anche nella prospettiva proprio di un potenziamento della tutela dei diritti fondamentali.
2020
16
47
Goal 16: Peace, justice and strong institutions
M. Picchi
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