Una tesi molto fortunata negli studi sul monachesimo sostiene che il tratto storicamente rilevante di questa forma di vita è la varietà, talmente ricca da renderne impossibile una storia unitaria. Questo libro vuole dimostrare il contrario: la storia della forma di vita monastica fra tarda antichità ed epoca carolingia è estremamente ripetitiva. Nonostante le varianti storiche più o meno documentabili, infatti, gli strumenti messi in atto per dare corpo a questa distinzione sono sempre gli stessi: modelli da imitare e venerare, genealogie sacre da cui voler discendere. Qui regna certamente la distinzione, programmata e rivendicata, ma se si guarda ai realia, la scena si fa decisamente più uniforme. Messa da parte la storia sacra, si ritrova sempre il monaco a vivere nelle ville tardoantiche trasformate in monasteri e alle prese con la difficile arte della misura, guidato dalla norma universale della divisione del lavoro. Com’è possibile che il monaco, colui che vuole fuggire il mondo, continui a mantenere rapporti così saldi col mondo? Per sciogliere la questione bisogna prestare attenzione alle parole: il monaco, a ben vedere, non vuole lasciare il mondo, come invece fa l’asceta), ma nelle fonti a nostra disposizione il monaco e l’asceta sono spesso sinonimi. Questo, a ben guardare, è un depistaggio.
Monaci d’Occidente. Secoli IV-IX / Roberto Alciati. - STAMPA. - (2018).
Monaci d’Occidente. Secoli IV-IX
Roberto Alciati
2018
Abstract
Una tesi molto fortunata negli studi sul monachesimo sostiene che il tratto storicamente rilevante di questa forma di vita è la varietà, talmente ricca da renderne impossibile una storia unitaria. Questo libro vuole dimostrare il contrario: la storia della forma di vita monastica fra tarda antichità ed epoca carolingia è estremamente ripetitiva. Nonostante le varianti storiche più o meno documentabili, infatti, gli strumenti messi in atto per dare corpo a questa distinzione sono sempre gli stessi: modelli da imitare e venerare, genealogie sacre da cui voler discendere. Qui regna certamente la distinzione, programmata e rivendicata, ma se si guarda ai realia, la scena si fa decisamente più uniforme. Messa da parte la storia sacra, si ritrova sempre il monaco a vivere nelle ville tardoantiche trasformate in monasteri e alle prese con la difficile arte della misura, guidato dalla norma universale della divisione del lavoro. Com’è possibile che il monaco, colui che vuole fuggire il mondo, continui a mantenere rapporti così saldi col mondo? Per sciogliere la questione bisogna prestare attenzione alle parole: il monaco, a ben vedere, non vuole lasciare il mondo, come invece fa l’asceta), ma nelle fonti a nostra disposizione il monaco e l’asceta sono spesso sinonimi. Questo, a ben guardare, è un depistaggio.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.