Madri scaltre, sterili, surrogate o adottive, la Scrittura offre una vasta gamma al riguardo. A cominciare da Eva, madre dei viventi, eccole là, sulla scena biblica: Sara, Rebecca, Rachele, Anna madre di Samuele, ma anche Agar, Bilhà o la figlia del Faraone, tutte pronte a rivendicare un ruolo tutt’altro che marginale. Esse incarnano un’epoca in cui la procreazione e la maternità sono un dono di Dio. È il Nuovo Testamento ad operare un cambiamento. «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me» (Mt 10,37). Le parole paradossali di Gesù sono espressione di un atteggiamento di scelta radicale e senza compromessi per il Regno di Dio. Proprio per seguire il suo insegnamento, molte madri sono disposte ad abbandonare i loro figli in nome della fede o dell’ascetismo cristiano: Perpetua, Felicita, Paola, Melania senior. Esse permettono di evocare il precedente biblico veterotestamentario della madre eroica per eccellenza: la madre dei Maccabei. E non mancano profili di madri calate nella realtà familiare, destinate a segnare la vita dei propri figli: Nonna, Giuliana e Monica. Lacrime materne sono quelle di Monica per Agostino, madre secondo la carne e lo spirito. Sì, perché il cristianesimo dà valore alla maternità spirituale. Ciò che rende madri non è il mero atto procreativo, ma il crescere i figli nell’amore di Dio. Anche una vergine può essere madre: è madre spirituale. Accanto ai Padri del deserto, le Madri del deserto sono levatrici dell’anima: aiutano i loro figli spirituali a progredire nell’ascesa. Che ne sarebbe allora della storia della salvezza, se cancellassimo tutte queste madri? Persino l’esperienza di un Dio che si incarna vede la presenza di una Madre esemplare nella gioia e nel dolore, destinata a soppiantare l’archetipo della Grande Madre: Maria. Recuperare il mondo sommerso femminile significa scoprire che l’annuncio della salvezza passa anche e soprattutto attraverso voci di madri. Non è Dio Padre e Madre?

Dalla Grande Madre alla Madre. La maternità nel mondo classico e cristiano: miti e modelli. Vol. 3: Dalla Bibbia ai Padri della Chiesa / Roberta Franchi. - STAMPA. - (2019).

Dalla Grande Madre alla Madre. La maternità nel mondo classico e cristiano: miti e modelli. Vol. 3: Dalla Bibbia ai Padri della Chiesa

Roberta Franchi
2019

Abstract

Madri scaltre, sterili, surrogate o adottive, la Scrittura offre una vasta gamma al riguardo. A cominciare da Eva, madre dei viventi, eccole là, sulla scena biblica: Sara, Rebecca, Rachele, Anna madre di Samuele, ma anche Agar, Bilhà o la figlia del Faraone, tutte pronte a rivendicare un ruolo tutt’altro che marginale. Esse incarnano un’epoca in cui la procreazione e la maternità sono un dono di Dio. È il Nuovo Testamento ad operare un cambiamento. «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me» (Mt 10,37). Le parole paradossali di Gesù sono espressione di un atteggiamento di scelta radicale e senza compromessi per il Regno di Dio. Proprio per seguire il suo insegnamento, molte madri sono disposte ad abbandonare i loro figli in nome della fede o dell’ascetismo cristiano: Perpetua, Felicita, Paola, Melania senior. Esse permettono di evocare il precedente biblico veterotestamentario della madre eroica per eccellenza: la madre dei Maccabei. E non mancano profili di madri calate nella realtà familiare, destinate a segnare la vita dei propri figli: Nonna, Giuliana e Monica. Lacrime materne sono quelle di Monica per Agostino, madre secondo la carne e lo spirito. Sì, perché il cristianesimo dà valore alla maternità spirituale. Ciò che rende madri non è il mero atto procreativo, ma il crescere i figli nell’amore di Dio. Anche una vergine può essere madre: è madre spirituale. Accanto ai Padri del deserto, le Madri del deserto sono levatrici dell’anima: aiutano i loro figli spirituali a progredire nell’ascesa. Che ne sarebbe allora della storia della salvezza, se cancellassimo tutte queste madri? Persino l’esperienza di un Dio che si incarna vede la presenza di una Madre esemplare nella gioia e nel dolore, destinata a soppiantare l’archetipo della Grande Madre: Maria. Recuperare il mondo sommerso femminile significa scoprire che l’annuncio della salvezza passa anche e soprattutto attraverso voci di madri. Non è Dio Padre e Madre?
2019
978-886274-890-2
Roberta Franchi
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1187825
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