Il saggio presenta un caso originale nel panorama dell’assistenza manicomiale italiana degli anni tra le due guerre mondiali. Sullo sfondo di una contestualizzazione storica della differenza applicata in quegli anni tra malattie del sistema nervoso e psicopatie pure, ho scelto di approfondire la storia della sezione neurologica interna all’ospedale psichiatrico aretino istituita nel 1926 adattando un reparto funzionante nel corso del precedente conflitto. Il progetto fu portato avanti con decisione dal direttore Arnaldo Pieraccini ed era ispirato dall’idea che unire in uno stesso istituto assistenza neurologica e psichiatrica avrebbe giovato al progresso sia delle terapie che della ricerca scientifica. Dal punto di vista della prassi clinica la nascita della sezione dovette molto al lavoro svolto nel reparto messo a disposizione della sanità militare nel 1915. Le relazioni sanitarie inviate dalla direzione alle autorità militari per ogni ricoverato, conservate nell’archivio dell’ex-manicomio di Arezzo, sono utili ad una ricostruzione delle vicende che hanno connotato la nascita e il funzionamento del Padiglione provinciale – III Sezione degli Ospedali Militari di Riserva di Arezzo. Fu riservato inizialmente a tutti i feriti per specializzarsi in poco tempo nella cura delle patologie del sistema nervoso che colpivano i militari, mentre negli anni post-bellici Pieraccini maturò l’idea di estendere la possibilità di ricovero anche ai civili. Nel 1926 fu quindi inaugurato il Padiglione neurologico, dalle caratteristiche peculiari: la compresenza nella stessa struttura, anche se in edifici separati, di malati mentali e ricoverati di competenza neurologica, tra i quali non pochi erano privi di disturbi psichici o comunque manifestavano sintomi lievi rispetto ai classici psicopatici; l’adozione, anche se per pazienti non propriamente “folli” (o almeno non del tutto), di normali procedure di ricovero ospedaliero, libere cioè dai quei vincoli imposti dall’autorità giudiziaria e di pubblica sicurezza per i ricoveri manicomiali. La riforma di Pieraccini divenne fonte di ispirazione per alcuni dibattiti svoltisi allora riguardo ai servizi aperti negli ospedali psichiatrici, anche se egli stesso prese le distanze da coloro che invocavano procedure di ricovero prive di controllo giudiziario per i normali ricoveri psichiatrici. Il suo esperimento rappresentava nondimeno un passo in avanti per coloro che auspicavano una riforma della legge del 1904 che rendesse i manicomi più simili ad ospedali comuni che a luoghi di reclusione, almeno per alcune categorie di pazienti.

Il Padiglione neurologico dell'Ospedale neuropsichiatria di Arezzo. Da reparto improvvisato durante la Grande Guerra a modello di assistenza manicomiale aperta / Marco Romano. - STAMPA. - (2019), pp. 311-329.

Il Padiglione neurologico dell'Ospedale neuropsichiatria di Arezzo. Da reparto improvvisato durante la Grande Guerra a modello di assistenza manicomiale aperta

Marco Romano
2019

Abstract

Il saggio presenta un caso originale nel panorama dell’assistenza manicomiale italiana degli anni tra le due guerre mondiali. Sullo sfondo di una contestualizzazione storica della differenza applicata in quegli anni tra malattie del sistema nervoso e psicopatie pure, ho scelto di approfondire la storia della sezione neurologica interna all’ospedale psichiatrico aretino istituita nel 1926 adattando un reparto funzionante nel corso del precedente conflitto. Il progetto fu portato avanti con decisione dal direttore Arnaldo Pieraccini ed era ispirato dall’idea che unire in uno stesso istituto assistenza neurologica e psichiatrica avrebbe giovato al progresso sia delle terapie che della ricerca scientifica. Dal punto di vista della prassi clinica la nascita della sezione dovette molto al lavoro svolto nel reparto messo a disposizione della sanità militare nel 1915. Le relazioni sanitarie inviate dalla direzione alle autorità militari per ogni ricoverato, conservate nell’archivio dell’ex-manicomio di Arezzo, sono utili ad una ricostruzione delle vicende che hanno connotato la nascita e il funzionamento del Padiglione provinciale – III Sezione degli Ospedali Militari di Riserva di Arezzo. Fu riservato inizialmente a tutti i feriti per specializzarsi in poco tempo nella cura delle patologie del sistema nervoso che colpivano i militari, mentre negli anni post-bellici Pieraccini maturò l’idea di estendere la possibilità di ricovero anche ai civili. Nel 1926 fu quindi inaugurato il Padiglione neurologico, dalle caratteristiche peculiari: la compresenza nella stessa struttura, anche se in edifici separati, di malati mentali e ricoverati di competenza neurologica, tra i quali non pochi erano privi di disturbi psichici o comunque manifestavano sintomi lievi rispetto ai classici psicopatici; l’adozione, anche se per pazienti non propriamente “folli” (o almeno non del tutto), di normali procedure di ricovero ospedaliero, libere cioè dai quei vincoli imposti dall’autorità giudiziaria e di pubblica sicurezza per i ricoveri manicomiali. La riforma di Pieraccini divenne fonte di ispirazione per alcuni dibattiti svoltisi allora riguardo ai servizi aperti negli ospedali psichiatrici, anche se egli stesso prese le distanze da coloro che invocavano procedure di ricovero prive di controllo giudiziario per i normali ricoveri psichiatrici. Il suo esperimento rappresentava nondimeno un passo in avanti per coloro che auspicavano una riforma della legge del 1904 che rendesse i manicomi più simili ad ospedali comuni che a luoghi di reclusione, almeno per alcune categorie di pazienti.
2019
Gioacchino Onorati editore srl unip.
Dario De Santis (a cura di)
Guerra e scienze della mente in Italia nella prima metà del Novecento
311
329
Marco Romano
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