Nel 1939 i BBPR, probabilmente su incarico di Adriano Olivetti, redigono un piano di sviluppo turistico per l’Isola d’Elba, con l’intento di favorire uno sviluppo etico e adeguato per l’isola, “nel massimo rispetto delle risorse naturali”. Il progetto si inserisce in un dibattito di scala nazionale che riguarda proprio la costruzione dei litorali italiani, interessati come mai prima da una crescita rapida e spesso incontrollata delle attrezzature per la villeggiatura. L’Elba degli anni 30 è ancora terra turisticamente vergine, paesaggio incontaminato e a tratti selvaggio, abitato da vignaioli e pescatori, “schietta gente marinara”, e solo saltuariamente frequentato da qualche avventore amante del silenzio e della natura. Il piano dei BBPR non trova alcun seguito, ma, dopo la guerra, l’isola costruisce la sua piena vocazione turistica, unico volano di sviluppo economico: alberghi, lottizzazioni, piani interessano tutte le zone dell’Elba nell’arco di appena qualche decennio, cambiandone completamente il volto. Così molti protagonisti, più o meno noti, dell’architettura del dopoguerra italiano si trovano ad operare in questo luogo, mettendo qui in pratica quella particolarissima via italiana al Movimento Moderno che prende vita dal rapporto con la tradizione anonima dei luoghi. Le case di villeggiatura, realizzate o rimaste sulla carta, diventano la cellula primordiale che ri-costruisce questo paesaggio, e raccontano del proficuo legame tra una modernità misurata e le abitudini antiche di chi abita le campagne e le coste vicine e lontane. La ricerca intende dunque approfondire queste esperienze di architettura, che appaiono sì minute, limitate nel tempo e nello spazio, ma che invece sono capaci di riaffermare ancora una volta un modo di costruire e di abitare il paesaggio che, trovando origine nella tradizione minore, onesta e per certi versi necessaria, è ancora oggi valido perché modello di equilibrio e adeguatezza.
Case elbane. La tradizione del moderno / Giulia Fornai. - (2020).
Case elbane. La tradizione del moderno
Giulia Fornai
2020
Abstract
Nel 1939 i BBPR, probabilmente su incarico di Adriano Olivetti, redigono un piano di sviluppo turistico per l’Isola d’Elba, con l’intento di favorire uno sviluppo etico e adeguato per l’isola, “nel massimo rispetto delle risorse naturali”. Il progetto si inserisce in un dibattito di scala nazionale che riguarda proprio la costruzione dei litorali italiani, interessati come mai prima da una crescita rapida e spesso incontrollata delle attrezzature per la villeggiatura. L’Elba degli anni 30 è ancora terra turisticamente vergine, paesaggio incontaminato e a tratti selvaggio, abitato da vignaioli e pescatori, “schietta gente marinara”, e solo saltuariamente frequentato da qualche avventore amante del silenzio e della natura. Il piano dei BBPR non trova alcun seguito, ma, dopo la guerra, l’isola costruisce la sua piena vocazione turistica, unico volano di sviluppo economico: alberghi, lottizzazioni, piani interessano tutte le zone dell’Elba nell’arco di appena qualche decennio, cambiandone completamente il volto. Così molti protagonisti, più o meno noti, dell’architettura del dopoguerra italiano si trovano ad operare in questo luogo, mettendo qui in pratica quella particolarissima via italiana al Movimento Moderno che prende vita dal rapporto con la tradizione anonima dei luoghi. Le case di villeggiatura, realizzate o rimaste sulla carta, diventano la cellula primordiale che ri-costruisce questo paesaggio, e raccontano del proficuo legame tra una modernità misurata e le abitudini antiche di chi abita le campagne e le coste vicine e lontane. La ricerca intende dunque approfondire queste esperienze di architettura, che appaiono sì minute, limitate nel tempo e nello spazio, ma che invece sono capaci di riaffermare ancora una volta un modo di costruire e di abitare il paesaggio che, trovando origine nella tradizione minore, onesta e per certi versi necessaria, è ancora oggi valido perché modello di equilibrio e adeguatezza.File | Dimensione | Formato | |
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