La tesi si propone di indagare la produzione in bronzo a Napoli, in rapporto alla scultura di grande formato, in un arco cronologico che va dagli anni novanta del Cinquecento fino agli anni settanta del Seicento. Lo studio mira a dimostrare come nella capitale del Viceregno, a cavallo tra i due secoli, si assista alla nascita e sviluppo di una tradizione fusoria locale al pari di altri centri dell'industria del bronzo della Penisola come Firenze, Milano, Roma e il Veneto. Il primo capitolo circoscrive i ''contesti del bronzo'' a Napoli, nello specifico l'Arsenale e le corporazioni dedite alla lavorazione dei metalli. La macchina della committenza, oggetto del secondo capitolo, funge da osservatorio privilegiato per misurare il mutamento del gusto condizionato dai dettami tridentini. Gli Ordini degli Oratoriani, dei Gesuiti e dei Teatini furono i principali interpreti delle istanze postconciliari e veicolo per l'arrivo nel Viceregno di artisti e architetti provenienti da Roma. La seconda parte del lavoro intende tracciare una storia della scultura in bronzo napoletana, che tenga conto della collaborazione con i fusores quali co-autori delle opere in metallo. Il terzo capitolo si apre con Michelangelo Naccherino (1550-1622), la cui attività viene riletta alla luce di una nuova documentazione e di un possibile viaggio a Roma. L'analisi dell'attività di comprimari come Andrea Bolgi (1605-1656), Christophe Cochet (1606-1634), Camillo Mariani (1567-1611), Tommaso Montani (doc. 1593-1622), Cristoforo (doc. 1583-1622) e Giovan Domenico Monterosso (doc. 1603-1630) contribuisce a tracciare un quadro più articolato. L'avvio verso il barocco (1635-1669), il quarto e ultimo capitolo della tesi, è incentrato sulla decorazione del Tesoro di San Gennaro, dalla serie bronzea dei Santi Protettori di Giuliano Finelli (1601-1653) alla travagliata gestazione della Cancellata di ottone di Cosimo Fanzago (1591-1678). In parallelo, il caso del convento dei Santi Apostoli offre l'occasione per fare un bilancio sull'arrivo e diffusione a Napoli di modelli romani attraverso il legame con la Casa madre di Sant'Andrea della Valle. La tesi è corredata da un Repertorio degli scultori e fonditori attivi a Napoli dal 1596 al 1669, in cui sono raccolte le notizie edite e inedite su questi artefici, e da un apparato illustrativo, in gran parte inedito, condotto attraverso un'apposita campagna fotografica.

La scultura monumentale in bronzo a Napoli (1596-1669): scultori, fonditori, opere / Nicola Ciarlo. - (2020).

La scultura monumentale in bronzo a Napoli (1596-1669): scultori, fonditori, opere.

Nicola Ciarlo
2020

Abstract

La tesi si propone di indagare la produzione in bronzo a Napoli, in rapporto alla scultura di grande formato, in un arco cronologico che va dagli anni novanta del Cinquecento fino agli anni settanta del Seicento. Lo studio mira a dimostrare come nella capitale del Viceregno, a cavallo tra i due secoli, si assista alla nascita e sviluppo di una tradizione fusoria locale al pari di altri centri dell'industria del bronzo della Penisola come Firenze, Milano, Roma e il Veneto. Il primo capitolo circoscrive i ''contesti del bronzo'' a Napoli, nello specifico l'Arsenale e le corporazioni dedite alla lavorazione dei metalli. La macchina della committenza, oggetto del secondo capitolo, funge da osservatorio privilegiato per misurare il mutamento del gusto condizionato dai dettami tridentini. Gli Ordini degli Oratoriani, dei Gesuiti e dei Teatini furono i principali interpreti delle istanze postconciliari e veicolo per l'arrivo nel Viceregno di artisti e architetti provenienti da Roma. La seconda parte del lavoro intende tracciare una storia della scultura in bronzo napoletana, che tenga conto della collaborazione con i fusores quali co-autori delle opere in metallo. Il terzo capitolo si apre con Michelangelo Naccherino (1550-1622), la cui attività viene riletta alla luce di una nuova documentazione e di un possibile viaggio a Roma. L'analisi dell'attività di comprimari come Andrea Bolgi (1605-1656), Christophe Cochet (1606-1634), Camillo Mariani (1567-1611), Tommaso Montani (doc. 1593-1622), Cristoforo (doc. 1583-1622) e Giovan Domenico Monterosso (doc. 1603-1630) contribuisce a tracciare un quadro più articolato. L'avvio verso il barocco (1635-1669), il quarto e ultimo capitolo della tesi, è incentrato sulla decorazione del Tesoro di San Gennaro, dalla serie bronzea dei Santi Protettori di Giuliano Finelli (1601-1653) alla travagliata gestazione della Cancellata di ottone di Cosimo Fanzago (1591-1678). In parallelo, il caso del convento dei Santi Apostoli offre l'occasione per fare un bilancio sull'arrivo e diffusione a Napoli di modelli romani attraverso il legame con la Casa madre di Sant'Andrea della Valle. La tesi è corredata da un Repertorio degli scultori e fonditori attivi a Napoli dal 1596 al 1669, in cui sono raccolte le notizie edite e inedite su questi artefici, e da un apparato illustrativo, in gran parte inedito, condotto attraverso un'apposita campagna fotografica.
2020
Cinzia Maria Sicca
ITALIA
Goal 4: Quality education
Nicola Ciarlo
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