Una delle caratteristiche di chi occupa una posizione di privilegio è la possibilità di non doversi ritenere responsabile e quindi di non dover rispondere del vantaggio tratto dalla condizione di svantaggio altrui. Joan Tronto ha efficacemente definito questo fenomeno «privileged irresponsibility». Una volta compresi la natura del privilegio e i suoi effetti sociali, mi propongo di analizzare qui i meccanismi attraverso i quali viene prodotta l’irresponsabilità dei privilegiati. Di fronte al fenomeno della loro ignoranza attiva nei confronti della sofferenza sociale, come si può richiamare i privilegiati alla responsabilità verso la giustizia sociale? Come si può parlare di responsabilità rispetto agli effetti di azioni inintenzionali? Può essere sufficiente agire sui singoli muovendosi su un piano psicologico, morale e/o pedagogico? Se – come vuole la tradizione pragmatista – la riflessione inizia da una situazione problematica, un ruolo fondamentale è rivestito dalla capacità degli oppressi di prefigurare attraverso una politica di protesta una diversa geografia morale della responsabilità, che imponga una rinegoziazione delle ragioni dell’impegno a stare insieme, entrando in frizione con le norme esistenti in base alle quali è organizzata la cooperazione e la divisione sociale del lavoro al suo interno e, se necessario, gli stessi fini ritenuti di valore. La produzione di immaginari di resistenza presuppone, tuttavia, a sua volta, un lavoro di "cura di sé" da parte degli oppressi, ovvero una "politicizzazione della cura".
Politicizzare la cura. Per andare oltre l’«irresponsabilità dei privilegiati» / Brunella Casalini. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 0-0.
Politicizzare la cura. Per andare oltre l’«irresponsabilità dei privilegiati»
Brunella Casalini
2020
Abstract
Una delle caratteristiche di chi occupa una posizione di privilegio è la possibilità di non doversi ritenere responsabile e quindi di non dover rispondere del vantaggio tratto dalla condizione di svantaggio altrui. Joan Tronto ha efficacemente definito questo fenomeno «privileged irresponsibility». Una volta compresi la natura del privilegio e i suoi effetti sociali, mi propongo di analizzare qui i meccanismi attraverso i quali viene prodotta l’irresponsabilità dei privilegiati. Di fronte al fenomeno della loro ignoranza attiva nei confronti della sofferenza sociale, come si può richiamare i privilegiati alla responsabilità verso la giustizia sociale? Come si può parlare di responsabilità rispetto agli effetti di azioni inintenzionali? Può essere sufficiente agire sui singoli muovendosi su un piano psicologico, morale e/o pedagogico? Se – come vuole la tradizione pragmatista – la riflessione inizia da una situazione problematica, un ruolo fondamentale è rivestito dalla capacità degli oppressi di prefigurare attraverso una politica di protesta una diversa geografia morale della responsabilità, che imponga una rinegoziazione delle ragioni dell’impegno a stare insieme, entrando in frizione con le norme esistenti in base alle quali è organizzata la cooperazione e la divisione sociale del lavoro al suo interno e, se necessario, gli stessi fini ritenuti di valore. La produzione di immaginari di resistenza presuppone, tuttavia, a sua volta, un lavoro di "cura di sé" da parte degli oppressi, ovvero una "politicizzazione della cura".File | Dimensione | Formato | |
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