Cos’è la progettazione ambientale, come si è evoluta e quali interpretazioni è possibile adottare a fronte della cosiddetta emergenza ambientale? Queste sono le domande che introducono l’opera e nel loro sviluppo ne connotano il suo carattere critico-teorico. Attraverso un’analisi interprete del recente dibattito filosofico, l’opera identifica risposte riassumibili nel provocatorio neologismo post-ambientale ove la rimozione della qualificazione ‘ambientale’ dal progetto appare come unica e seria opportunità per andare oltre le dispute inconciliabili tra fautori di un progetto interprete dell’uomo e un progetto in difesa della natura. Coerentemente e conseguentemente l’opera chiarisce e contrasta queste posizioni poiché entrambe riconducibili a una visione antropocentrica e dualista che assoggetta l’ambiente alla ‘commodificazione’ e alle tecnologie per un esclusivo beneficio del benessere psico-fisico dell’umanità. Da tale azzeramento emerge la visione di un mondo e di un progetto che i lavori qui raccolti attuano nel metodo e nei risultati ponendosi come esemplarità pretestuose di metodo piuttosto che mera divulgazione di oggetti architettonici. Architetture per ambienti estremi sono testimonianza di progetti che procedono simbioticamente per emergenze autopoietiche in un organicismo co-evolutivo ove le tecnologie computazionali vengono scelte perché in grado di dare a-gerarchicamente voce a una moltitudine di ‘cose’ animate e inanimate anche apparentemente insignificanti, invisibili, persino utopiche. Tecnologie che abilitano metodi concorrenti in grado di produrre esiti e consapevolezze basati sull’evidenza dei dati, quindi anch’essi, in grado di andare ‘oltre’ un progetto dettato dalla manualistica, dalla norma, e peggio dall’autorità dei maestri o da derive fisicaliste. Sincreticamente, al dato e alla ricerca sperimentale si affianca un approccio di ‘validazione’ estetica, nell’originario significato di conoscenza ‘confusa’, basato sulla percezione e più estensivamente sul modo di sentire e comprendere quegli elementi che partecipano alla vita del luogo, delle persone e poi dell’architettura che si annuncia in un progetto capace di valorizzarli come ‘soggetti’ mediante dispositivi metaforici sino prendere a prestito le tecniche del marketing esperienziale.
Architetture in ambienti estremi. Il progetto post-ambientale tra finzione e sperimentazione computazionale / Giuseppe Ridolfi. - STAMPA. - (2020), pp. 1-224.
Architetture in ambienti estremi. Il progetto post-ambientale tra finzione e sperimentazione computazionale
Giuseppe Ridolfi
2020
Abstract
Cos’è la progettazione ambientale, come si è evoluta e quali interpretazioni è possibile adottare a fronte della cosiddetta emergenza ambientale? Queste sono le domande che introducono l’opera e nel loro sviluppo ne connotano il suo carattere critico-teorico. Attraverso un’analisi interprete del recente dibattito filosofico, l’opera identifica risposte riassumibili nel provocatorio neologismo post-ambientale ove la rimozione della qualificazione ‘ambientale’ dal progetto appare come unica e seria opportunità per andare oltre le dispute inconciliabili tra fautori di un progetto interprete dell’uomo e un progetto in difesa della natura. Coerentemente e conseguentemente l’opera chiarisce e contrasta queste posizioni poiché entrambe riconducibili a una visione antropocentrica e dualista che assoggetta l’ambiente alla ‘commodificazione’ e alle tecnologie per un esclusivo beneficio del benessere psico-fisico dell’umanità. Da tale azzeramento emerge la visione di un mondo e di un progetto che i lavori qui raccolti attuano nel metodo e nei risultati ponendosi come esemplarità pretestuose di metodo piuttosto che mera divulgazione di oggetti architettonici. Architetture per ambienti estremi sono testimonianza di progetti che procedono simbioticamente per emergenze autopoietiche in un organicismo co-evolutivo ove le tecnologie computazionali vengono scelte perché in grado di dare a-gerarchicamente voce a una moltitudine di ‘cose’ animate e inanimate anche apparentemente insignificanti, invisibili, persino utopiche. Tecnologie che abilitano metodi concorrenti in grado di produrre esiti e consapevolezze basati sull’evidenza dei dati, quindi anch’essi, in grado di andare ‘oltre’ un progetto dettato dalla manualistica, dalla norma, e peggio dall’autorità dei maestri o da derive fisicaliste. Sincreticamente, al dato e alla ricerca sperimentale si affianca un approccio di ‘validazione’ estetica, nell’originario significato di conoscenza ‘confusa’, basato sulla percezione e più estensivamente sul modo di sentire e comprendere quegli elementi che partecipano alla vita del luogo, delle persone e poi dell’architettura che si annuncia in un progetto capace di valorizzarli come ‘soggetti’ mediante dispositivi metaforici sino prendere a prestito le tecniche del marketing esperienziale.File | Dimensione | Formato | |
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