Di fronte alla città contemporanea in crescente complessificazione, specie nelle forme comunicative, lo spazio architettonico tende ad appiattirsi sempre più ad un solo “a-tipo”. Il tendenziale superamento tipologico, a cui stiamo assistendo in questi anni, può essere visto come agonia del tipo posto a principio dell’architettura o come nascita di nuovi tipi, anche attraverso ibridazioni. Dopotutto, la produzione del tipo si verifica allor quando l’ibridazione si consolida, a forza di ripetizioni ed in condizioni contestuali diverse. L’ibridazione è dovuta alla compresenza di funzioni e tipologie diverse, che nella città consolidata producono una complessità stratificata ed in quella più recente danno vita invece a sequenze orizzontali di accostamenti. E se un tempo il tema dei luoghi veniva affrontato ricercandone identità ed unicità, evidenziandone le differenze, nei non luoghi odierni si ricerca sempre un’identità ma essi non sono più unici, poiché sono pensati per analogia e similitudini. C’è da rilevare però che all’uniformità e ripetizione dei tipi edilizi corrisponde anche l’omogeneità dei modi e dei tempi d’uso dello spazio, per cui si può dedurre che l’identità di questi luoghi è da attribuire all’univocità dei comportamenti contenuti. A scala urbana, questi atteggiamenti prendono corpo nella poetica dell’oggetto, per cui si intende la costruzione della città come insiemi di oggetti, insistendo sul simbolismo dell’edificio, sull’interelazioni tra le costruzioni. La città viene vista quindi come una nebulosa in cui inserire oggetti poetici, con spaesamenti, cambio di scala, decontestualizzazioni, ma anche sovrapposizioni o ricerca del carattere estetico dell’oggetto comune. L’architettura si è sempre confrontata con intenzioni eroiche di rappresentazione, di progetto politico, mentre oggi si deve confrontare con la banalità del quotidiano, passando dal bisogno della raffigurazione alla costrizione della trasfigurazione. L’architettura che rinuncia a farsi città per essere solo testimone di se stessa genera quel mare dell’edificazione recente che sommerge quei pochi interventi di qualità. Nella città che ha perduto ogni regola, il progetto architettonico vi si rapporta pertanto sempre più drammaticamente, privato della possibilità di relazionarsi in modi strutturati. Faced with increasingly complex contemporary cities, with extremely complex communication systems, architectural spaces tend to level out to a single "a-type". The trend towards abandoning typologies, witnessed in recent years, can be seen as a crisis of models, which have been given precedence over architecture, or as the birth of new models, possibly using hybridization. Model production occurs when hybridization is consolidated after frequent repetitions in different contextual conditions. Hybridization arises from the coexistence of different functions and typologies. In consolidated cities these produce a stratified complexity; in more recent cities they give rise to horizontal sequences of combinations. In the past, when the concept of “place” was studied, research focused on identity and uniqueness and highlighted differences. Today, an identity is always sought for non-places, but it is no longer unique, because non-places are designed by analogy and similarities. It should be noted however that uniform, repetitive building types also correspond to the homogeneity of how and when space is used, so we can deduce that the identity of these places is to be attributed to the uniqueness of the contained behaviors. On an urban scale, these attitudes take shape in the poetics of the object: this explains why we understand the construction of the city as a set of objects, why we underline the symbolism of the building and the inter-relationships between the buildings. The city is seen as a nebula in which to insert poetic objects. It is characterized by disorientation, change of scale and de-contextualization but also by superimpositions, a search for the aesthetic character of the common object. In the past architecture confronted the heroic intentions of representation and of political projects, but today it has to confront the banality of everyday life: architecture has passed from the need to represent, to the constraint of metamorphosis. Architecture that renounces becoming a city, in order to be a witness to itself, has generated a massive quantity of recent construction that overwhelms the few existing quality projects. Architectural projects, evermore dramatically related to cities that no longer have rules, can no longer relate to cities in a structured fashion.
L'a-tipo della città contemporanea. The a-type of the contemporary city / claudio zanirato. - STAMPA. - (2020), pp. 58-65. (Intervento presentato al convegno 3rd International Forum for Architecture and Urbanisme. Modernistation and globalization tenutosi a Tirana, ALBANIA nel 21-23.11.2019).
L'a-tipo della città contemporanea. The a-type of the contemporary city
claudio zanirato
2020
Abstract
Di fronte alla città contemporanea in crescente complessificazione, specie nelle forme comunicative, lo spazio architettonico tende ad appiattirsi sempre più ad un solo “a-tipo”. Il tendenziale superamento tipologico, a cui stiamo assistendo in questi anni, può essere visto come agonia del tipo posto a principio dell’architettura o come nascita di nuovi tipi, anche attraverso ibridazioni. Dopotutto, la produzione del tipo si verifica allor quando l’ibridazione si consolida, a forza di ripetizioni ed in condizioni contestuali diverse. L’ibridazione è dovuta alla compresenza di funzioni e tipologie diverse, che nella città consolidata producono una complessità stratificata ed in quella più recente danno vita invece a sequenze orizzontali di accostamenti. E se un tempo il tema dei luoghi veniva affrontato ricercandone identità ed unicità, evidenziandone le differenze, nei non luoghi odierni si ricerca sempre un’identità ma essi non sono più unici, poiché sono pensati per analogia e similitudini. C’è da rilevare però che all’uniformità e ripetizione dei tipi edilizi corrisponde anche l’omogeneità dei modi e dei tempi d’uso dello spazio, per cui si può dedurre che l’identità di questi luoghi è da attribuire all’univocità dei comportamenti contenuti. A scala urbana, questi atteggiamenti prendono corpo nella poetica dell’oggetto, per cui si intende la costruzione della città come insiemi di oggetti, insistendo sul simbolismo dell’edificio, sull’interelazioni tra le costruzioni. La città viene vista quindi come una nebulosa in cui inserire oggetti poetici, con spaesamenti, cambio di scala, decontestualizzazioni, ma anche sovrapposizioni o ricerca del carattere estetico dell’oggetto comune. L’architettura si è sempre confrontata con intenzioni eroiche di rappresentazione, di progetto politico, mentre oggi si deve confrontare con la banalità del quotidiano, passando dal bisogno della raffigurazione alla costrizione della trasfigurazione. L’architettura che rinuncia a farsi città per essere solo testimone di se stessa genera quel mare dell’edificazione recente che sommerge quei pochi interventi di qualità. Nella città che ha perduto ogni regola, il progetto architettonico vi si rapporta pertanto sempre più drammaticamente, privato della possibilità di relazionarsi in modi strutturati. Faced with increasingly complex contemporary cities, with extremely complex communication systems, architectural spaces tend to level out to a single "a-type". The trend towards abandoning typologies, witnessed in recent years, can be seen as a crisis of models, which have been given precedence over architecture, or as the birth of new models, possibly using hybridization. Model production occurs when hybridization is consolidated after frequent repetitions in different contextual conditions. Hybridization arises from the coexistence of different functions and typologies. In consolidated cities these produce a stratified complexity; in more recent cities they give rise to horizontal sequences of combinations. In the past, when the concept of “place” was studied, research focused on identity and uniqueness and highlighted differences. Today, an identity is always sought for non-places, but it is no longer unique, because non-places are designed by analogy and similarities. It should be noted however that uniform, repetitive building types also correspond to the homogeneity of how and when space is used, so we can deduce that the identity of these places is to be attributed to the uniqueness of the contained behaviors. On an urban scale, these attitudes take shape in the poetics of the object: this explains why we understand the construction of the city as a set of objects, why we underline the symbolism of the building and the inter-relationships between the buildings. The city is seen as a nebula in which to insert poetic objects. It is characterized by disorientation, change of scale and de-contextualization but also by superimpositions, a search for the aesthetic character of the common object. In the past architecture confronted the heroic intentions of representation and of political projects, but today it has to confront the banality of everyday life: architecture has passed from the need to represent, to the constraint of metamorphosis. Architecture that renounces becoming a city, in order to be a witness to itself, has generated a massive quantity of recent construction that overwhelms the few existing quality projects. Architectural projects, evermore dramatically related to cities that no longer have rules, can no longer relate to cities in a structured fashion.File | Dimensione | Formato | |
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