Il tema di questa tesi è il monastero camaldolese di Santa Maria degli Angeli, situato nel centro storico di Firenze, in un’area compresa tra via degli Alfani, via del Castellaccio e piazza Brunelleschi. Lo studio del complesso monastico, fondato nel 1295 e soppresso nel 1866, è stato affrontato con lo scopo di ricostruire le vicende storiche e le trasformazioni architettoniche degli ultimi quattro secoli, cercando di fornire una lettura d'insieme a operazioni apparentemente a sé stanti e riesaminando criticamente, alla luce di inediti documenti d’archivio, l’esatta cronologia degli interventi e l’attribuzione ai presunti progettisti. Un secondo obiettivo della ricerca è stato quello di individuare le cause che hanno provocato lo smembramento del complesso religioso dopo la sua soppressione e di mettere in luce le complesse e spesso ignote operazioni che hanno determinato il suo frazionamento in diverse proprietà. Le alterazioni delle funzioni d’uso degli ambienti originari che ne sono derivate hanno provocato la completa perdita di leggibilità architettonica del cenobio degli Angeli, una mancanza d’identità diventata oggi talmente profonda da rendere, come suggerisce il titolo della tesi, quasi “dimenticato” non solo dai cittadini, ma anche da gran parte della storiografia, uno dei centri religiosi e culturali più importanti del Tre-Quattrocento fiorentino. Fra le sue mura avevano vissuto monaci diventati celebri come miniaturisti e pittori (fra gli altri, Lorenzo Monaco) ed era stata inaugurata una prestigiosa scuola umanistica frequentata dalle famiglie fiorentine più importanti dell’epoca, compresi i Medici, amici personali del generale camaldolese Ambrogio Traversari, promotore dell’intervento di Filippo Brunelleschi che progettò per Santa Maria degli Angeli l’oratorio a pianta centrica, detto la Rotonda, rimasto incompiuto. Diventato abbazia nel 1585, il cenobio degli Angeli intraprese una serie di radicali interventi architettonici che interessarono, su un arco temporale di due secoli, i tre chiostri, il dormitorio, il noviziato, la biblioteca, la chiesa e altri ambienti, lavori a cui parteciparono Bartolomeo Ammannati, Gherardo Silvani e Matteo Nigetti. Fece seguito la parabola discendente del monastero, iniziata con la temporanea soppressione francese del 1808 cui seguì quella definitiva del 1866 da parte del Governo italiano. L’intero complesso monastico passò di proprietà al confinante Arcispedale di Santa Maria Nuova che adibì gli antichi spazi cenobitici a biblioteche, laboratori, corsie e cliniche per la Sezione Medica del Regio Istituto di Studi Superiori. Nei primi anni del Novecento l’ospedale cominciò a vendere alcune parti di Santa Maria degli Angeli per finanziare la costruzione delle nuove cliniche a Careggi; così sull’edificio del Noviziato, radicalmente restaurato, l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra edificò la sua nuova sede fiorentina (1937) collegandola con la Rotonda trasformata in sala per adunanze; altri compratori furono la Cassa di Risparmio di Firenze, il Comune – che sull’area dismessa dall’ospedale prevedeva l’apertura di nuove strade e piazze (mai costruite, tranne piazza Brunelleschi) – e il Consorzio Edilizio Universitario, nato nel 1933 con lo scopo di realizzare il Nuovo Centro Universitario fiorentino su progetto di Raffaelo Brizzi. Di questo ambizioso programma fu realizzata la sola Facoltà di Lettere e Filosofia (1964) che l’architetto Raffaello Fagnoni volle collegare all’ex monastero degli Angeli ponendo sotto il loggiato est del chiostro grande l’ingresso alla nuova Biblioteca Umanistica. Conseguenza diretta di questo frazionamento e di altri interventi successivi – i dormitori dei monaci adibiti ad aule universitarie o il refettorio convertito a sala conferenze, per esempio – è stata la totale perdita dell’unità architettonica del complesso monastico, inserito in un contesto urbano in cui la mancata conclusione di tanti interventi pianificati solo sulla carta e l’intromissione di costruzioni casuali nel paesaggio dell’isolato ha generato quel senso di mancanza d’identità e di non finito così percepibile da chiunque oggi passi per piazza Brunelleschi. La tesi, con certificazione di Doctor Europaeus, si articola in due volumi: il primo consiste in una relazione critica, il secondo è un’appendice documentaria con la trascrizione di quasi duecento documenti fra i più significativi sulla storia del monastero. L’approccio metodologico ha costantemente privilegiato la ricerca archivistica, base e presupposto per la formulazione di ipotesi ricostruttive nonché per l’accertamento di attribuzioni e interpretazioni tradizionalmente e spesso erroneamente consolidate, mai fino ad oggi verificate. Di grande aiuto si sono rivelati fondi, anche di soggetti privati, prima d’ora mai consultati sul tema del monastero degli Angeli il cui archivio venne disperso in occasione delle soppressioni degli ordini religiosi da parte dell’Amministrazione francese nei primi anni dell’Ottocento e successivamente del Governo italiano nel 1866. Dall’incrocio e dal raffronto dei documenti sono emerse inedite vicende di grande interesse e dagli esiti innovativi, originali ricostruzioni cronologiche di importanti fasi di trasformazione del complesso monastico ed è stato messo in evidenza il ruolo assunto da alcuni architetti, uno fra tutti Bartolomeo Ammannati.
Un monastero dimenticato: il cenobio camaldolese di Santa Maria degli Angeli a Firenze dagli anni dell’abbazia (1585) fino alla sua disgregazione / Chiara Ricci. - (2019).
Un monastero dimenticato: il cenobio camaldolese di Santa Maria degli Angeli a Firenze dagli anni dell’abbazia (1585) fino alla sua disgregazione
Chiara Ricci
2019
Abstract
Il tema di questa tesi è il monastero camaldolese di Santa Maria degli Angeli, situato nel centro storico di Firenze, in un’area compresa tra via degli Alfani, via del Castellaccio e piazza Brunelleschi. Lo studio del complesso monastico, fondato nel 1295 e soppresso nel 1866, è stato affrontato con lo scopo di ricostruire le vicende storiche e le trasformazioni architettoniche degli ultimi quattro secoli, cercando di fornire una lettura d'insieme a operazioni apparentemente a sé stanti e riesaminando criticamente, alla luce di inediti documenti d’archivio, l’esatta cronologia degli interventi e l’attribuzione ai presunti progettisti. Un secondo obiettivo della ricerca è stato quello di individuare le cause che hanno provocato lo smembramento del complesso religioso dopo la sua soppressione e di mettere in luce le complesse e spesso ignote operazioni che hanno determinato il suo frazionamento in diverse proprietà. Le alterazioni delle funzioni d’uso degli ambienti originari che ne sono derivate hanno provocato la completa perdita di leggibilità architettonica del cenobio degli Angeli, una mancanza d’identità diventata oggi talmente profonda da rendere, come suggerisce il titolo della tesi, quasi “dimenticato” non solo dai cittadini, ma anche da gran parte della storiografia, uno dei centri religiosi e culturali più importanti del Tre-Quattrocento fiorentino. Fra le sue mura avevano vissuto monaci diventati celebri come miniaturisti e pittori (fra gli altri, Lorenzo Monaco) ed era stata inaugurata una prestigiosa scuola umanistica frequentata dalle famiglie fiorentine più importanti dell’epoca, compresi i Medici, amici personali del generale camaldolese Ambrogio Traversari, promotore dell’intervento di Filippo Brunelleschi che progettò per Santa Maria degli Angeli l’oratorio a pianta centrica, detto la Rotonda, rimasto incompiuto. Diventato abbazia nel 1585, il cenobio degli Angeli intraprese una serie di radicali interventi architettonici che interessarono, su un arco temporale di due secoli, i tre chiostri, il dormitorio, il noviziato, la biblioteca, la chiesa e altri ambienti, lavori a cui parteciparono Bartolomeo Ammannati, Gherardo Silvani e Matteo Nigetti. Fece seguito la parabola discendente del monastero, iniziata con la temporanea soppressione francese del 1808 cui seguì quella definitiva del 1866 da parte del Governo italiano. L’intero complesso monastico passò di proprietà al confinante Arcispedale di Santa Maria Nuova che adibì gli antichi spazi cenobitici a biblioteche, laboratori, corsie e cliniche per la Sezione Medica del Regio Istituto di Studi Superiori. Nei primi anni del Novecento l’ospedale cominciò a vendere alcune parti di Santa Maria degli Angeli per finanziare la costruzione delle nuove cliniche a Careggi; così sull’edificio del Noviziato, radicalmente restaurato, l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra edificò la sua nuova sede fiorentina (1937) collegandola con la Rotonda trasformata in sala per adunanze; altri compratori furono la Cassa di Risparmio di Firenze, il Comune – che sull’area dismessa dall’ospedale prevedeva l’apertura di nuove strade e piazze (mai costruite, tranne piazza Brunelleschi) – e il Consorzio Edilizio Universitario, nato nel 1933 con lo scopo di realizzare il Nuovo Centro Universitario fiorentino su progetto di Raffaelo Brizzi. Di questo ambizioso programma fu realizzata la sola Facoltà di Lettere e Filosofia (1964) che l’architetto Raffaello Fagnoni volle collegare all’ex monastero degli Angeli ponendo sotto il loggiato est del chiostro grande l’ingresso alla nuova Biblioteca Umanistica. Conseguenza diretta di questo frazionamento e di altri interventi successivi – i dormitori dei monaci adibiti ad aule universitarie o il refettorio convertito a sala conferenze, per esempio – è stata la totale perdita dell’unità architettonica del complesso monastico, inserito in un contesto urbano in cui la mancata conclusione di tanti interventi pianificati solo sulla carta e l’intromissione di costruzioni casuali nel paesaggio dell’isolato ha generato quel senso di mancanza d’identità e di non finito così percepibile da chiunque oggi passi per piazza Brunelleschi. La tesi, con certificazione di Doctor Europaeus, si articola in due volumi: il primo consiste in una relazione critica, il secondo è un’appendice documentaria con la trascrizione di quasi duecento documenti fra i più significativi sulla storia del monastero. L’approccio metodologico ha costantemente privilegiato la ricerca archivistica, base e presupposto per la formulazione di ipotesi ricostruttive nonché per l’accertamento di attribuzioni e interpretazioni tradizionalmente e spesso erroneamente consolidate, mai fino ad oggi verificate. Di grande aiuto si sono rivelati fondi, anche di soggetti privati, prima d’ora mai consultati sul tema del monastero degli Angeli il cui archivio venne disperso in occasione delle soppressioni degli ordini religiosi da parte dell’Amministrazione francese nei primi anni dell’Ottocento e successivamente del Governo italiano nel 1866. Dall’incrocio e dal raffronto dei documenti sono emerse inedite vicende di grande interesse e dagli esiti innovativi, originali ricostruzioni cronologiche di importanti fasi di trasformazione del complesso monastico ed è stato messo in evidenza il ruolo assunto da alcuni architetti, uno fra tutti Bartolomeo Ammannati.File | Dimensione | Formato | |
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