Le aree perifluviali non eccessivamente impermeabilizzate, possono riuscire a ripristinare il proprio equilibrio ambientale se supportate da adeguate politiche per la regolamentazione e la diffusione di buone pratiche per il governo dell’ecosistema fiume, sia a livello territoriale (es. stesura dei Piani Strutturali) che ai livelli sovraordinati (es. pianificazione di area vasta e aree metropolitane), che, ancora, a livello urbanistico (es. procedure dei Piani Operativi e Attuativi). In un territorio – come quello italiano – fortemente esposto al dissesto idrogeologico, tale possibilità andrebbe colta innanzitutto ponendo rimedio alla grave mancanza di un approccio strategico integrato tra gli strumenti di pianificazione italiani che sappia valorizzare i diversi contesti fluviali e intervenire in maniera preventiva sulle varie realtà perifluviali. Purtroppo alla mancanza di dialogo tra i vari livelli di programmazione si aggiunge la mancanza di omogeneità nell’orientamento tecnico-metodologico a cui i vari interventi si sono uniformati nel tempo, con le seguenti implicazioni: gli strumenti di pianificazione finora sono stati spesso scoordinati tra loro, e carenti in materia fluviale, terminologicamente imprecisi nel riferirsi all’ecosistema fiume e al tema idrologico/idrogeologico; lo scoordinamento è aggravato dalla frammentarietà degli interventi su fiumi e torrenti da parte degli Enti che agiscono a livello locale (Consorzi di Bonifica, Autorità Idriche e Protezione Civile); le azioni per la mitigazione e la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico necessitano un approccio multidisciplinare (ecologia, urbanistica, agraria, ecc.) strutturato in ambiente GIS basato su un solido e aggiornato Sistema Informativo Territoriale; i Contratti di Fiume, non favorendo ancora gli opportuni percorsi di concertazione e negoziazione (nonostante la spiccata attitudine alla multi-attorialità, inclusività e partecipazione), dovrebbero predisporre delle linee guida più trasversali e pro-resilienza del territorio. Si propone pertanto un coordinamento degli interventi dei Consorzi e delle Autorità in un’ottica di Bacino e quindi di Prevenzione e Pianificazione pre-emergenziale. L’abbandono di un approccio autoreferenzialmente interventista, scollegato dalle dinamiche ecosistemiche e incapace di proiettarsi nel lungo periodo, favorirà l’integrazione degli aspetti strategici all’interno della pianificazione territoriale e la gestione del rischio idraulico e idrogeologico in genere.

La Riqualificazione Fluviale a supporto della resilienza perifluviale: ipotesi applicative per la prevenzione dell’emergenza / Palummo. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - ELETTRONICO. - 4:(2021), pp. 123-126. (Intervento presentato al convegno DOWNSCALING, RIGHTSIZING. Contrazione demografica e riorganizzazione spaziale tenutosi a Torino nel 17-18 giugno 2021) [10.53143/PLM.C.421].

La Riqualificazione Fluviale a supporto della resilienza perifluviale: ipotesi applicative per la prevenzione dell’emergenza

Palummo
2021

Abstract

Le aree perifluviali non eccessivamente impermeabilizzate, possono riuscire a ripristinare il proprio equilibrio ambientale se supportate da adeguate politiche per la regolamentazione e la diffusione di buone pratiche per il governo dell’ecosistema fiume, sia a livello territoriale (es. stesura dei Piani Strutturali) che ai livelli sovraordinati (es. pianificazione di area vasta e aree metropolitane), che, ancora, a livello urbanistico (es. procedure dei Piani Operativi e Attuativi). In un territorio – come quello italiano – fortemente esposto al dissesto idrogeologico, tale possibilità andrebbe colta innanzitutto ponendo rimedio alla grave mancanza di un approccio strategico integrato tra gli strumenti di pianificazione italiani che sappia valorizzare i diversi contesti fluviali e intervenire in maniera preventiva sulle varie realtà perifluviali. Purtroppo alla mancanza di dialogo tra i vari livelli di programmazione si aggiunge la mancanza di omogeneità nell’orientamento tecnico-metodologico a cui i vari interventi si sono uniformati nel tempo, con le seguenti implicazioni: gli strumenti di pianificazione finora sono stati spesso scoordinati tra loro, e carenti in materia fluviale, terminologicamente imprecisi nel riferirsi all’ecosistema fiume e al tema idrologico/idrogeologico; lo scoordinamento è aggravato dalla frammentarietà degli interventi su fiumi e torrenti da parte degli Enti che agiscono a livello locale (Consorzi di Bonifica, Autorità Idriche e Protezione Civile); le azioni per la mitigazione e la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico necessitano un approccio multidisciplinare (ecologia, urbanistica, agraria, ecc.) strutturato in ambiente GIS basato su un solido e aggiornato Sistema Informativo Territoriale; i Contratti di Fiume, non favorendo ancora gli opportuni percorsi di concertazione e negoziazione (nonostante la spiccata attitudine alla multi-attorialità, inclusività e partecipazione), dovrebbero predisporre delle linee guida più trasversali e pro-resilienza del territorio. Si propone pertanto un coordinamento degli interventi dei Consorzi e delle Autorità in un’ottica di Bacino e quindi di Prevenzione e Pianificazione pre-emergenziale. L’abbandono di un approccio autoreferenzialmente interventista, scollegato dalle dinamiche ecosistemiche e incapace di proiettarsi nel lungo periodo, favorirà l’integrazione degli aspetti strategici all’interno della pianificazione territoriale e la gestione del rischio idraulico e idrogeologico in genere.
2021
Volume 04 - Resilienza nel governo del territorio
DOWNSCALING, RIGHTSIZING. Contrazione demografica e riorganizzazione spaziale
Torino
17-18 giugno 2021
Palummo
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