Favelas, Villas miserias, Barrios, Slums, Bidonvilles, sono alcuni dei nomi con cui viene indicata nelle diverse parti del mondo la città degli esclusi, dei poveri, la città che trova una soluzione autonoma, autoprogettata e autocostruita, la città della precarietà delle abitazioni, della carenza infrastrutturale e del degrado ambientale. Favela è sinonimo fin dal 1900 di povertà e delinquenza, di degrado e traffico di droga. Nascere nella favela è “squalificante”, significa vivere sulla propria pelle la povertà e la violenza ma anche il razzismo e la difficoltà di accesso alle differenti opportunità di sviluppo personale. Questo rivela che la città informale, lungi dall’essere un problema prettamente urbanistico, rappresenti una questione fondamentale per tutta la società ed una delle sfide più importanti della democrazia. Le riflessioni contenute in questo libro hanno l’obiettivo di contribuire alla determinazione di politiche pubbliche efficaci per la gestione e riqualificazione delle aree informali. Le considerazioni riguardo la strutturazione di processi di progettazione partecipata diventano importanti anche come contributo al dibattito europeo sulla riqualificazione delle periferie delle grandi città. Nel contesto italiano questo libro viene alla luce in un momento di rinnovato interesse verso il Sud del mondo e verso le dinamiche che interessano le sue megalopoli, per colmare, anche se in piccolissima parte, la lacuna di studi su queste tematiche. Esso diviene contributo anche al più ampio dibattito internazionale sull’informalità e alle tante esperienze che vanno nella direzione di costruire programmi e politiche di riqualificazione che siano anche percorsi di inclusione.

Favelas. Il Brasile della città informale tra esclusione e partecipazione / elena tarsi. - STAMPA. - (2014).

Favelas. Il Brasile della città informale tra esclusione e partecipazione

elena tarsi
2014

Abstract

Favelas, Villas miserias, Barrios, Slums, Bidonvilles, sono alcuni dei nomi con cui viene indicata nelle diverse parti del mondo la città degli esclusi, dei poveri, la città che trova una soluzione autonoma, autoprogettata e autocostruita, la città della precarietà delle abitazioni, della carenza infrastrutturale e del degrado ambientale. Favela è sinonimo fin dal 1900 di povertà e delinquenza, di degrado e traffico di droga. Nascere nella favela è “squalificante”, significa vivere sulla propria pelle la povertà e la violenza ma anche il razzismo e la difficoltà di accesso alle differenti opportunità di sviluppo personale. Questo rivela che la città informale, lungi dall’essere un problema prettamente urbanistico, rappresenti una questione fondamentale per tutta la società ed una delle sfide più importanti della democrazia. Le riflessioni contenute in questo libro hanno l’obiettivo di contribuire alla determinazione di politiche pubbliche efficaci per la gestione e riqualificazione delle aree informali. Le considerazioni riguardo la strutturazione di processi di progettazione partecipata diventano importanti anche come contributo al dibattito europeo sulla riqualificazione delle periferie delle grandi città. Nel contesto italiano questo libro viene alla luce in un momento di rinnovato interesse verso il Sud del mondo e verso le dinamiche che interessano le sue megalopoli, per colmare, anche se in piccolissima parte, la lacuna di studi su queste tematiche. Esso diviene contributo anche al più ampio dibattito internazionale sull’informalità e alle tante esperienze che vanno nella direzione di costruire programmi e politiche di riqualificazione che siano anche percorsi di inclusione.
2014
978-88-97826-23-1
Goal 1: No poverty
Goal 6: Clean water and sanitation
Goal 10: Reducing inequalities
Goal 11: Sustainable cities and communities
elena tarsi
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