La nuova Sala Conferenze “Artigianelli” assume un ruolo di particolare rilevanza nel processo di restauro e riuso dell’ex Seminario Vescovile come nuova sede del terzo polo universitario di Unimore nella città di Reggio Emilia. Già il progetto del 1946 del Seminario Vescovile (di Enea Manfredini) enfatizzava un legame con la città storica grazie all’assialità dell’intera composizione centrata sulla direttrice via Reverberi – via S. Agostino. Tale asse, per chi provenisse dalla città, portava all’atrio centrale del Seminario, baricentro e snodo di tutte le funzioni e di tutti i percorsi. C’era però un percorso privilegiato, basato proprio sull’asse centrale, che assumeva valori anche simbolici, fatti di passaggi di “soglia” posti in successione, anche evidenziati da leggeri salti di quota, per arrivare al fondale, vero e proprio punto focale, rappresentato dal complesso delle due chiese sovrapposte: la Chiesa più grande di piano terra, per le grandi celebrazioni liturgiche plenarie e la sottostante e più piccola Cripta di piano interrato, dedicata alle celebrazioni giornaliere più intime. Complesso religioso che, nel dicembre 1957 in occasione di “Ars Sacra 58”, mostra internazionale allestita nella Collegiale di San Pietro a Lovanio, fu inserito fra le venti migliori nuove chiese al mondo (vedi fig.1). Questa centralità, mentre si prestava a utilizzi processionali e liturgici con grande naturalezza, rispondeva pure a limpide e razionali motivazioni distributive: le grandi celebrazioni, coinvolgendo l’intera comunità del Seminario, trovavano nell’asse centrale il percorso naturale in cui confluivano i flussi di persone provenienti dalle quattro ali del complesso. La trasformazione operata nel convertire la ex Chiesa superiore in Sala Conferenze “Artigianelli” per gli usi universitari (vedi fig.2), ma pure aperta alla città, è perfettamente coerente con l’intento progettuale iniziale, perché conserva per tale spazio il ruolo di grande tema collettivo di cui è facilmente leggibile il ruolo apicale nella gerarchia degli spazi didattici universitari. Le stesse opere realizzate per l’eliminazione delle barriere architettoniche hanno assunto un ruolo di ulteriore enfatizzazione della assialità centrale che vede la Sala Conferenze come fondale. Tutto il progetto di questo primo lotto di lavori del restauro dell’ex Seminario ha del resto cercato di rinnovare il ruolo e la funzione di tutti i temi collettivi già presenti: a piano primo del corpo anteriore l’ Aula Magna e gli spazi della precedente biblioteca sono divenuti una nuova Aula Magna e una grande sala studio attrezzata; l’Atrio centrale di piano terra, prolungato nei quattro ampi spazi di relazione affacciati sulle corti verdi interne, mantiene la sua funzione di aggregazione come “piazza” coperta, secondo una metafora di vita urbana; l’ex refettorio seminaristi di piano interrato (con l’antistante refettorio dei sacerdoti) è divenuto un Auditorium attrezzato, preceduto da un foyer che ne incrementa la fruibilità. Nello specifico, i lavori sulla Sala Conferenze “Artigianelli” hanno comportato, oltre al restauro degli elementi edilizi e di finitura, una generale messa a norma in termini impiantistici e di sicurezza resa necessaria dagli aggiornamenti normativi sopravvenuti nei settant’anni di vita dell’immobile in funzione della capienza prevista di 225 posti a sedere: tre nuove uscite di emergenza con brevi scale per raggiungere la quota di campagna; un filtro a prova di fumo, realizzato con vetrata di ingresso di tipo tagliafuoco; nuovo impianto di condizionamento (riscaldamento/raffrescamento) del tipo a tutta aria esterna con canali microforati; nuovo impianto di illuminazione a led a integrazione dei restaurati e aggiornati corpi illuminanti originari; impianto illuminazione di sicurezza; impianto rivelazione e allarme incendi; impianto idrico antincendio. Conclude il tutto l'inserimento, sulla parete nord-est, del busto di Don Zefirino Jodi, opera dello scultore reggiano Bedotti (fig.3), conferendo in tal modo alla sala, accentuandolo, un ruolo specifico nella formazione giovanile che è tipico e proprio della destinazione universitaria del complesso.

La nuova Sala Conferenze "Artigianelli" / Alberto Manfredini, Giovanni Manfredini. - STAMPA. - (2021), pp. 7-11.

La nuova Sala Conferenze "Artigianelli"

Alberto Manfredini
2021

Abstract

La nuova Sala Conferenze “Artigianelli” assume un ruolo di particolare rilevanza nel processo di restauro e riuso dell’ex Seminario Vescovile come nuova sede del terzo polo universitario di Unimore nella città di Reggio Emilia. Già il progetto del 1946 del Seminario Vescovile (di Enea Manfredini) enfatizzava un legame con la città storica grazie all’assialità dell’intera composizione centrata sulla direttrice via Reverberi – via S. Agostino. Tale asse, per chi provenisse dalla città, portava all’atrio centrale del Seminario, baricentro e snodo di tutte le funzioni e di tutti i percorsi. C’era però un percorso privilegiato, basato proprio sull’asse centrale, che assumeva valori anche simbolici, fatti di passaggi di “soglia” posti in successione, anche evidenziati da leggeri salti di quota, per arrivare al fondale, vero e proprio punto focale, rappresentato dal complesso delle due chiese sovrapposte: la Chiesa più grande di piano terra, per le grandi celebrazioni liturgiche plenarie e la sottostante e più piccola Cripta di piano interrato, dedicata alle celebrazioni giornaliere più intime. Complesso religioso che, nel dicembre 1957 in occasione di “Ars Sacra 58”, mostra internazionale allestita nella Collegiale di San Pietro a Lovanio, fu inserito fra le venti migliori nuove chiese al mondo (vedi fig.1). Questa centralità, mentre si prestava a utilizzi processionali e liturgici con grande naturalezza, rispondeva pure a limpide e razionali motivazioni distributive: le grandi celebrazioni, coinvolgendo l’intera comunità del Seminario, trovavano nell’asse centrale il percorso naturale in cui confluivano i flussi di persone provenienti dalle quattro ali del complesso. La trasformazione operata nel convertire la ex Chiesa superiore in Sala Conferenze “Artigianelli” per gli usi universitari (vedi fig.2), ma pure aperta alla città, è perfettamente coerente con l’intento progettuale iniziale, perché conserva per tale spazio il ruolo di grande tema collettivo di cui è facilmente leggibile il ruolo apicale nella gerarchia degli spazi didattici universitari. Le stesse opere realizzate per l’eliminazione delle barriere architettoniche hanno assunto un ruolo di ulteriore enfatizzazione della assialità centrale che vede la Sala Conferenze come fondale. Tutto il progetto di questo primo lotto di lavori del restauro dell’ex Seminario ha del resto cercato di rinnovare il ruolo e la funzione di tutti i temi collettivi già presenti: a piano primo del corpo anteriore l’ Aula Magna e gli spazi della precedente biblioteca sono divenuti una nuova Aula Magna e una grande sala studio attrezzata; l’Atrio centrale di piano terra, prolungato nei quattro ampi spazi di relazione affacciati sulle corti verdi interne, mantiene la sua funzione di aggregazione come “piazza” coperta, secondo una metafora di vita urbana; l’ex refettorio seminaristi di piano interrato (con l’antistante refettorio dei sacerdoti) è divenuto un Auditorium attrezzato, preceduto da un foyer che ne incrementa la fruibilità. Nello specifico, i lavori sulla Sala Conferenze “Artigianelli” hanno comportato, oltre al restauro degli elementi edilizi e di finitura, una generale messa a norma in termini impiantistici e di sicurezza resa necessaria dagli aggiornamenti normativi sopravvenuti nei settant’anni di vita dell’immobile in funzione della capienza prevista di 225 posti a sedere: tre nuove uscite di emergenza con brevi scale per raggiungere la quota di campagna; un filtro a prova di fumo, realizzato con vetrata di ingresso di tipo tagliafuoco; nuovo impianto di condizionamento (riscaldamento/raffrescamento) del tipo a tutta aria esterna con canali microforati; nuovo impianto di illuminazione a led a integrazione dei restaurati e aggiornati corpi illuminanti originari; impianto illuminazione di sicurezza; impianto rivelazione e allarme incendi; impianto idrico antincendio. Conclude il tutto l'inserimento, sulla parete nord-est, del busto di Don Zefirino Jodi, opera dello scultore reggiano Bedotti (fig.3), conferendo in tal modo alla sala, accentuandolo, un ruolo specifico nella formazione giovanile che è tipico e proprio della destinazione universitaria del complesso.
2021
Tecnograf srl
Gianluca Guidetti (a cura di)
Pio Istituto Artigianelli - 2021
7
11
Alberto Manfredini, Giovanni Manfredini
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