a riscoperta delle rovine di Umm al-Rasas, iniziata nel 1986 con lo scavo della chiesa di Santo Stefano e dei suoi mosaici, che ha portato alla identificazione del sito con la città biblica di Mefa’at e con l’accampamento degli Equites Promoti Indigenae, è proseguita negli anni a seguire grazie al costante impegno sul campo della missione archeologica guidata da Michele Piccirillo. Le chiese riportate alla luce, gli splendidi mosaici, la ricostruzione della storia del sito e della regione in un periodo così importante e complesso, come fu quello tra il VI e il IX secolo, che segnò il passaggio politico, culturale economico e religioso dall’epoca bizantina a quella islamica, hanno reso ad Umm al-Rasas l’importanza che meritava, facendo sì che nel 2004 venisse inserita nella World Heritage List dell’Unesco. Se nella sua struttura urbana Umm al-Rasas risentì del passaggio ad una nuova amministrazione, d’altra parte appare evidente che non subì questo passaggio come un evento traumatico tale da comportare un suo stravolgimento ma che invece mantenne il suo carattere spiccatamente cristiano, restando tutti i complessi ecclesiastici in uso fino alla fine della vita del sito. Possiamo, dunque, immaginare che questo fosse il riflesso di un non mutato tessuto sociale, culturale e religioso almeno nei centri secondari e rurali. Superando il luogo comune che vedeva nell’arrivo dell’Islam un violento momento di rottura, si è potuto appurare, prendendo spunto dai risultati delle recenti ricerche storiche e archeologiche come questa transizione sia avvenuta con gradualità e, almeno dal punto di vista archeologico, senza soluzione di continuità. Un ruolo importante dal punto di vista politico e culturale in questa fase ebbero le tribù arabe cristiane alleate dei bizantini o dei persiani, che se da un lato assorbirono elementi culturali dei regni a cui si allearono dall’altra crearono il milieu adatto ad accogliere l’arrivo dell’Islam senza che questo fosse percepito come del tutto estraneo. Per quello che riguarda Umm al-Rasas / Kastron Mefa’a, come già precisa il titolo stesso di questa tesi, il periodo preso in considerazione è quello che va dal VI al X secolo. È in questo lasso di tempo di circa cinque secoli che il sito subisce una serie di trasformazioni importanti e vede il passaggio da installazione militare romano-bizantina ad importante centro urbano, esteso anche a nord del Castrum, e con numerosi edifici ecclesiastici eretti all’interno di un fitto tessuto urbano. L’insediamento divenne nel corso del VII e VIII secolo un centro agricolo e di produzione del vino, per poi subire una contrazione delle strutture abitative, produttive ed ecclesiastiche nel corso dell’VIII, ed essere definitivamente abbandonato prima della fine del IX secolo. Sporadiche rioccupazioni, infine, interessarono le parti ancora integre dal punto di vista strutturale degli edifici in disuso, prima del definitivo oblio della località nel corso del X secolo.

Kastron Mefa‘ah -- Umm al-Rasas (Provincia Arabia -- Giordania): Alla fine di un’epoca di occupazione urbana sull’altopiano di Madaba. Insediamento urbano e materiali dal VII al X secolo d.C / Carmelo Pappalardo. - (2015).

Kastron Mefa‘ah -- Umm al-Rasas (Provincia Arabia -- Giordania): Alla fine di un’epoca di occupazione urbana sull’altopiano di Madaba. Insediamento urbano e materiali dal VII al X secolo d.C

Carmelo Pappalardo
2015

Abstract

a riscoperta delle rovine di Umm al-Rasas, iniziata nel 1986 con lo scavo della chiesa di Santo Stefano e dei suoi mosaici, che ha portato alla identificazione del sito con la città biblica di Mefa’at e con l’accampamento degli Equites Promoti Indigenae, è proseguita negli anni a seguire grazie al costante impegno sul campo della missione archeologica guidata da Michele Piccirillo. Le chiese riportate alla luce, gli splendidi mosaici, la ricostruzione della storia del sito e della regione in un periodo così importante e complesso, come fu quello tra il VI e il IX secolo, che segnò il passaggio politico, culturale economico e religioso dall’epoca bizantina a quella islamica, hanno reso ad Umm al-Rasas l’importanza che meritava, facendo sì che nel 2004 venisse inserita nella World Heritage List dell’Unesco. Se nella sua struttura urbana Umm al-Rasas risentì del passaggio ad una nuova amministrazione, d’altra parte appare evidente che non subì questo passaggio come un evento traumatico tale da comportare un suo stravolgimento ma che invece mantenne il suo carattere spiccatamente cristiano, restando tutti i complessi ecclesiastici in uso fino alla fine della vita del sito. Possiamo, dunque, immaginare che questo fosse il riflesso di un non mutato tessuto sociale, culturale e religioso almeno nei centri secondari e rurali. Superando il luogo comune che vedeva nell’arrivo dell’Islam un violento momento di rottura, si è potuto appurare, prendendo spunto dai risultati delle recenti ricerche storiche e archeologiche come questa transizione sia avvenuta con gradualità e, almeno dal punto di vista archeologico, senza soluzione di continuità. Un ruolo importante dal punto di vista politico e culturale in questa fase ebbero le tribù arabe cristiane alleate dei bizantini o dei persiani, che se da un lato assorbirono elementi culturali dei regni a cui si allearono dall’altra crearono il milieu adatto ad accogliere l’arrivo dell’Islam senza che questo fosse percepito come del tutto estraneo. Per quello che riguarda Umm al-Rasas / Kastron Mefa’a, come già precisa il titolo stesso di questa tesi, il periodo preso in considerazione è quello che va dal VI al X secolo. È in questo lasso di tempo di circa cinque secoli che il sito subisce una serie di trasformazioni importanti e vede il passaggio da installazione militare romano-bizantina ad importante centro urbano, esteso anche a nord del Castrum, e con numerosi edifici ecclesiastici eretti all’interno di un fitto tessuto urbano. L’insediamento divenne nel corso del VII e VIII secolo un centro agricolo e di produzione del vino, per poi subire una contrazione delle strutture abitative, produttive ed ecclesiastiche nel corso dell’VIII, ed essere definitivamente abbandonato prima della fine del IX secolo. Sporadiche rioccupazioni, infine, interessarono le parti ancora integre dal punto di vista strutturale degli edifici in disuso, prima del definitivo oblio della località nel corso del X secolo.
2015
Philippe Pergola
Carmelo Pappalardo
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