Le scelte comunicative che compiamo sono un continuo atto di identità. Tale atto è spesso involontario, come nel manifestare una certa provenienza geografica con la propria pronuncia, che può destare nell’interlocutore un bias negativo o positivo; talvolta parzialmente volontario, per esempio nella scelta di un’immagine di profilo per un social i base a criteri meramente estetici, senza tener conto delle sue conseguenze in un contesto più allargato; infine, in altri casi, è del tutto volontario, come nell’impiego di determinate parole per provocare specifici risultati, con scopi più o meno dichiarati o più o meno virtuosi. La capacità di valutare bene ogni atto di identità era in passato considerata prerogativa di personaggi con una grande visibilità; ma da quando siamo diventati tutti piccoli personaggi pubblici (cfr. Mastroianni 2018a) a causa dell’iperconnessione da una parte e dei social network dall’altra, questa competenza ha assunto un’enorme importanza per chiunque, soprattutto per chi è nella fase della crescita e definizione del sé (personale e professionale); al momento, si può dire che sia una delle capacità necessarie per aspirare alla piena fruizione di una cittadinanza attiva, che è molto più complessa del semplice “stare connessi” . Ma prima di entrare nel merito della questione, prima di arrivare alla pars construens, è necessario esplorare lo scenario comunicativo del presente per spiegare come mai possiamo definirlo, oltre che iperconnesso e ipercomplesso (Dominici 2018), anche iper-permeabile.
Atti di identità verbali e non verbali in un mondo iperpermeabile / Vera Gheno. - STAMPA. - (2020), pp. 155-172.
Atti di identità verbali e non verbali in un mondo iperpermeabile
Vera Gheno
2020
Abstract
Le scelte comunicative che compiamo sono un continuo atto di identità. Tale atto è spesso involontario, come nel manifestare una certa provenienza geografica con la propria pronuncia, che può destare nell’interlocutore un bias negativo o positivo; talvolta parzialmente volontario, per esempio nella scelta di un’immagine di profilo per un social i base a criteri meramente estetici, senza tener conto delle sue conseguenze in un contesto più allargato; infine, in altri casi, è del tutto volontario, come nell’impiego di determinate parole per provocare specifici risultati, con scopi più o meno dichiarati o più o meno virtuosi. La capacità di valutare bene ogni atto di identità era in passato considerata prerogativa di personaggi con una grande visibilità; ma da quando siamo diventati tutti piccoli personaggi pubblici (cfr. Mastroianni 2018a) a causa dell’iperconnessione da una parte e dei social network dall’altra, questa competenza ha assunto un’enorme importanza per chiunque, soprattutto per chi è nella fase della crescita e definizione del sé (personale e professionale); al momento, si può dire che sia una delle capacità necessarie per aspirare alla piena fruizione di una cittadinanza attiva, che è molto più complessa del semplice “stare connessi” . Ma prima di entrare nel merito della questione, prima di arrivare alla pars construens, è necessario esplorare lo scenario comunicativo del presente per spiegare come mai possiamo definirlo, oltre che iperconnesso e ipercomplesso (Dominici 2018), anche iper-permeabile.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.