Musiche imprevedibili. Modi di produzione e training per l’improvvisazione collettiva: dalle avanguardie del secondo dopoguerra alle ricerche elettroacustiche del nuovo millennio

Il tema dela ricerca riguarda un campo di indagine – quello dell’improvvisazione libera collettiva – connotato da consistenza bibliografica estremamente ridotta, e tuttora oggetto di dibattito scientifico, cui si affianca, tuttavia, una diffusa e crescente pratica quotidiana in tutto il mondo musicale occidentale e non solo. Molti musicisti della storia recente hanno contribuito alla produzione di musica non scritta, frutto di una relazione tra istanze improvvisative e modalità di strutturazione derivate dalla pratica. Dagli anni sessanta del secolo scorso sono stati ideati e promossi veri e propri metodi basati sulla trasmissione di codici e tecniche originali spesso di natura verbale, metodi che prima di tutto costituiscono percorsi formativi in grado di coinvolgere e integrare gruppi di musicisti-discenti nel processo poietico. Si tratta di un fenomeno che abbraccia esperienze assai diverse, che muovono dalla musica contemporanea accademica al jazz d’avanguardia, fino ad arrivare alle ricerche più attuali della musica elettroacustica; tale fenomeno è oggi alla base di una straordinaria e imprevedibile diffusione della pratica dell’improvvisazione, soprattutto di natura non idiomatica, che abbraccia migliaia di musicisti. Uno degli obiettivi è descrivere tecniche ed esperienze di chiara aggregazione collettiva, in grado di creare relazioni tra gli individui che le praticano, ma anche di stimolare e interferire culturalmente con un pubblico interessato e consapevole, nonché con il tessuto sociale in cui si collocano: processi, protagonisti, pratiche, testimonianze forniscono una mappatura storica, geografica e tecnica, a chi vorrà avvicinarsi al mondo dell’improvvisazione libera collettiva, pronto a praticarla in una delle sue diverse declinazioni o, addirittura, a inventarne di nuove.