Attraverso le risposte di circa 500 giornalisti italiani alla più ampia survey internazionale mai realizzata sulla professione - Worlds of Journalism Study, network all’interno del quale è avvenuta la raccolta dei dati - il libro riflette sul grado di consapevolezza sia dei giornalisti sia più generalmente dell’opinione pubblica delle cangianti caratteristiche assunte dal giornalismo. La convergenza crossmediale, la diffusione dei social media tra i giornalisti così come gli account delle redazioni, la piattaformizzazione sempre più evidente costringono a fare i conti con una completa ridefinizione dei principi di legittimazione del giornalismo. Partendo da dati che disegnano lo stato delle cose alla vigilia degli anni Venti, si ipotizzano i percorsi possibili di una professione sospesa fra timori d’oblio e crisi di crescita. Visibilità, reputazione, centralità sociale e responsabilità sembrano tutti requisiti fondamentali nel giornalismo, che spiegano l’opportunità d’interrogarsi sul giornalismo partendo dalla voce, dalle inquietudini e dalle speranze di chi pratica quotidianamente questa professione. Cosa sta succedendo al giornalismo? Come i cambiamenti sono colti e percepiti dai giornalisti italiani? Quali traiettorie sono individuabili? Questo volume non pretende di dare una riposta precisa a tali domande, piuttosto cerca di fornire loro una direzione. Le vie del giornalismo, dunque, analizzate sullo sfondo di un’ecologia dei media in continuo mutamento e caratterizzata dalla crescita in numero e in varietà di chi lo abita. Nel primo capitolo ci soffermeremo sulla percezione del ruolo professionale, indagata domandando ai giornalisti chi vorrebbero essere come giornalista e cosa vorrebbero fare. Il capitolo presenta una continua triangolazione tra la più consolidata letteratura internazionale, gli studi specifici sul contesto italiano e le risposte del nostro campione. Il risultato più sorprendente è che non emerge alcuna caratteristica precipua del giornalista (e.g.: l’aver frequentato una scuola di giornalismo, ricoprire una posizione marginale nella redazione, essere un freelance, etc. etc.) capace di spiegare le risposte fornite alle domande sui ruoli percepiti. Come se su tutto facesse premio una solidissima socializzazione professionale che fornisce ai giornalisti uno scenario omogeneo ai quali restano legati. Il secondo capitolo è dedicato alle influenze. Il capitolo considera e valuta le pressioni a cui i giornalisti sono sottoposti nello svolgimento delle loro attività. Pressioni riguardanti non soltanto gli aspetti economici e politici, ma anche il rapporto con i pari, con i superiori oppure con il più ampio pubblico dei lettori, la rilevante questione procedurale dovuta all’accesso alle fonti, le costrizioni organizzative e così via. I risultati sono molto articolati e costringono a guardare da prospettive meno scontate le più ricorrenti credenze rispetto alle influenze politiche e economiche. L’altro lato della medaglia delle influenze è l’autonomia: quanta e quale autonomia pensano di avere i giornalisti? Sul concetto di autonomia è costruita di solito la riflessione circa la forza e la centralità sociale del giornalismo. Sono i giornalisti che operano prevalentemente in ambito digitale e locale a percepire una maggiore autonomia nelle loro scelte. Infine, nel quarto capitolo, tenendo conto di un contesto di crescente preoccupazione rispetto alla diffusione di disinformazione e notizie false, è stato necessario fare un passo indietro e indagare cosa sia ritenuto vero e attendibile dai giornalisti, Emerge uno scenario articolato, che regala molte suggestioni per il futuro del giornalismo italiano. Through the responses of about 500 Italian journalists to the largest international survey ever carried out on the profession - Worlds of Journalism Study, the network within which the data collection took place - the book reflects on the degree of awareness of both journalists and, more generally, of public opinion of the changing characteristics assumed by journalism. Cross-media convergence, the spread of social media among journalists as well as newsroom accounts, and the increasingly evident platformisation are forcing us to come to terms with a complete redefinition of the principles of legitimisation of journalism. Starting from data that sketch the state of affairs on the eve of the 1920s, we hypothesise the possible paths of a profession suspended between fears of oblivion and a crisis of growth. Visibility, reputation, social centrality and responsibility all seem to be fundamental requirements in journalism, which explain the opportunity to question journalism from the voice, concerns and hopes of those who practice this profession on a daily basis. What is happening to journalism? How are the changes being grasped and perceived by Italian journalists? What trajectories can be identified? This book does not pretend to give a precise answer to these questions, but rather tries to give them a direction. The paths of journalism, then, analysed against the backdrop of an ever-changing media ecology characterised by the growth in number and variety of its inhabitants. In the first chapter we will focus on the perception of the professional role, investigated by asking journalists who they would like to be as a journalist and what they would like to do. The chapter presents a continuous triangulation between the most consolidated international literature, specific studies on the Italian context and the answers of our sample. The most surprising result is that no specific characteristic of the journalist emerges (e.g. having attended a school of journalism, holding a marginal position in the editorial staff, being a freelancer, etc. etc.) capable of explaining the answers given to the questions on perceived roles. It is as if a very solid professional socialisation that provides journalists with a homogeneous scenario to which they remain attached takes precedence over everything. The second chapter is dedicated to influences. The chapter considers and evaluates the pressures journalists are subjected to in the course of their work. Pressures concerning not only economic and political aspects, but also the relationship with peers, superiors or the wider readership, the relevant procedural issue of access to sources, organisational constraints and so on. The results are very articulate and force one to look at the most common beliefs about political and economic influences from less obvious perspectives. The other side of the coin of influences is autonomy: how much and what autonomy do journalists think they have? The concept of autonomy is usually the basis for reflections on the strength and social centrality of journalism. It is the journalists who work mainly in the digital and local environment who perceive a greater autonomy in their choices. Finally, in the fourth chapter, taking into account a context of growing concern about the spread of disinformation and fake news, it was necessary to take a step back and investigate what is considered true and reliable by journalists.

Le vie del giornalismo. Come si raccontano i giornalisti italiani / C. Sorrentino, S. Splendore. - STAMPA. - (2022), pp. 1-168.

Le vie del giornalismo. Come si raccontano i giornalisti italiani

C. Sorrentino
;
2022

Abstract

Attraverso le risposte di circa 500 giornalisti italiani alla più ampia survey internazionale mai realizzata sulla professione - Worlds of Journalism Study, network all’interno del quale è avvenuta la raccolta dei dati - il libro riflette sul grado di consapevolezza sia dei giornalisti sia più generalmente dell’opinione pubblica delle cangianti caratteristiche assunte dal giornalismo. La convergenza crossmediale, la diffusione dei social media tra i giornalisti così come gli account delle redazioni, la piattaformizzazione sempre più evidente costringono a fare i conti con una completa ridefinizione dei principi di legittimazione del giornalismo. Partendo da dati che disegnano lo stato delle cose alla vigilia degli anni Venti, si ipotizzano i percorsi possibili di una professione sospesa fra timori d’oblio e crisi di crescita. Visibilità, reputazione, centralità sociale e responsabilità sembrano tutti requisiti fondamentali nel giornalismo, che spiegano l’opportunità d’interrogarsi sul giornalismo partendo dalla voce, dalle inquietudini e dalle speranze di chi pratica quotidianamente questa professione. Cosa sta succedendo al giornalismo? Come i cambiamenti sono colti e percepiti dai giornalisti italiani? Quali traiettorie sono individuabili? Questo volume non pretende di dare una riposta precisa a tali domande, piuttosto cerca di fornire loro una direzione. Le vie del giornalismo, dunque, analizzate sullo sfondo di un’ecologia dei media in continuo mutamento e caratterizzata dalla crescita in numero e in varietà di chi lo abita. Nel primo capitolo ci soffermeremo sulla percezione del ruolo professionale, indagata domandando ai giornalisti chi vorrebbero essere come giornalista e cosa vorrebbero fare. Il capitolo presenta una continua triangolazione tra la più consolidata letteratura internazionale, gli studi specifici sul contesto italiano e le risposte del nostro campione. Il risultato più sorprendente è che non emerge alcuna caratteristica precipua del giornalista (e.g.: l’aver frequentato una scuola di giornalismo, ricoprire una posizione marginale nella redazione, essere un freelance, etc. etc.) capace di spiegare le risposte fornite alle domande sui ruoli percepiti. Come se su tutto facesse premio una solidissima socializzazione professionale che fornisce ai giornalisti uno scenario omogeneo ai quali restano legati. Il secondo capitolo è dedicato alle influenze. Il capitolo considera e valuta le pressioni a cui i giornalisti sono sottoposti nello svolgimento delle loro attività. Pressioni riguardanti non soltanto gli aspetti economici e politici, ma anche il rapporto con i pari, con i superiori oppure con il più ampio pubblico dei lettori, la rilevante questione procedurale dovuta all’accesso alle fonti, le costrizioni organizzative e così via. I risultati sono molto articolati e costringono a guardare da prospettive meno scontate le più ricorrenti credenze rispetto alle influenze politiche e economiche. L’altro lato della medaglia delle influenze è l’autonomia: quanta e quale autonomia pensano di avere i giornalisti? Sul concetto di autonomia è costruita di solito la riflessione circa la forza e la centralità sociale del giornalismo. Sono i giornalisti che operano prevalentemente in ambito digitale e locale a percepire una maggiore autonomia nelle loro scelte. Infine, nel quarto capitolo, tenendo conto di un contesto di crescente preoccupazione rispetto alla diffusione di disinformazione e notizie false, è stato necessario fare un passo indietro e indagare cosa sia ritenuto vero e attendibile dai giornalisti, Emerge uno scenario articolato, che regala molte suggestioni per il futuro del giornalismo italiano. Through the responses of about 500 Italian journalists to the largest international survey ever carried out on the profession - Worlds of Journalism Study, the network within which the data collection took place - the book reflects on the degree of awareness of both journalists and, more generally, of public opinion of the changing characteristics assumed by journalism. Cross-media convergence, the spread of social media among journalists as well as newsroom accounts, and the increasingly evident platformisation are forcing us to come to terms with a complete redefinition of the principles of legitimisation of journalism. Starting from data that sketch the state of affairs on the eve of the 1920s, we hypothesise the possible paths of a profession suspended between fears of oblivion and a crisis of growth. Visibility, reputation, social centrality and responsibility all seem to be fundamental requirements in journalism, which explain the opportunity to question journalism from the voice, concerns and hopes of those who practice this profession on a daily basis. What is happening to journalism? How are the changes being grasped and perceived by Italian journalists? What trajectories can be identified? This book does not pretend to give a precise answer to these questions, but rather tries to give them a direction. The paths of journalism, then, analysed against the backdrop of an ever-changing media ecology characterised by the growth in number and variety of its inhabitants. In the first chapter we will focus on the perception of the professional role, investigated by asking journalists who they would like to be as a journalist and what they would like to do. The chapter presents a continuous triangulation between the most consolidated international literature, specific studies on the Italian context and the answers of our sample. The most surprising result is that no specific characteristic of the journalist emerges (e.g. having attended a school of journalism, holding a marginal position in the editorial staff, being a freelancer, etc. etc.) capable of explaining the answers given to the questions on perceived roles. It is as if a very solid professional socialisation that provides journalists with a homogeneous scenario to which they remain attached takes precedence over everything. The second chapter is dedicated to influences. The chapter considers and evaluates the pressures journalists are subjected to in the course of their work. Pressures concerning not only economic and political aspects, but also the relationship with peers, superiors or the wider readership, the relevant procedural issue of access to sources, organisational constraints and so on. The results are very articulate and force one to look at the most common beliefs about political and economic influences from less obvious perspectives. The other side of the coin of influences is autonomy: how much and what autonomy do journalists think they have? The concept of autonomy is usually the basis for reflections on the strength and social centrality of journalism. It is the journalists who work mainly in the digital and local environment who perceive a greater autonomy in their choices. Finally, in the fourth chapter, taking into account a context of growing concern about the spread of disinformation and fake news, it was necessary to take a step back and investigate what is considered true and reliable by journalists.
2022
978-88-15-29520-0
1
168
C. Sorrentino, S. Splendore
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