Dopo un approfondimento su Le cacce reali nell’Europa dei principi la collana “La civiltà delle corti” del Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude prosegue con un volume dedicato a Diana, sotto il cui nume sorse, poco dopo la metà del Seicento, la Venaria Reale di Torino. Grazie al programma iconografico stilato da Emanuele Tesauro – responsabile dell’ideazione dei cicli decorativi per le residenze ducali e degli apparati effimeri per gli eventi festivi – la reggia divenne il “racconto” per immagini del mito della Dea e della sua trasfigurazione sub allegoria. Divinità lunare protettrice della caccia, Diana occupava in quegli stessi anni un posto di rilievo nel linguaggio metaforico condiviso dalle corti europee di Antico Regime. Grazie alle sue virtù appariva adatta a trasmettere alcuni princìpi cardine della autorappresentazione del potere: l’integrità morale del principe, la sovranità come prerogativa congenita e connaturata alla classe regnante, l’uso legittimo della forza.
Il mito di Diana nella cultura delle corti. Arte letteratura musica, a cura di G. BÀRBERI SQUAROTTI, A. COLTURATO, C. GORIA, Firenze, Olschki, 2018 / Vallieri, Lorena. - In: WWW.DRAMMATURGIA.IT. - ISSN 1724-0336. - ELETTRONICO. - (2019), pp. 0-0.
Il mito di Diana nella cultura delle corti. Arte letteratura musica, a cura di G. BÀRBERI SQUAROTTI, A. COLTURATO, C. GORIA, Firenze, Olschki, 2018.
Vallieri, Lorena
2019
Abstract
Dopo un approfondimento su Le cacce reali nell’Europa dei principi la collana “La civiltà delle corti” del Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude prosegue con un volume dedicato a Diana, sotto il cui nume sorse, poco dopo la metà del Seicento, la Venaria Reale di Torino. Grazie al programma iconografico stilato da Emanuele Tesauro – responsabile dell’ideazione dei cicli decorativi per le residenze ducali e degli apparati effimeri per gli eventi festivi – la reggia divenne il “racconto” per immagini del mito della Dea e della sua trasfigurazione sub allegoria. Divinità lunare protettrice della caccia, Diana occupava in quegli stessi anni un posto di rilievo nel linguaggio metaforico condiviso dalle corti europee di Antico Regime. Grazie alle sue virtù appariva adatta a trasmettere alcuni princìpi cardine della autorappresentazione del potere: l’integrità morale del principe, la sovranità come prerogativa congenita e connaturata alla classe regnante, l’uso legittimo della forza.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.