Il volume è frutto del progetto di ricerca del Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, ciclo XXXIV, indirizzo Spettacolo (S.S.D. L-ART/05), tutor Prof.ssa Teresa Megale. Il lavoro esamina il fenomeno della rappresentazione zingaresca nella produzione culturale cinque-seicentesca, in particolare nello spettacolo dal vivo, colta in un momento decisivo per l’affermazione della sua morfologia. La figura della gitana, in età moderna, con il suo fascino di esotica libertina, percorre le arti in maniera trasversale ed è oggetto di numerose stampe, scritti in prosa, versi e musica, dipinti, incisioni e occasioni di spettacolo. Incrociando documenti, testi a stampa di chiara matrice teatrale e documenti iconografici a dati di storia sociale, economica e giudiziaria, l’elaborato si propone di seguire le tracce della figura della zingara nel teatro dei dilettanti e dei professionisti, passando per le sue valenze simboliche. Il primo capitolo getta le basi per la costruzione dell’“immaginario zingaresco”. Dopo aver tracciato alcune necessarie premesse metodologiche, l’indagine si concentra sulla contestualizzazione storica del fenomeno gitano in epoca moderna, riflessione che coinvolge gli studi sul pauperismo e che si sostanzia in una mole di documenti di varia natura. Nel secondo capitolo sono invece analizzate le “zingaresche”, opere in versi recitate durante le occasioni festive che ebbero un’enorme diffusione nel XVI e XVII. Queste costituiscono un vero e proprio genere, poiché sottostanno a delle regole strutturali e metriche ben precise, ponendo al centro la figura della gitana che, da sola o in dialogo con altre maschere, in particolare con il norcino/villano, opera profezie chiromantiche rivolte al pubblico femminile. Questi volumetti partecipano al momento di maggior successo della stampa popolare nel centro Italia, che si sviluppa soprattutto tra Roma, Ronciglione e Viterbo. Vengono quindi analizzate le stampe superstiti presenti nelle biblioteche italiane, schedate in appendice alla tesi, in quanto tracce delle relative occasioni di spettacolo. Il terzo capitolo ripercorre le altre occasioni nelle quali è presente la gitana, una vera e propria costante dello spettacolo dal vivo in diverse modalità, luoghi e tempi di produzione. Sono raccolte ed esaminate le occorrenze zingaresche individuate all’interno delle raccolte di canovacci, nei quali il travestimento da zingara è spesso utilizzato, confermando l’approdo della figura dell’egizia anche nello spettacolo dei professionisti. Sono poi isolate e analizzate alcune occasioni di corte nelle quali il travestimento da gitana è travestimento aristocratico in intermezzi danzati e recitati. Infine, una inedita riflessione sulle connessioni e disgiunzioni tra la figura della zingara e quella delle pioniere dell’attrice e sugli elementi che, per entrambe, hanno favorito la costruzione di un duraturo stereotipo nell’immaginario collettivo.

«Io canto, ballo e dico la ventura». La Zingara nel teatro italiano fra Cinque e Seicento / Antonia Liberto. - (2022).

«Io canto, ballo e dico la ventura». La Zingara nel teatro italiano fra Cinque e Seicento

Antonia Liberto
2022

Abstract

Il volume è frutto del progetto di ricerca del Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, ciclo XXXIV, indirizzo Spettacolo (S.S.D. L-ART/05), tutor Prof.ssa Teresa Megale. Il lavoro esamina il fenomeno della rappresentazione zingaresca nella produzione culturale cinque-seicentesca, in particolare nello spettacolo dal vivo, colta in un momento decisivo per l’affermazione della sua morfologia. La figura della gitana, in età moderna, con il suo fascino di esotica libertina, percorre le arti in maniera trasversale ed è oggetto di numerose stampe, scritti in prosa, versi e musica, dipinti, incisioni e occasioni di spettacolo. Incrociando documenti, testi a stampa di chiara matrice teatrale e documenti iconografici a dati di storia sociale, economica e giudiziaria, l’elaborato si propone di seguire le tracce della figura della zingara nel teatro dei dilettanti e dei professionisti, passando per le sue valenze simboliche. Il primo capitolo getta le basi per la costruzione dell’“immaginario zingaresco”. Dopo aver tracciato alcune necessarie premesse metodologiche, l’indagine si concentra sulla contestualizzazione storica del fenomeno gitano in epoca moderna, riflessione che coinvolge gli studi sul pauperismo e che si sostanzia in una mole di documenti di varia natura. Nel secondo capitolo sono invece analizzate le “zingaresche”, opere in versi recitate durante le occasioni festive che ebbero un’enorme diffusione nel XVI e XVII. Queste costituiscono un vero e proprio genere, poiché sottostanno a delle regole strutturali e metriche ben precise, ponendo al centro la figura della gitana che, da sola o in dialogo con altre maschere, in particolare con il norcino/villano, opera profezie chiromantiche rivolte al pubblico femminile. Questi volumetti partecipano al momento di maggior successo della stampa popolare nel centro Italia, che si sviluppa soprattutto tra Roma, Ronciglione e Viterbo. Vengono quindi analizzate le stampe superstiti presenti nelle biblioteche italiane, schedate in appendice alla tesi, in quanto tracce delle relative occasioni di spettacolo. Il terzo capitolo ripercorre le altre occasioni nelle quali è presente la gitana, una vera e propria costante dello spettacolo dal vivo in diverse modalità, luoghi e tempi di produzione. Sono raccolte ed esaminate le occorrenze zingaresche individuate all’interno delle raccolte di canovacci, nei quali il travestimento da zingara è spesso utilizzato, confermando l’approdo della figura dell’egizia anche nello spettacolo dei professionisti. Sono poi isolate e analizzate alcune occasioni di corte nelle quali il travestimento da gitana è travestimento aristocratico in intermezzi danzati e recitati. Infine, una inedita riflessione sulle connessioni e disgiunzioni tra la figura della zingara e quella delle pioniere dell’attrice e sugli elementi che, per entrambe, hanno favorito la costruzione di un duraturo stereotipo nell’immaginario collettivo.
2022
Prof.ssa Teresa Megale
Antonia Liberto
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Tipologia: Tesi di dottorato
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