La produzione di tessuti di seta conobbe uno sviluppo straordinario nella Firenze dei secoli XV-XVI, raggiungendo livelli qualitativi molto elevati. Rasi, damaschi e broccati fiorentini ebbero un grande successo non solo in Italia e in Europa, ma anche in quel Vicino Oriente che da secoli ne era il principale produttore. Libri contabili e carteggi delle compagnie fiorentine evidenziano il totale ribaltamento che si verificò in un breve arco di tempo: già all’inizio del secolo XV i tessuti di seta che attraversavano il Mediterraneo non lo facevano più da Est a Ovest bensì da Ovest a Est. Due date rivestono particolare importanza per i rapporti fra Firenze e il Levante: il 1422 e 1453. Dopo aver istituito regolari collegamenti marittimi con il Mediterraneo orientale (in particolare con Alessandria e Costantinopoli) già a partire dalla conquista di Pisa del 1406, nel 1422 Firenze strinse con l’Egitto mamelucco accordi politici che aprirono anche in campo commerciale nuove opportunità, tra cui proprio l’esportazione di drappi. Dopo la caduta di Costantinopoli del 1453 i drappi fiorentini furono, insieme ai panni di lana, i prodotti più richiesti, anche grazie alla presenza di un’attiva colonia di mercanti. Tra i primi che seppero approfittare di questa favorevole situazione è Andrea Banchi, che ha lasciato una straordinaria documentazione oggi custodita all’Ospedale degli Innocenti. Nella seconda metà del Quattrocento, tra le numerose le compagnie dedite all’esportazione di drappi di seta ricordiamo i Cambini e, verso fine secolo, i Serristori e i Salviati. Le fonti consentono di ricostruire tutte le fasi di quel flusso continuo di esportazioni: l’acquisto dei drappi a Firenze, la loro spedizione, i costi di trasporto e infine l’intervento dei corrispondenti che a Costantinopoli curavano le vendite. A operazioni concluse, i corrispondenti inviavano resoconti dettagliati, indicando per ogni drappo il prezzo di vendita e il nome dei compratori: si trattava di una clientela internazionale, nella quale è facile incontrare mercanti ebrei, turchi, siriani e soprattutto la Porta, che mostrò un continuo apprezzamento. Il primo ad acquistare sete fiorentine fu Maometto il Conquistatore nel 1462; dopo di lui tutti i successori – Bayazet II, Selim I e il giovane Solimano il Magnifico – scelsero rasi, damaschi, velluti e broccati d’oro. Per alcuni decenni casse di drappi raggiunsero la capitale ottomana, mentre in senso inverso si muovevano seta greggia, ciambellotti, spezie e coloranti; la bilancia commerciale era favorevole all’Italia e non di rado i mercanti fiorentini attivi a Costantinopoli rientravano in patria portando monete d’oro. Tale flusso di merci proseguì ininterrotto nei primi decenni del Cinquecento, per poi decadere rapidamente intorno alla metà del secolo. Nel carteggio dei Bartolini le lettere scritte da Costantinopoli intorno al 1530 riportano giudizi sempre più negativi su un mercato che era diventato non più conveniente.

Tessuti di seta tra Firenze e il Levante (ca. 1350-1550). Le fonti / Spallanzani, Marco; Guidi Bruscoli, Francesco. - ELETTRONICO. - (2023). [10.36253/979-12-215-0086-8]

Tessuti di seta tra Firenze e il Levante (ca. 1350-1550). Le fonti

Spallanzani, Marco;Guidi Bruscoli, Francesco
2023

Abstract

La produzione di tessuti di seta conobbe uno sviluppo straordinario nella Firenze dei secoli XV-XVI, raggiungendo livelli qualitativi molto elevati. Rasi, damaschi e broccati fiorentini ebbero un grande successo non solo in Italia e in Europa, ma anche in quel Vicino Oriente che da secoli ne era il principale produttore. Libri contabili e carteggi delle compagnie fiorentine evidenziano il totale ribaltamento che si verificò in un breve arco di tempo: già all’inizio del secolo XV i tessuti di seta che attraversavano il Mediterraneo non lo facevano più da Est a Ovest bensì da Ovest a Est. Due date rivestono particolare importanza per i rapporti fra Firenze e il Levante: il 1422 e 1453. Dopo aver istituito regolari collegamenti marittimi con il Mediterraneo orientale (in particolare con Alessandria e Costantinopoli) già a partire dalla conquista di Pisa del 1406, nel 1422 Firenze strinse con l’Egitto mamelucco accordi politici che aprirono anche in campo commerciale nuove opportunità, tra cui proprio l’esportazione di drappi. Dopo la caduta di Costantinopoli del 1453 i drappi fiorentini furono, insieme ai panni di lana, i prodotti più richiesti, anche grazie alla presenza di un’attiva colonia di mercanti. Tra i primi che seppero approfittare di questa favorevole situazione è Andrea Banchi, che ha lasciato una straordinaria documentazione oggi custodita all’Ospedale degli Innocenti. Nella seconda metà del Quattrocento, tra le numerose le compagnie dedite all’esportazione di drappi di seta ricordiamo i Cambini e, verso fine secolo, i Serristori e i Salviati. Le fonti consentono di ricostruire tutte le fasi di quel flusso continuo di esportazioni: l’acquisto dei drappi a Firenze, la loro spedizione, i costi di trasporto e infine l’intervento dei corrispondenti che a Costantinopoli curavano le vendite. A operazioni concluse, i corrispondenti inviavano resoconti dettagliati, indicando per ogni drappo il prezzo di vendita e il nome dei compratori: si trattava di una clientela internazionale, nella quale è facile incontrare mercanti ebrei, turchi, siriani e soprattutto la Porta, che mostrò un continuo apprezzamento. Il primo ad acquistare sete fiorentine fu Maometto il Conquistatore nel 1462; dopo di lui tutti i successori – Bayazet II, Selim I e il giovane Solimano il Magnifico – scelsero rasi, damaschi, velluti e broccati d’oro. Per alcuni decenni casse di drappi raggiunsero la capitale ottomana, mentre in senso inverso si muovevano seta greggia, ciambellotti, spezie e coloranti; la bilancia commerciale era favorevole all’Italia e non di rado i mercanti fiorentini attivi a Costantinopoli rientravano in patria portando monete d’oro. Tale flusso di merci proseguì ininterrotto nei primi decenni del Cinquecento, per poi decadere rapidamente intorno alla metà del secolo. Nel carteggio dei Bartolini le lettere scritte da Costantinopoli intorno al 1530 riportano giudizi sempre più negativi su un mercato che era diventato non più conveniente.
2023
979-12-215-0086-8
Spallanzani, Marco; Guidi Bruscoli, Francesco
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