Fin dalla preistoria le comunità umane si sono sviluppate a stretto contatto con la natura, evolvendosi con essa, nel bene e nel male. Un rapporto che gli stili di vita urbani hanno messo in discussione e, per molti aspetti, in crisi. La crisi del rapporto con la natura, e con la foresta in particolare, genera stress e squilibri psicofisici rilevanti nel nostro organismo. All’opposto, vivere vicino alla natura ci fa sentire meglio perché, anche se potrebbe sembrare banale, crea una relazione di habitat per quello che siamo in senso evolutivo, biologicamente e psichicamente. Questa relazione, intesa come "innata affinità umana con la natura", è oggi al centro di numerosi studi nei campi cognitivi, psicologici e fisiologici che dimostrano come la natura sia una componente primaria del nostro benessere fisico e mentale: contribuisce a regolare la nostra pressione sanguigna, riduce il battito cardiaco e migliora la nostra concentrazione, serenità e creatività. L’origine della parola “biofilia” la si deve tuttavia a Fromm (1964) che affermò che gli abitanti delle città stavano affrontando una disconnessione dalla natura con la perdita dei benefici psicologici che possono derivare da una sana relazione uomo-natura. Per seguire un percorso positivo e progressivo nella vita Fromm proponeva che fosse necessario un amore per la vita e coniò il termine "Biofilia" per esprimere questa connessione uomo-natura. Il termine fu poi ripreso e teorizzato da Wilson per descrivere le emozioni provocate da un periodo di immersione nella natura (Wilson, 1984). Una mole importante di studi sulla relazione mente-corpo-ambiente derivati dalla primigenia idea di Fromm e Wilson ha sottolineato come le micro-esperienze immersive nella natura reale, o anche, seppure in misura minore, tecnologicamente simulate, e perfino per tempi brevi (nell’ordine di pochi minuti), creano emozioni e atteggiamenti positivi. Da ciò derivano certe affermazioni come "la deviazione dalla natura è una deviazione dalla felicità", su cui si basa l'odierna "economia biofilica", che sta rivoluzionando il design delle nostre città e dei nostri uffici. Mentre l'innata affinità con la natura è universale, le preferenze ambientali sono influenzate da differenze culturali, esperienze personali, fattori socio-economici, sesso ed età (ad esempio più di uno studio ha dimostrato come gli spazi naturali all'aperto abbiano un impatto diverso sugli uomini rispetto alle donne). Diversi gruppi e culture usano quindi la natura in vari modi, dando all'ambiente significati diversi, in base ai loro bisogni e obiettivi.
Città “biofiliche”: sfide e opportunità nella politica della pianificazione del verde urbano / Francesco Ferrini. - STAMPA. - (2022), pp. 71-76.
Città “biofiliche”: sfide e opportunità nella politica della pianificazione del verde urbano
Francesco Ferrini
Writing – Original Draft Preparation
2022
Abstract
Fin dalla preistoria le comunità umane si sono sviluppate a stretto contatto con la natura, evolvendosi con essa, nel bene e nel male. Un rapporto che gli stili di vita urbani hanno messo in discussione e, per molti aspetti, in crisi. La crisi del rapporto con la natura, e con la foresta in particolare, genera stress e squilibri psicofisici rilevanti nel nostro organismo. All’opposto, vivere vicino alla natura ci fa sentire meglio perché, anche se potrebbe sembrare banale, crea una relazione di habitat per quello che siamo in senso evolutivo, biologicamente e psichicamente. Questa relazione, intesa come "innata affinità umana con la natura", è oggi al centro di numerosi studi nei campi cognitivi, psicologici e fisiologici che dimostrano come la natura sia una componente primaria del nostro benessere fisico e mentale: contribuisce a regolare la nostra pressione sanguigna, riduce il battito cardiaco e migliora la nostra concentrazione, serenità e creatività. L’origine della parola “biofilia” la si deve tuttavia a Fromm (1964) che affermò che gli abitanti delle città stavano affrontando una disconnessione dalla natura con la perdita dei benefici psicologici che possono derivare da una sana relazione uomo-natura. Per seguire un percorso positivo e progressivo nella vita Fromm proponeva che fosse necessario un amore per la vita e coniò il termine "Biofilia" per esprimere questa connessione uomo-natura. Il termine fu poi ripreso e teorizzato da Wilson per descrivere le emozioni provocate da un periodo di immersione nella natura (Wilson, 1984). Una mole importante di studi sulla relazione mente-corpo-ambiente derivati dalla primigenia idea di Fromm e Wilson ha sottolineato come le micro-esperienze immersive nella natura reale, o anche, seppure in misura minore, tecnologicamente simulate, e perfino per tempi brevi (nell’ordine di pochi minuti), creano emozioni e atteggiamenti positivi. Da ciò derivano certe affermazioni come "la deviazione dalla natura è una deviazione dalla felicità", su cui si basa l'odierna "economia biofilica", che sta rivoluzionando il design delle nostre città e dei nostri uffici. Mentre l'innata affinità con la natura è universale, le preferenze ambientali sono influenzate da differenze culturali, esperienze personali, fattori socio-economici, sesso ed età (ad esempio più di uno studio ha dimostrato come gli spazi naturali all'aperto abbiano un impatto diverso sugli uomini rispetto alle donne). Diversi gruppi e culture usano quindi la natura in vari modi, dando all'ambiente significati diversi, in base ai loro bisogni e obiettivi.File | Dimensione | Formato | |
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