Nel Proemio alla terza parte delle Vite, Giorgio Vasari assegna a Leonardo la capacità di dare «veramente alle sue figure il moto et il fiato», ossia di catturare l’energia vitale di un corpo – osservato o immaginato – mediante l’intreccio delle forze e degli elementi in azione. Per Leonardo il movimento è al contempo effetto e causa della vita stessa, ed è perciò da essa inscindibile: ne consegue che nessuna indagine sulla natura o sull’uomo possa prescindere da un’analisi di tipo “meccanico”. E la pittura, che di fatto è per il Vinciano una delle possibili vie di accesso al sapere, non fa eccezione: al pari delle altre scienze, l’arte deve conoscere le leggi della dinamica e della cinematica. Così, nella rappresentazione dei gorghi d’acqua, di una “capricciosa” acconciatura o di un panneggio animato dal vento, i princìpi estetici si affiancano a quelli della fluidodinamica, integrandosi profondamente. Leonardo, tuttavia, si sforza di rappresentare anche con le parole, ed è proprio nella “traduzione verbale” del movimento – in tutte le sue possibili realizzazioni – che egli mette a frutto le soluzioni espressive più innovative e originali. La mia relazione intende pertanto approfondire l’attitudine vinciana alla neoformazione o alla risemantizzazione del lessico del movimento, soffermandosi in particolare su quei termini – come revolutione, aggiramento, revertigine ecc. – che offrono l’equivalente verbale di certi dinamismi della pittura vinciana, ossia di quelli capaci di trattenere il «fiato» della vita.
Révolutions dans l’art, révolutions dans la langue. La représentation du mouvement dans les dessins et les notes autographes / Barbara Fanini. - STAMPA. - (2022), pp. 169-184. (Intervento presentato al convegno Leonardo da Vinci e la lingua della pittura in Europa (secoli XIV-XVII) tenutosi a Parigi, Torino nel 4-5 aprile / 27-29 novembre 2019).
Révolutions dans l’art, révolutions dans la langue. La représentation du mouvement dans les dessins et les notes autographes
Barbara Fanini
2022
Abstract
Nel Proemio alla terza parte delle Vite, Giorgio Vasari assegna a Leonardo la capacità di dare «veramente alle sue figure il moto et il fiato», ossia di catturare l’energia vitale di un corpo – osservato o immaginato – mediante l’intreccio delle forze e degli elementi in azione. Per Leonardo il movimento è al contempo effetto e causa della vita stessa, ed è perciò da essa inscindibile: ne consegue che nessuna indagine sulla natura o sull’uomo possa prescindere da un’analisi di tipo “meccanico”. E la pittura, che di fatto è per il Vinciano una delle possibili vie di accesso al sapere, non fa eccezione: al pari delle altre scienze, l’arte deve conoscere le leggi della dinamica e della cinematica. Così, nella rappresentazione dei gorghi d’acqua, di una “capricciosa” acconciatura o di un panneggio animato dal vento, i princìpi estetici si affiancano a quelli della fluidodinamica, integrandosi profondamente. Leonardo, tuttavia, si sforza di rappresentare anche con le parole, ed è proprio nella “traduzione verbale” del movimento – in tutte le sue possibili realizzazioni – che egli mette a frutto le soluzioni espressive più innovative e originali. La mia relazione intende pertanto approfondire l’attitudine vinciana alla neoformazione o alla risemantizzazione del lessico del movimento, soffermandosi in particolare su quei termini – come revolutione, aggiramento, revertigine ecc. – che offrono l’equivalente verbale di certi dinamismi della pittura vinciana, ossia di quelli capaci di trattenere il «fiato» della vita.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.